Alla voce “contestazione”, il vocabolario recita: “Messa in discussione della validità di qualcosa”. E, se la proprietà del Messina si chiede cosa sia cambiato rispetto a due settimane addietro, a tal punto da motivare nuovamente l’ostilità dei tifosi, la risposta è scontata.
NESSUNA LEZIONE – Viene messa in discussione la validità delle continue rivoluzioni. La stabilità non ha mai fatto parte del corredo genetico del progetto Acr varato da Sciotto e, con il passare del tempo (e dei campionati fallimentari), la situazione piuttosto che migliorare, peggiora. Gli stravolgimenti tecnici e societari, la continua rincorsa a tappare le falle che si vengono a creare (dentro e fuori dal campo), è antitetica rispetto a qualsiasi progettualità. Ragion per cui, ogni sconfitta, ogni stagione andata male non offrono nemmeno la consolazione di potere essere interpretate come lezione da cui trarre spunto perché non si ripetano determinate delusioni. La domenica diventa specchio fedele di tale dinamica.
FALSE SPERANZE – La vittoria acciuffata per i capelli contro una delle cenerentole del torneo, non cancella l’involuzione subita dalla squadra negli ultimi mesi. E, se si pensa al livello di partenza, parlare di involuzione mette davvero i brividi… D’altronde, stiamo parlando di un Messina che occupa la decima posizione in classifica. Il resto sono soltanto buoni propositi e speranze che, con il trascorrere delle giornate di campionato, diventano sempre più surreali. Si vive in attesa di una scintilla. Pure dopo l’opaco successo di ieri, ci si attacca ai raggi di sole che filtrano dalla cortina di nubi. In questo occorre dare atto alla famiglia Sciotto della tenacia con cui vuole sempre e comunque andare avanti. Addirittura irrituale in un calcio in cui i presidenti hanno l’addio facile. Fintanto che, però, non arriverà il filotto di vittorie, resteremo alle solite chiacchiere e alla consequenziale contestazione. Per il progetto, quello vero, anche stavolta ci si penserà l’anno prossimo…