Il triplice fischio del signor Colaninno, il momento esatto in cui la storia di Pietro Sciotto alla guida del Messina cambia. I giallorossi tornano tra i professionisti, lo fanno dopo 4 anni di molti bassi e un altissimo: l’anno della svolta. I meriti? Da dividere, ma attenzione a farne parti uguali.
LA VITTORIA DEGLI UOMINI DI NOVELLI – Le pagelle classiche avrebbero poco senso, anche se un migliore in campo c’è pure nella passerella del Fresina. Quel Mauro Bollino che festeggia tra le lacrime, lui che per un ginocchio fuori posto era stato bollato come “finito”. Non è stato così, perché il numero 10 è uno dei valori aggiunti in una stagione dove tutti – ma davvero tutti – sono stati capaci di ritagliarsi la loro fetta di decisiva importanza. La vittoria di Sant’Agata non poteva essere messa in discussione, non lo è stato nonostante un avvio rilassato e qualche errore sotto porta di troppo. Peccato per Foggia, perché una rete in più gli avrebbe evitato la coabitazione con Terranova come principe dei bomber. La sblocca Bollino – non a caso -, con un tocco morbido che porta a due i piedi del Messina in Serie C. A saldarli ci pensa il sinistro al volo di Sabatino – che finalizza uno di quegli schemi provato tutto l’anno senza fortuna -, a cementarli ci vuole la firma del capitano Arcidiacono. La partita è tutta qui, con l’intervallo della rete di Alagna a scuotere l’attenzione dei giallorossi. Non poteva essere la squadra di Giampà l’ostacolo per rovinare i piani, non tanto per il Sant’Agata, ma perché di ostacoli questo Messina ne ha trovati ben pochi. Una corsa senza sosta: iniziata con un pari a Cittanova e qualche naso storto, ma la sicurezza nel proprio lavoro di Novelli era la garanzia che questo Messina 4.0 non fosse simile agli altri. Primo posto agganciato e non più lasciato, nonostante un torneo con un mare di asterischi e rinvii. Il Messina ci è stato sempre, attento e senza mai cedere veramente il passo. Con attimi di stanchezza, di errori, ma mai con la voglia di arrendersi. Novelli lo aveva detto nel pre-gara e lo ha ribadito nel post: “Uomini prima che calciatori”, un gruppo di ragazzi che sanno soffrire, lottare e rinunciare a un riposo in più per lavorare ancora. La vittoria di Sant’Agata rappresenta il giorno della festa: meritata, agognata, voluta fortemente e spinta anche dalla rivalità con il Football Club Messina. Un dualismo che è servito, anche a motivare quel pizzico in più per non abbassare la guardia nei momenti più difficili, per trovare un nemico comune contro cui vincere. Spinta necessaria in una stagione così lunga, così difficile e con un’organizzazione della LND quasi improvvisata.
LA VITTORIA DI D’EBOLI E NOVELLI – Non è stato improvvisato, invece, il lavoro di Cocchino D’Eboli. L’uomo che questo gruppo lo ha pensato, creato e visto crescere. Senza dimenticare qualche pugno battuto sul tavolo con vigoria, sempre nel momento del bisogno come dopo il pari di Ragusa. Non per il mero pareggio, ma per qualche atteggiamento rilassato di troppo. Inaccettabile per lui. Qualche mese fa, avevamo scritto che il suo merito più grande era stato quello di aver messo insieme un gruppo di amici prima che compagni, perché questo è un gioco e tra amici si gioca meglio. Confermato, dalla forza che ogni calciatore ha saputo dare al compagno, anche quello più in difficoltà. Qualche attimo di tensione, magari, ci sarà anche stato e grazie al cielo, sennò non sarebbero uomini. Lo sono, e allora testa bassa e obiettivo comune. D’Eboli la sua fetta di merito devi tagliarla bella grossa, come chi ha lavorato dietro le quinte anche per non far fare al pullman un chilometro in più. Personaggi come Di Santo o Cammarata – un uomo sempre al telefono per organizzare al meglio le trasferte del gruppo -, professionisti che regalano quella tranquillità di un cui un gruppo ha bisogno. I calciatori hanno pensato solo a giocare, a vincere. Di Novelli abbiamo parlato, ampiamente, e avremo modo quando stileremo il famoso pagellone di fine anno. Il suo voto sarà tra i più alti, perché l’allenatore resta una figura fondamentale. Se non fosse così, infatti, non sarebbe il primo a saltare quando le cose vanno male. Quando vanno bene, però, è perché il profilo somiglia a quello di un uomo e tecnico come Novelli: paziente, preciso, meticoloso, preparato e mai – ma proprio mai – irrispettoso nei confronti dell’avversario anche, sulla carta, più facile. Il suo calcio esiste, lui ha saputo metterlo da parte quando ha capito che il gruppo aveva bisogno anche di altro, ma alcune giocate mnemoniche dei giallorossi restano negli occhi. D’Eboli e Novelli non possono dividere pari con gli altri, sarebbe ingiusto e non corretto.
LA VITTORIA DI SCIOTTO – In campo ci vanno i calciatori. Un mantra sempre verde, infatti il merito che va dato loro resta altissimo. Citarli uno per uno sarebbe lezioso, anche per loro ci sarà un pagellone finale dai voti solo alti. Puntare su D’Eboli e Novelli non vuole togliere meriti ad altri, ma dare il giusto peso a quanto fatto. Il presidente Sciotto ha speso tanto, in passato ha speso malissimo e sempre in maniera emotiva e sproporzionata al valore degli uomini arrivati. Il suo più grande merito è stato quello di aprire la porta del suo Messina: l’arrivo di Carmine Del Regno, di un gruppo di lavoro lontano dalle aderenze di Sciotto e che potesse ricostruire la verginità del suo Messina. Bravo il presidente, che si è ritagliato un ruolo diverso e meno presente dal punto di vista mediatico. È rimasto vicino alla squadra, coi ragazzi che ne hanno sentito la passione e se ne sono nutriti. Strano, per un protagonista come lui, che il merito maggiore sia stato quello di ammettere di aver bisogno di una mano. Questo, però, resta una grande prova strategica. Stridono – e forse sono dettate dall’emozione del momento – le immediate parole del post gara nelle quali il suo primo pensiero è quello di rivendicare quanto fatto da lui in primis. Forse, questo piccolo eccesso può starci – anche se l’assetto dirigenziale futuro va chiarito immediatamente -, dovuto anche a 4 anni di indicibile sofferenza personale. Quando ha sbagliato – noi per primi – non sono stati concessi sconti, oggi ha vinto e… chi vince festeggia, chi perde spiega. Il triplice fischio del signor Colaninno è il segnale per iniziare a festeggiare: giusto, giustissimo, non snobbare la vittoria di un campionato. Importante non eccedere, non solo perché passare dalla D alla C non può bastare al Messina, ma perché il futuro è già presente. I tempi sono stretti, dopo una stagione tanto lunga, e la società di Sciotto deve pensare già al prossimo campionato. Che arriva subito, con i primi obblighi già pressanti: iscrizione, fideiussione, organigramma da confermare, staff, rosa, sede del ritiro. Stiamo correndo? No, perché luglio è già iniziato e solitamente è il mese in cui gli argomenti legati al calcio sono questi. Sciotto è pronto e non sarebbe potuto essere diversamente, con il vero impasse legato al Comune: il sindaco De Luca non si è fatto attendere nell’avvicinarsi alla vittoria del Messina, ora però dovrà lavorare per dare alla società di Sciotto un San Filippo pronto per la Serie C. Poche teorie, soltanto pratica: come regolamento dei professionisti impone.
*fonte foto: Acr Messina – ph. Furrer