La vittoria contro il Monterosi è stata parzialmente messa da parte dopo le dichiarazioni sulla gestione e sul futuro del tecnico Modica. Parole nette e dai molteplici indirizzi, al centro c’è sempre il dubbio su quale prospettiva questo Messina intenda percorrere per una reale crescita.
BASTA NASCONDERSI DIETRO UN DITO – Le parole di Modica… eh sì, non si può far finta di nulla. E nemmeno c’è voglia di metterle da parte. Anzi, il contrario. Le parole di Modica, però, vanno ascoltate e capite senza il pregiudizio personale – positivo o negativo che sia – e senza dare per reale la propria pregiudizievole interpretazione. Non diventa verità quello che vogliamo sia la verità. Modica i concetti espressi in sala stampa domenica pomeriggio li aveva già esplicitati tra ottobre e novembre, sia nei pre match che dopo. Ma che ha detto Giacomo Modica? O meglio, con chi ce l’aveva? Fare l’analisi del testo sarebbe offensivo dell’intelligenza di tutti, ma un paio di punti vanno chiariti. Modica parla prima ai microfoni di Radio Amore/Radio Zenith con Pietro Di Paola, poi in sala stampa. Nel primo caso i tempi obbligati della diretta gli fanno esprimere alcuni concetti – ma pregni di significato -, in conferenza c’è maggior possibilità di allargare il raggio. Infatti, questo succede. Chiaro, gli indirizzi delle sue parole restano tre: proprietà, amministrazione e ambiente. L’ultimo della lista è il più delicato, perché presuppone una premessa che il tecnico fa con importante attenzione. Modica non parla della tifoseria in senso lato, parla di una precisa parte che, nella sua percezione, – sia allo stadio che in rete – sembra godere del fatto di poter instillare malcontento alla prima sconfitta. Quel “tetro” va riferito a questo aspetto. Se abbia torto o ragione è altro discorso, ma dire che Modica abbia sparato a zero contro la città e la tifoseria non è veritiero. Nel discorso sull’ambiente, poi, ci rientra anche la stampa (così sono tutti contenti). Anche se i rapporti sono molto meno tesi di quanto si possa percepire o di quanto vogliano trasmettere alcuni personaggi di contorno. Modica, come tutti gli allenatori, è spinto anche da un certo egocentrismo (al contrario sarebbe quasi impossibile fare un lavoro di questo tipo) e quando questo è corroborato dai risultati la voglia di sommare i meriti aumenta. In questo senso, quindi, il tecnico sente come sottostimata la stagione sua e dei suoi ragazzi. Che mette sempre al centro dei complimenti. È una verità, perché questa resta rosa di buon livello per la lotta salvezza ma capace di fare un passo in avanti che merita rispetto. Insomma, risultati alla mano si sarebbe aspettato un altro tipo di risposta generale. E nessuno la prenda sul personale. Poi, ci sono gli altri due indirizzi. Della proprietà parleremo alla fine, perché il passaggio sull’amministrazione è centrale. Anche perché i due aspetti si legano.
DISINTERESSE AMMINISTRATIVO – Modica era conscio, quando ha firmato in estate, di doversi attendere difficoltà di tipo strutturale vista la carenza cittadina. Quello che non poteva conoscere – prima di scontrarcisi – era l’atteggiamento che avrebbe trovato. Il Celeste non è a disposizione, la soluzione Marullo è un’oasi di qualità in un deserto di strutture e il merito resta dei responsabili del Camaro. Certo, una squadra professionistica vorrebbe poter godere di un centro proprio ma in questi anni nulla è stato fatto. Né in direzione concessione, né per la creazione di un polo indipendente. E quindi sempre grazie – proprio come città – a D’Arrigo, Rando e Manzo. Modica, già nei mesi scorsi, aveva lamentato l’idea che il Celeste non possa tornare a ospitare la quotidianità del Messina – ma è questione politicamente delicata e complicata da vincoli discutibili -, inoltre è nato uno scontro sull’utilizzo del San Filippo durante la settimana. Era impossibile in autunno viste le condizioni pessime del terreno, più possibile ora che una nuova ditta ha ripristinato realmente il manto erboso. I passaggi intermedi, però, hanno inasprito i rapporti. Come detto, infatti, è storia nota quella dello scontro tra il tecnico e l’assessore Finocchiaro sul tema. Vicenda che vide la proprietà schierarsi con l’amministrazione. Primo punto di rottura. Ecco, le strade si incrociano. E lo fanno per mera congiunzione politica. Modica avrebbe dovuto valutare questo, ma sulla sua pelle ha capito che sul tema sarebbe stato – ed è – un uomo solo. Così è stato e continua a essere. La gestione dell’amministrazione delle strutture è ben al di sotto del limite della decenza. Nessun campo all’orizzonte per far allenare il Messina, se non sempre le porte aperte dei privati (vedi Camaro). Ci sarebbero opzioni in provincia, ma in quel caso serve il polso fermo della proprietà e la volontà di fare un minimo investimento invece di affidarsi all’assistenzialismo pubblico. A questo quadro – tornando all’amministrazione -, poi, va aggiunto l’imbarazzante livello del mantenimento del San Filippo. Domenica è stato lo staff della prima squadra (il team manager Cammarata nello specifico) ad accorgersi delle caldaie spente, nonostante siano sempre presenti impiegati della Messina Servizi, la partecipata che gestisce la struttura. Sarebbe stata la terza multa per acqua fredda. Assurdo. Uno degli aspetti che crea maggiore imbarazzo ma non l’unico, perché l’intera struttura è abbandonata a sé stessa. Mentre l’assessore Finocchiaro era intento a scattare selfie, infatti, in tribuna stampa e tribuna autorità era partita la caccia al fazzoletto di carta per liberare i tavoli dalla coltre di sabbia. Lo stesso destino lo avranno vissuto i tifosi in ogni settore. Certo, lo stadio non sarà il teatro ma le persone non sono bestie da lasciare nell’immondizia. Il paradosso risiede, poi, nel fatto che la gestione – come detto – è affidata a chi si occupa della raccolta dei rifiuti cittadini. Partecipata pubblica che fa rima con fondi pubblici, che fa ulteriore rima con tasse. Quindi, una struttura pubblica deve avere decoro ed essere intonso quando vede la presenza dalla cittadinanza. Lo stato dell’arte, quindi, racconta di un disinteresse totale dell’amministrazione verso le strutture e il calcio. E non si mettano sul tavolo i servizi ATM per la squadra. Parliamo del minimo visti i rapporti intrecciati tra le parti. Altra riprova risiede, poi, nella calendarizzazione degli eventi: il 15 giugno si terrà il concerto di Geolier, lo stadio andrà concesso con qualche giorno d’anticipo. Probabilmente in concomitanza con le ultime gare della final four promozione. Ok, il Messina difficilmente potrà arrivare in fondo alla corsa playoff (ai quali, a oggi, non parteciperebbe), ma è obbligo dell’amministrazione quello di mettere in calendario gli eventi da ospitare al San Filippo – e ben vengano – dal giorno successivo la fine della stagione sportiva – che dal regolamento è il 30 giugno e va considerata data utile visto che gli slittamenti sono abituali a causa di ricorsi, penalizzazioni, varie ed eventuali -. Non uno prima. Si chiama serietà.
IL FUTURO ERA IERI – I due temi precedenti sono centrali nel discorso di Modica e toccano due aspetti che devono trovare una netta rivoluzione per la crescita dell’intero ambiente messinese. Sono questioni, se volete, più filosofiche che calcistiche. Poi, c’è il tema legato al rapporto con la proprietà. L’intreccio con la politica era questione che Modica ha pesato col tempo, comprendendo che alcune battaglie interne non sarebbero state combattute. Come alcune esterne, tipo quelle legate a rinvii ed errori arbitrali che hanno visto esporsi solo il tecnico. Anche le parole di ieri vedono la proprietà al polo opposto rispetto al suo tecnico. Sempre a fianco di Palazzo Zanca. Vabbè… come detto in precedenza, però, la questione strutture deve ricadere anche su una proprietà. Non questa, ma una proprietà qualunque del mondo del calcio. Se si hanno le possibilità – e in parte Sciotto le possiede, sempre in provincia – è giusto pensare di avere una propria casa. Anche perché quel famoso “siamo il Messina” di cui ci si riempie la bocca non vale solo quando c’è da lagnare. Se “siamo il Messina” lo siamo pure nel pensare di dover avere strutture migliori rispetto ai piccoli centri presenti nel Girone C. Beh, anche se in realtà sono proprie queste cittadine a dare il buon esempio. Questione strutturale che possiamo mettere da parte, perché poi c’è quella legata al contratto e al futuro. Modica ha superato l’alta marea di novembre trovando un dicembre da 8 pesantissimi punti. Le parole di Sciotto a Natale – “sono orgoglioso di aver confermato Modica” – sembravano avere ancora più peso per pensare che il rapporto potesse prolungarsi in caso di obiettivi raggiunti. La ripresa dopo la sosta, però, non è stata brillante con la caduta interna contro il Cerignola e più di uno scontro sulle strategie di mercato. Secondo punto di rottura. Caserta rappresenta la svolta: in caso di sconfitta ci sarebbe stata la rivoluzione. Il Messina vince e poi inanella risultati e punti. La stagione prende una piega differente e viene trovato anche equilibrio tra le parti sia per concludere le operazioni di mercato che per chiudere l’anno. Il rinnovo, però, Modica e Roma – più parte della squadra in scadenza – meritavano di discuterlo già qualche settimana fa. Attenzione, lo meritavano come tesi per chi – come noi – fa analisi dall’esterno. Insomma, risultati alla mano. Poi, ci sono i rapporti personali e la volontà di proseguire. Altra sottolineatura: il fatto che Modica meriti il rinnovo non significa che debba averlo per forza, proprio perché pesano – in qualsiasi rapporto lavorativo, non in questo specifico – le posizioni delle due parti. Se un primo abboccamento non c’è stato resta decisione lecita della proprietà che, però, un domani dovrà solo avere la delicatezza di chiarire i motivi. E, si spera, senza la solita retorica del “gli altri sono tutti cattivi”. Di contro, le parole di Modica fanno comprendere che lui il rinnovo non lo pretenda e che accettarlo sia legato anche a un certo cambiamento dal punto di vista organizzativo (sempre le strutture e non solo). Un modo diverso di fare calcio. Cose già sentite, richieste che l’intero ambiente – con sfumature di toni – fa da anni a questa proprietà. Quindi, il giochino di prendere la parte di uno o dell’altro è abbastanza inutile. Nessuno ha il 100% di ragione o di torto. I tempi e i modi di Modica possono non piacere a tanti – ma nessuno pensi che si vada in gita a Catania -, ma la sostanza trova parecchio consenso. Dall’altra parte, nessuno deve pretendere che Sciotto sia obbligato a rinnovare o rinnovare previa risoluzione di questa o quella questione. La cosa importante, al massimo, è quella di prendersi ognuno le proprie responsabilità. Senza cercare facili sponde per difese d’ufficio. Che quella di Modica possa essere una exit strategy è tra le cose che sfuma nell’etere, ma per un allenatore in scadenza a cui non viene offerto un rinnovo – e che quindi non ha necessità di una nessuna exit strategy – è lecito ascoltare eventuali chiamate. “Avrebbe dovuto aspettare il Messina”, dirà qualcuno, ma era un’attesa o una vana attesa? Non prendiamoci in giro, almeno questo. E, comunque, questa resta una tesi del tutto ipotetica e non suffragata da conferme. Al momento. Inoltre, il calcio non si muove secondo le regole dettate dal nostro piacimento e se Modica è tecnico stimato – e che palesa frizioni con l’attuale club – diventa difficile sorprendersi nel caso venisse contattato da altri. Bisognava pensarci prima, sempre se era questa la volontà. Perché, magari, non è questo che Sciotto vuole per il futuro del Messina. Tutto lecito, ma – come detto – andrà, quantomeno, spiegato senza mettere davanti al discorso solo responsabilità altrui.
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya