San Patrizio, evangelizzatore irlandese, dovette convivere con lo scetticismo dei pagani e la loro richiesta di prove concrete. Pregò Dio per un aiuto, la risposta fu la rivelazione di un pozzo che altro non era che la porta per il Purgatorio: con quel passaggio gli scettici avrebbero potuto scoprire il dolore dell’Inferno e la gioia del Paradiso.
IL PURGATORIO – Non succede nulla. Basterebbe questo per descrivere il momento del calcio messinese. Non servirebbe il solito diluvio di parole, un inutile sforzo per raccontare un nulla totale e senza logica. Il Messina, l’Acr Messina della famiglia Sciotto, resta tra color che son sospesi ma in attesa di non si sa quale destino.
IL COLLEZIONISTA – Archiviata la tragicomica farsa politica, con attori involontari Camaro e CdM, la politica è tornata a lavarsi le mani della questione calcistica; se non fosse per la rumorosa e giustificata iniziativa del consigliere Massimo Rizzo di chiudere i cancelli del San Filippo. Simbolico o meno è poco importante, resta comunque un chiaro messaggio spedito dalle parti di Giammoro. Gli incontri tra le parti sono terminati come tutti sapevano: un nulla di fatto vista l’impossibilità di ragionare con chi non ha nessuna voglia di far parte di qualcosa di diverso che non sia la solitudine decisionale. Lecito, come lecito da parte della città fare adesso il tifo per l’oblio più che per il terzo capitolo della saga sciottiana. Camaro e CdM proseguiranno per le loro strade, consapevoli di essere al momento realtà con meno blasone ma più organizzazione e professionalità. L’Acr Messina insiste nel suo impasse, destato soltanto dall’ennesimo contenzioso con tesserati non pagati. Ultimo ma non ultimo è l’olandese Janse: vertenza per la quale il Messina, come di abitudine, non presenta difesa vista la consapevolezza di dover pagare. Discorso che presto si replicherà con l’ultima cinquina di calciatori non liquidati. Una collezione infinita di bassezze che sembrano non tangere la proprietà; contenti loro.
NON C’È DOMANI – Il futuro del Messina non esiste. Impossibile, al momento, pensarla diversamente visto il silenzio totale nel quale la proprietà si è trincerato. Giugno corre, il Messina resta fermo come se non fosse questo il momento in cui programmare. La famiglia Sciotto non impara nulla, nessuna lezione è servita per lavare via la presunzione, allora è il caso di chiarire: o si programma o si chiude. La proposta di Rocco Arena, unica giunta per l’acquisizione del Messina, è stata respinta come era diritto degli Sciotto fare, questo presuppone, però, che adesso si prendano decisioni concrete. Se la società sia in vendita o meno è poco importante, gli Sciotto devono parlare e farlo chiaramente. Giugno, consapevoli che di tempo ne rimane ancora, è il mese in cui vengono ufficializzati staff, ritiro e cominciano a sentirsi i primi rumors di mercato. Questo Messina, invece, è in silenzio, perso tra qualche vertenza da scaricare e spifferi da affidare a conniventi strilloni. Non esiste un domani per questo Acr se nulla si muove: la nomina di Ferrigno appare, ogni giorno di più, come il tentativo non riuscito di piazzare un paravento tra tifoseria e proprietà; il suo lavoro sarebbe già dovuto essere attivo, almeno per comprendere se qualcuno della rosa in scadenza avrebbe potuto (o voluto) continuare in riva allo Stretto. Il nostro diventa esercizio di equilibrio cronistico, difficoltà portata al massimo nel tentativo di dare risposte a una piazza che le attende da una famiglia sempre più slegata dai concetti di logica e aderenza al reale.