Messina, il tempo di D’Eboli: “Mi sento un leone finalmente fuori dalla gabbia”

Pubblicato il 14 Gennaio 2021 in Primo Piano

Adesso è ufficiale. Arriva il giorno della firma sul contratto, per Cocchino D’Eboli inizia – ufficialmente – la sua avventura da direttore tecnico del Messina. Una formalità, però, visto che il padre della formazione capolista è proprio il dirigente campano.

L’UOMO – Non manca l’emozione nelle parole di D’Eboli, fermo da 3 anni per una squalifica che lo ha tenuto lontano da incarichi ufficiali e dal suo amato campo. Rabbia inespressa nello sfiorare l’argomento, preferisce non entrare nel merito ma sono evidenti i sassolini che vorrebbe togliersi: “Il mio incidente di percorso è qualcosa che ho subito, ma ci sarà tempo”. Non un argomento da poco, dato che il suo ritorno nei quadri dirigenziali di un club gli regala emozioni che non nasconde: “Mi sento come un leone a cui hanno, finalmente, aperto la gabbia”, un sentimento che sembra essere alla base dello spirito di rivalsa del direttore giallorosso. Pesa le parole, non vuole strafare ma resta consapevole del grande lavoro svolto fin qui. La parte umana prende il sopravvento su quella tecnica, almeno all’inizio quando spiega il suo avvicinamento a Messina: “Devo ringraziare, in primis, Andrea Pensabene. Allenatore che avevo avuto a Pagani e mi ha spinto a conoscere il presidente Sciotto. Poi Pasquale Leonardo – che è al suo fianco – col quale la sintonia è stata immediata. Loro sono stati gli uomini che mi hanno fatto capire la sofferenza che viveva Sciotto, quando ho conosciuto il presidente ho visto un uomo dal grande successo imprenditoriale che cercava anche quello sportivo. Negli anni scorsi la società è stata contestata ingiustamente, ma capisco che i risultati facciano la differenza. Le colpe sono sempre di tutti, ma in tanti le hanno scaricate solo su Sciotto. Ho deciso che era giusto dare una mano, anche su spinta dei soci salernitani e del mio amico Angelo Fabiani. Il presidente Sciotto non era convinto ad andare avanti in estate, era sfiduciato ma lo abbiamo convinto con la bontà delle nostre idee. Io arrivo solo oggi, ma sono stato sempre presente come consulente. Il tempo non ci mancava, dovevamo capire tante cose e la pandemia ha inciso, abbiamo passato tante settimane senza capire se il campionato ci sarebbe stato o se avrebbe visto la fine”.

LA COSTRUZIONE – Un primato che dopo sole 11 giornate vuol dire ancora poco, ma la consapevolezza che la strada scelta sia quella giusta: “Prima si pensava ai calciatori e poi al resto. Io non la penso così, la base solida viene data da una società ben strutturata. Ora c’è, e quando è stata formata abbiamo potuto pensare alla rosa. Non guardo mai al calciatore, prima guardo all’uomo e se non sono convinto vado oltre. Quando si firma un contratto l’impegno lo si prende in due, per questo mi aspetto serietà dai ragazzi e scelgo quelli di cui mi posso fidare. Non c’era nulla quando sono arrivato, abbiamo messo le basi e – come logico – mi sono affidato a calciatori di cui avevo piena conoscenza. Sono calciatori abituati a vincere, non per questo vinceranno per forza ma sono sicuro che siano i calciatori giusti per questo campionato. Messina è una piazza ambiziosa, non semplice. Ho deciso di entrare in punta di piedi, di capire l’ambiente prima di parlare”.

IL MERCATO – Dalla costruzione all’evoluzione: lavoro di insieme con Pasquale Leonardo e visione chiara. L’uomo in più, però, è il tecnico Novelli il cui parere deve contare: “Il nostro telefono suona sempre, tutti vogliono venire. Non lavoro così, però. Mi confronto sempre col tecnico, lui difende tutto il suo gruppo come fossero dei figli. Sono sicuro che 4 o 5 di loro possano fare di più, i nostri acquisti saranno gli infortunati. Un altro grande acquisto, poi, sarebbero i tifosi. Li vedo, la domenica, in collinetta e mi piange il cuore. La loro presenza sugli spalti ci darebbe la spinta di un vero dodicesimo uomo, speriamo in primavera di avere novità sulla riapertura degli stadi ma dobbiamo, soprattutto, sperare che finisca questa emergenza sanitaria”. Un tema c’è ed è quello di Pierre Zaine, sul punto chiarisce tutto Pasquale Leonardo: “Il ragazzo si trova a Londra, le difficoltà burocratiche esistono. Ha fatto tutto l’iter presso l’ambasciata di Santa Lucia e attendiamo che il visto diventi da turistico a lavorativo. Se così sarà – e ci prendiamo 48 ore – lo tessereremo, sennò andremo oltre”. Non solo mercato per Leonardo, uomo dai mille ruoli negli anni a Messina che ora vede qualcosa di diverso: “Può essere l’anno buono, lo capisco dal tipo di lavoro svolto e dalla serietà. Con una società forte nulla è precluso”.

LA SOCIETÀ – Proprio sulle dinamiche societarie i passaggi più interessanti. D’Eboli è uomo di campo, di calcio e i successi in carriera lo pongono come una figura forte a cui i soci debbono sapersi affidare. Conscio del suo ruolo, ma soprattutto degli equilibri giusti da ricercare: “Tutti, prima, parlavano della gestione ma creare alibi ai calciatori è sempre un errore. Abbiamo messo le cose in ordine. Del Regno e Bove sono soci che rispettano il proprio ruolo, però hanno messo il portafogli davanti alle chiacchiere. In questo mondo in troppi, infatti, si svegliano e si improvvisano presidenti. Loro sono soci al 30%, hanno entusiasmo e ambizione – a volte devo anche tenerli coi piedi per terra perché amo l’equilibrio – ma c’è bisogno di rispettare i sacrifici fatti da Sciotto in questi anni. Quando e se lo vorrà Sciotto, allora, si potrà parlare di una rimodulazione delle quote”. Passaggio fondamentale che rivela due cose: il grande rispetto tra le parti e la voglia dell’anima salernitana di non essere di passaggio. Questioni non banali e che sono confermate da un retroscena: “Dovevo venire a Messina già nel 2010, con Di Napoli ma capii che in quel momento gli interlocutori non facevano per me. Adesso è diverso, mi sento garante e stiamo facendo le cose per bene. Messina è una piazza che conosco e ho imparato a conoscere anche grazie a Fabiani (ds della Salernitana), un amico con cui mi piace confrontarmi ma ci tengo a specificare che non saremo mai una società satellite dei granata”.

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