Salvezza meritata, stagione in crescita dopo un inizio mediocre e vacanze anticipate. Il clima in casa Messina dovrebbe tendere al sereno, ma l’attesa resta per le scelte del patron Pietro Sciotto.
PRESENTE – Rompete le righe e tutti spettatori dell’ultima giornata prima e delle appendici playoff e playout poi. Il campionato del Messina è terminato con la punizione di Rizzo contro il Taranto – la gara con la Turris finisce facilmente nel dimenticatoio – e la festa salvezza a premiare il lavoro di Raciti, Cinelli, Pitino e una squadra capace di raddoppiare i punti conquistati nel girone d’andata in quello di ritorno. Da 13 a 39 – quello col Catania perso dopo l’esclusione degli etnei -, a dimostrazione che la rosa costruita l’estate scorsa da Argurio non fosse piena zeppa di sole delusioni, ma di calciatori di buon valore che necessitavano della spinta di innesti esperti come quelli scelti da Pitino. La giusta mescolanza che funziona sempre, perché la crescita ha riguardato tutti i reparti e tantissimi calciatori. Un passato recente che deve interessare, perché nella rosa del Messina restano 15 i tesserati con, almeno, un altro anno di contratto. Una base più che ampia, al netto di scelte che – più che probabilmente – andranno a modificare il numero di contratti in essere. Tra chi ha deluso – vedi alla voce Baldé -, a chi potrebbe avere richieste importanti come Lamine Fofana. Due esempi, che servono per comprendere come il lavoro da fare sia, comunque, tanto. Il primo passo, però, resta quello affidato a Pietro Sciotto: nella serata dello scorso 19 gennaio affidò a un lungo messaggio video il suo sfogo nei confronti di Pietro Lo Monaco, dopo chiese aiuto alla città per le ingenti spese che avrebbe dovuto sostenere di lì a poco. Nulla di fatto, perché la Messina imprenditoriale e il calcio restano divise da un muro invisibile ma invalicabile. Nel messaggio, però, c’era anche altro: la “promessa” – fatta a una tifoseria in aperta contestazione – di lasciare il Messina a fine stagione. Solo in mani sicure e, lecitamente, alle sue condizioni. Anche per questo, sempre a gennaio, aveva rispedito al mittente offerte che non lo avevano convinto. Si riparlerà di cessione societaria? Chissà, il dubbio è stato instillato dallo stesso presidente nel giorno della salvezza. Una conferenza, quella, nella quale non ci fu nessun eccesso di soddisfazione per una semplice salvezza – giusto atteggiamento per chi ha ambizione – e venne sospeso il futuro: “Il mio desiderio era lasciare il Messina in C. Al futuro penseremo tra qualche settimana”.
FUTURO – Giorni che sono trascorsi, col presidente fermato dal contagio Covid e non solo. Perché la fretta, in questi casi, è il peggiore tra i consigli. Non serve correre, ma neanche arrivare al punto di dover rincorrere. Non succederà, non di nuovo. Serve serenità, chiarezza e una decisione finale e convinta. Andare avanti o cedere restano ipotesi sul piatto, opzioni di scelta su cui dovrà riflettere il solo Sciotto. Pressioni interne ed esterne non mancheranno, ma la storia racconta come il patron giallorosso non sia incline a far decidere altri per sé. Lo dimostrò la scorsa estate, quando non volle piegarsi all’idea di allargare la divisione delle quote societarie. Preferì azzerare e ripartire. Oggi come ieri, sarà Sciotto a decidere per il Messina. Bisogna fare i conti, quelli veri, per comprendere quanto sia pesante l’esborso e quanto larghe le spalle del patron. Inutile girarci intorno: senza aiuti è impossibile – e probabilmente sbagliato – chiedere a Sciotto di spendere cifre insostenibili. Aiuto, supporto, o anche accompagnamento: chiamatelo come preferite, ma senza un coinvolgimento diverso attorno al Messina sarà inverosimile pensare a qualcosa di più importante di una salvezza strappata all’ultimo. Lavoro interno ed esterno: quello interno dovrà essere capace di convogliare risorse, sponsor e strategie in grado di aumentare le entrate extra proprietà. La figura di Lello Manfredi rientra tra quelle considerate più affidabili da Sciotto stesso. Quelle esterne riguardano la voglia del tessuto cittadino di partecipare, di far parte del Messina. Non solo parole, ma fatti concreti. Nessun favore o elemosina, solo volontà reale di esserci. Senza tutto questo, però, l’opzione della cessione tornerà attuale. A che prezzo? Domanda e offerta, con parametri che devono restare aderenti al reale per arrivare a un accordo. Il tempo è ancora tanto, ma il tempo – per sua natura – non è fermo e scorre via incessante e impietoso.