Probabilmente tardivo, sicuramente scontato. L’addio di Karel Zeman al Messina è notizia – ufficiosa – dalla serata di martedì. Non ancora ufficializzata, forse per mera assenza di comunicazione di una società che ha deciso di tacere e acconsentire alle critiche.
BUCO NELL’ACQUA – Galeotto fu lo 0-3 contro il Fc Messina, nel post gara arriva la nuova rivoluzione con Pietro Sciotto che torna nella plancia di comando e decide per il tecnico palermitano. Profilo giovane e ambizioso, dotato di quelle idee buone per valorizzare il materiale umano oltre che risalire in classifica. Una speranza – più che altro -, forse l’ultimo tentativo di raddrizzare una stagione finita a rotoli già a settembre. Il primo approccio di Zeman è altalenante: vittorie interne, sconfitte esterne come nella tradizione di un calcio sbilanciato. Il mercato viene usato come paravento comunicativo: prima della tattica, infatti contano stipendi e personalità. Il Messina viene ridisegnato al risparmio economico e caratteriale. Viene formato un gruppo che – il campo parla chiaro – mostra una incurabile fragilità. Inizia una striscia di sconfitte che fanno meno male delle – dolorosissime – giustificazioni che Zeman e ambiente provano a collezionare. Si cerca il sorriso per un paio di primi tempi giocati decentemente, con la classifica che diventa, però, sempre più drammatica.
COLLEZIONISTI – Terzo stravolgimento stagionale e quarto allenatore in arrivo. Nomi? A chi importa, al momento – un momento lungo 3 anni – la cosa più impellente resta quella di comprendere quale sia la strategia organizzativa messa in atto da Pietro e Paolo Sciotto. Cazzarò, Rando e Zeman hanno confezionato la miseria di 27 punti sul campo – 30 grazie a Franco Rao -, un bottino che mette i giallorossi a livello di formazioni neo promosse in lotta per la salvezza. Terzo anno che va in scia ai precedenti, una collezione infinita di insuccessi che la famiglia Sciotto può appuntare al petto. Un fallimento sportivo che non fa arrossire una proprietà – vera colpa – incapace di imparare come comportarsi e muoversi in un mondo come quello calcistico. La sfilza di errori è lunghissima, come quella delle giustificazioni tirate fuori e favoriti da analfabeti funzionali ai quali è stata affidata la difesa d’ufficio. A Marsala è arrivata una sconfitta quasi ovvia vista la settimana a precedere, e chi spara addosso alla squadra non ha fatto pace con la logica restando nel mondo dell’emotività accecante. La stagione del Messina è finita: la zona playoff è un miraggio, quella playout un incubo; anche se uno sprofondo totale in graduatoria sarebbe l’ottima exit strategy per una proprietà con l’imbarazzo di non sapere dire “basta” nonostante la realtà li abbia già rigettati.