Messina-Latina | Il peso delle cose non fatte: è così che finiscono gli amori
Pubblicato il 13 Novembre 2023 in Primo Piano
Disastro. La sconfitta contro il Latina è pesante nel punteggio e greve nelle modalità. Messina sfilacciato, svuotato e palesemente scollato vista l’evidente distanza tra idee del tecnico e la messa in pratica dei calciatori. Punto di non ritorno confermato dalle parole di Modica e Fumagalli.
LA ROTTURA – Il post partita di Messina-Latina è infuocato dalla presenza in sala stampa del tecnico giallorosso e di uno dei leader più carismatici dello spogliatoio. Dichiarazioni precise del primo, quasi sottoscritte dal secondo come a rivelare che esista già una solidarietà da parte di chi pesa – e tanto – nel gruppo. Giacomo Modica (voto 5) si prende le responsabilità, spiega come veda una squadra incapace di continuare sulla strada dell’applicazione della proposta, ma poi chiarisce. Sì, chiarisce che non potrà più perdonare atteggiamenti e mancanze. Chiaro come il suo obiettivo siano alcuni presunti valori aggiunti, solo presunti perché il campo ha detto altro. Su Firenze era stato cristallino al sabato, su Emmausso diventa travolgente nel post. Un messaggio che il numero 10 conosce a memoria dato il rapporto personale, ma la reazione è stata inesistente fino a far diventare l’ex Picerno una vera zavorra tecnica. La prosemmica è la scienza che studia lo spazio o le distanze come fatto comunicativo, lo studio – sul piano psicologico – dei possibili significati delle distanze materiali che l’uomo tende a interporre tra sé e gli altri. Emmausso mostra una distanza evidente tra il proprio calcio e quello della squadra, ma soprattutto da quello che vorrebbe Modica. Non è il solo, ma resta il caso più grave. La sua partita è pessima, costa pure l’espulsione a Frisenna dato che il mediano deve rincorrere e scalciare dopo due palloni persi con ignavia dal numero 10. Insopportabile la decadenza dei giallorossi, perché figlia di una chiara rottura interna nella comprensione e accettazione delle idee. Crotone – con tutti i limiti ed errori presenti – non è lontana mesi, ma sembra una breve parentesi in mezzo al deserto caratteriale delle quattro sconfitte nelle ultime cinque sfide. O peggio, sembra la passerella giusta nella quale mostrarsi, come già accaduto con Avellino o Picerno. Tesi già confermata da Modica quando nel post Benevento, di fronte a una prestazione comunque vivace, aveva confessato come per la squadra fosse più facile motivarsi davanti a match di tale portata. Male, anzi malissimo. Perché se questo gruppo è già scaduto nella banalità di farsi stimolare solo dalle vetrine, allora, la situazione non è grave, ma drammatica. Sportivamente parlando.
MANCATA ALCHIMIA – A Modica segue Fumagalli, che mantiene i nervi saldi e non si lascia andare a facile retorica. Per nulla, perché un calciatore che dice che gennaio è vicino e chi vorrà potrà andare via non lo trovi così facilmente. In campo e fuori. Il portiere è l’uomo in più oltre che termometro di uno spogliatoio composto, forse, da troppi individualisti. La panchina contro il Latina recitava i nomi di Franco, Firenze e Ragusa, un po’ per gli incastri under necessari e un po’ perché questi calciatori hanno dato poco. Chi per problemi fisici, chi per un inizio gravato di squalifiche e pause forzate, ma la somma totale non garantisce un rendimento accettabile. Chissà, magari alcune stilettate di Modica e Fumagalli erano anche per loro, col tecnico che si è detto pronto a giocare anche con sette under se necessario. Allora, se le parole contano qualcosa, diventa palese che l’allenatore non fosse arrabbiato con tutti e con nessuno, ma con quei calciatori citati e non e in grado – per valore – di dare di più. Qui casca l’asino, perché una cosa è il valore e un’altra il rendimento. Il famoso “è intelligente ma non si impegna”, che conta parecchio perché se non ti impegni in pagella, a fine anno, potresti avere tante insufficienze da condurti alla bocciatura. Che Firenze o Franco – ma anche Ragusa, Emmausso e altri – siano calciatori di livello è indubbio, che non si sia visto lo è altrettanto. Adesso, però, va compreso se la questione sia di applicazione personale o di distanza incolmabile con le richieste del tecnico. Modica è allenatore dalla precisa identità, non di quelli facilmente malleabili e pronti a piegarsi alle esigenze della squadra. Vuol portare avanti la sua proposta. Novembre è presto per rompere il rapporto – sempre inteso dal punto di vista tecnico e tattico – convivendo ugualmente, così diventa più facile pensare (magari superficialmente) alla rimozione del tecnico prima che al mercato di gennaio. Questo tema, però, sposta il mirino sulla proprietà. Chi scrive e analizza pone questioni e possibilità, chi vive e decide dovrebbe sapere comprendere quale sia la via migliore per risalire. Se il rapporto – sempre tecnico-tattico più che quello personale che non pare essere in discussione – tra Modica e la squadra sia intatto o meno deve diventare materia per il presidente Sciotto. Se così non fosse, infatti, toccherebbe a lui prendere atto che la storia è finita. E sia chiaro: la proposta di Modica resta tra le più affascinanti che il calcio presenti, come il valore di questo gruppo che resta di livello per l’obiettivo – che è sempre la salvezza – stagionale. A volte, però, le cose semplicemente non funzionano, pure quelle che sembrano partire dai presupposti giusti. Il calcio di Modica resta bianco o nero, per questo: o scatta l’alchimia totale oppure non funziona. E questo, però, non intacca le sue capacità o idee.
CAPIRE COSA FARE – La prestazione in campo è stata pessima. Anche per le scelte di Modica che per l’assenza di Ortisi trasloca Manetta sulla fascia sinistra con Polito in coppia con Pacciardi. Il primo non trova le misure per il ruolo da esterno, i due in mezzo sbagliano tutto quello che si possa sbagliare. Nelle due fasi, dato che perdono sempre le distanze per letture errate e quando sono in possesso regalano il pallone agli avversari. Errori in catena, perché il centrocampo è piatto per caratteristiche e personalità. Buffa fa il suo, Giunta no. Frisenna paga per tutti, ma soprattutto per Emmausso che dona palloni che aprono ai contropiedi laziali. Quando deve tenerla gioca di prima, quando deve andare di tocco singolo la porta fino a perderla. Sembra fare sempre e solo il contrario di quello che si dovrebbe. In un contesto del genere puoi solo perdere. E, infatti, la sconfitta è solo una conseguenza. Le scelte iniziali presentano una squadra disarmata per far male all’avversario e le parole del post non giustificano in toto. Sì, perché le colpe dei calciatori sono evidenti ma non si può cancellare l’idea che anche il tecnico debba andare verso di loro. Ha perdonato, come dice lui, ma forse solo Emmausso ha avuto seconda, terza e quarta chance. Una squadra così mediocre dal punto di vista tecnico non può rinunciare a Firenze nel cuore del gioco. Un esempio, perché l’ex Sestri Levante è sempre e solo un valore in teoria. Alla fine di lui resta il ricordo della punizione di Cerignola. Pochissimo. Di necessità virtù, però, e allora fino alla sosta di Natale sarebbe stato giusto spremere il massimo dai migliori, almeno dal punto di vista tecnico. Così non è stato, concedendo campo a calciatori da cui non ci si può aspettare nulla di incredibile. Perché la rosa resta – come detto – di livello per l’obiettivo salvezza, ma serve dimostrarlo. Fin qui non è stato così. E le colpe sono da suddividere. Forse, uno degli errori è stato anche illudersi che Modica potesse essere il valore aggiunto, il jolly che avrebbe reso tutto più facile. Invece no, almeno fin qui quella scintilla non è scattata. Lui chiede A, la squadra risponde B. Negarlo sarebbe nascondere la polvere sotto il tappeto. Una rosa costruita dal ds Roma e dallo stesso allenatore. Tema delicato, perché per il terzo novembre consecutivo ci troviamo nella situazione di dover mettere in discussione queste due figure. Tre indizi fanno più di una prova, così torna sul piatto il tema dell’investimento. Premessa: una proprietà deve spendere quanto può spendere. Anzi, se si tiene qualcosina da parte per i giorni difficili fa anche bene. Soldi che vanno spesi bene e in questa stagione sono stati spesi meglio di quella scorsa. Non basta per non soffrire, semplicemente perché la cifra generale resta minima se non si vuol soffrire. L’errore, però, non è la spesa ma pretendere – come ambiente ma anche come idea presente in staff tecnico e proprietà – che non si debba soffrire. Sì, perché nella vita occorre avere consapevolezza. Il Messina resta società di medio-piccolo cabotaggio rispetto ad altre – e levatevi dalla stessa nomi e presunto blasone – e non può puntare a obiettivi maggiori della salvezza senza prima strutturare un progetto sportivo basato su anni di continuità. I protagonisti sceglieteli voi, ma pensare che qualcuno abbia la bacchetta magica è da sognatori illusi. Tante avversarie, infatti, hanno costi di gestione simili ma sono spinte da un motore rodato da anni di lavoro sullo stesso solco. Un esempio? La Virtus Francavilla. Da 10 anni il progetto sportivo è basato su una precisa filosofia, tanto da vedere la squadra schierata con lo stesso modulo – il 3-5-2 con tutte le sue varianti minime di posizione degli interni – sin dall’anno della promozione dall’Eccellenza alla Serie D. Primo posto replicato l’anno seguente per sbarcare in Serie C dove, da 8 anni, resta una delle società modello dell’intera categoria.
Fumagalli 5,5
Nel finale salva il Messina dalla goleada umiliante. Sulla seconda rete sembra uscire a vuoto, ma una difesa immobile lo rende bersaglio disarmato. Voto alle sue parole in sala stampa: 10 e lode.
Lia 5,5
Il più vivace a inizio gara, ma continua a essere coinvolto troppo poco dai compagni. Cala alla distanza, ma in lui si nota l’impegno.
Polito 4,5
Centrale o terzino cambia poco, non riesce mai a prendere le misure agli avversari. In occasione della prima rete legge male il movimento di Jallow.
Pacciardi 4,5
Tantissimi errori in fase di palleggio, fa peggio quando deve comprendere i movimenti avversari. Un tempo basta e avanza.
Manetta 5
Da terzino non funziona, poi torna in mezzo ma è il momento in cui la partita sta per prendere la sua piega negativa. Fatica a interpretare il ruolo per come Modica vorrebbe, strano per uno che conosce il sistema come lui.
Frisenna 4,5
Paga con il rosso due falli tattici dopo due palloni persi da Emmausso. Manca un pizzico di malizia. Prima dell’espulsione non gioca una buona gara, poca personalità e troppe giocate forzate.
Buffa 5,5
Prova a tenere la posizione con ordine, per larghi tratti sembra quello più calato nella sfida nonostante una mezza marcatura a uomo di Fella. Quando la squadra affonda lui non può essere il salvagente. C’è, però, un impegno che in altri non si vede.
Giunta 4,5
Sbaglia tutti i palloni che gioca. Impreciso, banale nelle scelte, la categoria pesa quando arrivano le difficoltà.
Scafetta 5
Più preoccupato di rispettare le consegne che altro, un compitino insufficiente. Quando pensa meno e agisce di più riesce anche a calciare pericolasamente.
Plescia 5,5
Meriterebbe un 10 solo per quanto si impegna, lotta e non molla fino alla fine. La squadra non lo supporta, non lo serve, non lo aiuta mai. Per lui solo palloni imprecisi o difficilissimi da controllare.
Emmausso 4
Fastidioso. Negli atteggiamenti e negli errori commessi. Perché tecnicamente sarebbe giocatore indiscutibile, ma sbagliare tutte le scelte e ogni giocata non è più accettabile. Perde tutti i palloni che tocca, due costano il rosso a Frisenna. Le parole del post di Modica e Fumagalli sembrano scritte per essere affibbiate a lui. Probabilmente, non è questo l’habitat in cui possa rendere. Il tecnico gli ha concesso anche qualche chance di troppo, provando a stimolare e perdonare. Il capitolo, però, sembra chiuso.
Tropea 5
Ancora acerbo, sbaglia tutte le scalate e non tiene mai la linea.
Cavallo 4,5
Perde Paganini in occasione del raddoppio, calciatore ancora troppo impreparato dal punto di vista mentale e fisico per questa Serie C.
Ragusa 5
Due scatti, un tiraccio. Tutto qui.
Franco e Salvo s.v.
LATINA Cardinali 6; Cortinovis 6 (dal 15′ s.t. Di Renzo 6), Rocchi 6 (dal 15′ s.t. De Santis 6), Marino 6,5; Paganini 7, Di Livio 6,5, Riccardi 7, Crecco 7 (dal 22′ s.t. Ercolano 6); Fella 6 (dal 22′ s.t. Cittadino 6), Mastroianni 5,5, Jallow 6,5 (dal 40′ p.t. Del Sole 7). All. Di Donato 7,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya