“Volevo vincere i duelli individuali, era questo il modo in cui provare a vincere la partita”. Parole e musica firmate Cristiano Lucarelli che, nel post contro il Lecce, spiega così la scelta del suo 4-4-2, utile per sfidare uomo su uomo i ragazzi di Pasquale Padalino. Una prova di forza mentale prima che fisica, la voglia di tirar fuori da un gruppo crollato nella ripresa di Melfi la giusta motivazione per superare un avversario monumentale. Prima rivoluzione tattica dell’era Lucarelli: dimenticato il 4-3-3, il tecnico sceglie due linee a quattro dietro agli attaccanti. Rispolvera Ionut e rilancia Marseglia, la loro presenza a centrocampo è il chiaro segnale che i tatticismi sono banditi. Quello che serve è corsa, intensità e cattiveria agonistica. Tanto forza sugli esterni, in mezzo invece c’è una debolezza strutturale che lascia sgomenti: Musacci e Mancini sono una coppia dotata di talento potenziale, certamente non gli si può chiedere continuità fisica in fase difensiva e contrasti al limite. Quella è la zona di campo dove Lucarelli perde la sua sfida al duello: si apre una voragine che viene occupata dalla quantità di gioco prodotta da Tsonev e Fiordilino che per passo, condizione e idee distruggono la coppia di Lucarelli. La fonte di gioco leccese stravince il duello, il resto arriva a cascata data la continua rincorsa a tappare buchi e mancate chiusure. Inutile puntare il dito sui due ragazzi, la vera questione è: perché? L’assenze di Foresta e Capua tolgono a Lucarelli le armi difensive migliori del suo reparto mediano, ma far sposare nella stessa porzione Musacci e Mancini in coppia è operazione che richiede mesi di lavoro e non qualche giorno post batosta lucana. Il Messina si schiaccia e spacca in due: Tsonev e Fiordilino prendono campo costringendo Musacci e Mancini a rinculare, mentre Milinkovic e Pozzebon non accorciano mai una squadra costretta ad abbassarsi per la pressione avversaria. Nonostante tutto questo, il fortino regge fino al fallo di mano fischiato a De Vito. Dopo lo svantaggio arriva anche l’infortunio di Grifoni e il passaggio al 3-4-3 (???), il Messina perde tutte le misure e imbarca da tutte le parti del campo. Lo 0-2 firmato da Persano chiude primo tempo e partita.
ACCORGIMENTO – Nel commentare la sconfitta di Melfi avevamo preso in analisi la fase di difesa a zona su palla inattiva (Melfi-Messina, ad occhi sgranati). La rete del raddoppio di Foggia era stata favorita da una zona troppo concentrata nella parte centrale, che non leggeva sviluppo e pericoli. Anche contro il Lecce il Messina difende nella medesima maniera, qualcosa cambia: corner da sinistra di Doumbia, pallone giocato per la torre di Ciancio (prima freccia gialla), il terzino di Padalino allunga la traiettoria per favorire l’inserimento sul secondo palo. Cerchio blu per Cosenza, l’uomo che deve raccogliere la giocata, in rosso c’è Grifoni che stavolta è schierato in maniera meno schiacciata rispetto a Melfi. Bravo il terzino in questa circostanza, da ultimo uomo della zona non si appiattisce sui compagni ma legge la giocata e diventa il baluardo decisivo. La pecca, nell’azione, è il proseguimento dato che il pallone finirà sui piedi di Tsonev (solo al limite dell’area), sarà bravo Berardi a deviare il tiro del bulgaro.
SPACCATI – In precedenza dicevamo di come il Messina si sia schiacciato e allungato: l’attacco rimane alto, probabilmente per scelta del tecnico così da poter ripartire, mentre le altre due linee finiscono con l’impastarsi. Con le linee blu abbiamo segnato come, da destra a sinistra, il Messina si piazzi con una difesa a 6 uomini: Ionut e Marseglia si abbassano tantissimo, andando ad occupare il ruolo di terzini lasciano ampio campo da attaccare ai due esterni bassi salentini. Chiaro che Lucarelli cerchi densità interna, si può concedere un cross se c’è grande superiorità numerica. Peccato, però, che il Lecce abbia anche il talento per puntare l’uomo in uno contro uno. Nel caso Vutov si berrà Marseglia e De Vito prima di calciare verso Berardi. Troppo schiacciato il Messina, linea rossa per il duo di centrocampo del Messina che è, inutilmente, piatto sulla difesa lasciando una vastità di campo libera (grossa x gialla).
CONFUSIONE – Minuto ventisei: Grifoni esce per il riacutizzarsi del precedente infortunio, Lucarelli è sotto e sceglie Ferri. La prima impressione è quella che possa scalare Ionut in difesa con il ragazzo scuola Roma esterno alto. Nulla di tutto questo, Lucarelli passa al 3-4-3: Bruno va a fare il centrale di destra pur essendo mancino, De Vito stringe e Ferri va nel tridente anche se Milinkovic partendo dal mezzo era sembrato più vivo del solito. Cambia modulo e cambiano accorgimenti, distanze, misure e tutto quello che ci vuole in una squadra ben schierata. Il frame che prendiamo in considerazione è emblematico, analizziamo zona per zona: linea gialla per Bruno e De Vito, i due centrali esterni del trio arretrato sono molto stretti e alti mentre Rea (fuori dall’immagine non per colpa nostra) rimane molto staccato per non farsi sorprendere da un eventuale lancio lungo. Passiamo all’attacco: evidenza arancione per sottolineare un piazzamento corretto nella teoria ma che nella pratica è ad anni luce di distanza dalla coppia di centrocampo che infatti viene tagliata in due. Il cerchio azzurro spiega tutto: al suo interno ci sono 6 calciatori del Lecce tutti rivolti con lo sguardo verso il pallone, quelli del Messina sono soltanto Musacci e Mancini (riquadro blu). Il break di Tsonev sarà deciso, anche se la ripartenza leccese si concluderà con un nulla di fatto. Ma questo è solo la prova generale per il gol di Persano.
SPAZZATI VIA – Andiamo, dunque, al gol del raddoppio di Persano, rete che chiude definitivamente la partita. Per farlo abbiamo montato una gif animata dei quattro frame che vogliamo prendere in analisi. Appoggio sbagliato di De Vito verso il centrocampo, vediamo però come Mancini e Musacci (linea rossa) siano in posizione sfalsata rispetto agli interni avversari. L’errore grave è quello di De Vito, palleggio che si interrompe e spiana la strada al Lecce però il Messina è messo troppo male in campo tanto che sia l’errore che le mancate chiusure successive sono da addebitarsi a questo. Tsonev (riquadro giallo) parte palla al piede, per Musacci sarà imprendibile mentre i difensori provano a trovare le marcature. De Vito si accoppia con Caturano, Rea non può più scalare data la progressione di Tsonev sulla quale comunque non esce mai. Persano (cerchio blu) è lesto nel ritagliarsi una porzione di campo senza avversari, segue lo sviluppo e detta il passaggio, quando questo arriva per il Messina è ormai troppo tardi. Persano riceve, avanza e calcia sul primo palo trovando la rete del raddoppio che chiude la frazione e la partita.