Una squadra senza fondamenta. Idee contraddittorie in fase di mercato, troppi protagonisti ad alternarsi alla costruzione di un organico copioso solo nei numeri, mai nei contenuti tecnici: per varare nuovi esperimenti tattici tornano in scena Ionut e Marseglia, quella che doveva essere una commedia brillante diventa improvvisamente teatro dell’assurdo. Il Lecce passeggia al San Filippo con sette titolari in panchina: troppa la distanza tra le due squadre, il Messina esce ferito da un confronto per certi versi umiliante. La luna di miele di Lucarelli (voto 5) con la piazza regge comunque all’onda d’urto dei primi risultati negativi: le scelte cervellotiche viste con i pugliesi (in quale duello potrà mai trionfare un Mancini nelle attuali condizioni?) sono solo figlie di una rosa probabilmente inadeguata per la categoria. Inutili i possibili correttivi quando nessun rincalzo è all’altezza di quei pochi titolari degni della terza serie: anche applicare i semplici dettami di un 4-4-2 diventa, in talune condizioni, una montagna da scalare. Nel mercato l’ultima speranza.
Berardi 5,5: imperfetto sul diagonale di Persano che vale il 2-0 pugliese. Incolpevole nelle altre occasioni, con un paio di interventi di rilievo su Caturano a ridurre le dimensioni del passivo.
Grifoni 5,5: venticinque minuti di sofferenza sulle rapide incursioni di Doumbia, poi il cambio per infortunio. (dal 25’ p.t. Ferri 5: unica traccia della sua presenza una conclusione alle stelle dal limite dell’area).
Rea 5: svagato, spesso fuori posizione, appiattito sulla mediocrità generale di un contesto a tratti sconfortante.
Bruno 5,5: più reattivo rispetto al compagno di reparto, prova a limitare con lucidità le feroci avanzate di Caturano e Doumbia.
De Vito 4: sfortunato in occasione del rigore, episodio che esalta il concetto stesso di arbitrarietà. Nervoso, causa la voragine che permette a Persano di mettere in cassaforte il risultato.
Ionut 4,5: in un mondo fondato sul puro agonismo agirebbe tranquillamente nella massima serie. Non è questo, tuttavia, il nostro caso. (dal 21’ s.t. Saitta 5: presenza valida solo per gli almanacchi).
Mancini 4,5: debilitato da una lunga serie di problemi fisici, gioca la carta della ragione per contrastare il fitto centrocampo pugliese. Partita persa.
Musacci 4,5: costretto a correre anche per il collega di reparto, l’ex catanese si rifugia sin dai primi minuti nell’anonimato più buio. Nullo in fase difensiva, non trova mai un’idea all’altezza della propria fama.
Marseglia 5,5: il migliore in campo di parte biancoscudata. Sua l’unica conclusione verso la porta difesa da Gomis, in aggiunta ad un paio di cross ben calibrati e ai diversi progressi mostrati nel dialogo con i compagni.
Milinkovic 4: difficile valutare il presunto intervento da rigore nei suoi confronti, ma resta comunque clamorosa la vertiginosa assenza di cinismo nei 5 secondi che avrebbero potuto cambiare l’andamento della partita. Un errore che pesa fino a farlo sparire dal campo, tra un monologo e l’altro fatti di irritanti progressioni figlie di un egoismo mai pienamente controllato.
Pozzebon 4,5: impossibile imputare alle sole sirene di mercato la netta involuzione dell’attaccante ex Avellino. I difensori pugliesi lo controllano senza sudare: al 90′ pagherà per tutti nelle invettive dei tifosi.
LECCE Gomis 6; Ciancio 6, Cosenza 6,5, Drudi 6, Contessa 6,5; Tsonev 6 (dal 25′ s.t. Mancosu 6), Fiordilino 6,5; Vutov 6,5 (dal 18′ s.t. Lepore 6), Persano 7, Doumbia 5,5; Caturano 7,5 (dal 38′ s.t. Freddi sv). All. Padalino 6,5.