I mortali bicefali rincorrono l’apparenza, nel bisogno di un mondo idealizzato, artificiale e creato secondo i propri desideri; una realtà non dettata dalla ragione. Così il filosofo greco Parmenide sulla concezione di mondo apparente e realtà.
LA PAURA DELL’ILLUSIONE – Il terzo capitolo del calcio secondo Sciotto nasce con basi opposte: manca la presenza della proprietà, non quella della concretezza economica ma quella del decisionismo spinto. La famiglia Sciotto sceglie di delegare, lo fa affidandosi a figure dal profilo necessario per convincere la piazza ad abbassare i toni della contestazione. Rando, D’Arrigo e Manzo con Obbedio prendono l’onere di dover regalare a una tifoseria irritata e disillusa la speranza di un campionato di passaggio verso il professionismo. Gli avversari vanno sfidati e mai solo temuti, il Palermo fa da spauracchio ma arrendersi durante il caldo estivo non sembra far parte del carattere di Obbedio, o della nuova dirigenza giallorossa. La rivalità con il Football Club fa il resto facendo riemergere un senso di appartenenza rimasto, fin qui, solo nelle centinaia presenti sugli spalti di un San Filippo incapace di offrire spettacoli degni negli ultimi anni. Tifo, passione e appartenenza misti alla fiducia: sono questi gli ingredienti che i sostenitori possono mettere sul piatto, il pizzico di pazienza sarà poi necessario per non abbandonare il tutto al primo scivolone. La Coppa Italia è stata, giustamente, archiviata come una scocciatura evitabile ma il bisogno di match ufficiali e non amichevoli contro dei ragazzini resta vivo. Poco importa, il tempo della preparazione è, comunque, terminato con l’esordio ormai vicino. Le aspettative? Il ds Obbedio continua, giustamente, a non fissare l’obiettivo promettendo il massimo impegno; nel frattempo lavora per rifinire una rosa che, al momento, rischia di ingannare con un risveglio madido di illusione.
IL GIOCO DEI NOMI – L’estate è, finalmente, finita portando via con essa un calciomercato che, però, avrà la fastidiosa appendice degli svincolati in cerca di autore dopo le porte sbarrate tra i Pro. Antipatico completare le rose a campionato in corso, soprattutto per il cattivo presagio di aver sbagliato o atteso troppo nella costruzione. Il Messina di Obbedio nasce sospinto dall’amore di un tifo che, nonostante la Coppa, decide di attendere il giudizio del campo prima di pesare una squadra che dovrà opporsi a Palermo, Savoia, Giugliano e chi proverà a fare un campionato di vertice. Il vero colpo di questo calciomercato sembra il giovane portiere Avella, con lui la sostanza dei Giordano e Crucitti. Il resto convince, a ora, sulla carta o, peggio, nel gioco dell’apparenza. L’obiettivo si sposta, adesso, sui calciatori: quando un campionato inizia i curriculum, la gioia e il fumo da social network o le belle parole non contano più. Detto degli Sciotto e delle scelte di Obbedio, è arrivato il tempo di passare al campo e ai protagonisti. L’apparenza idealizzata ha messo loro addosso una pressione che dovranno saper reggere. La vera bravura sarà nel farlo nonostante la realtà racconti di una squadra dalle buone potenzialità ma dai limiti evidenti.
IL GIOCO DEI NUMERI – Capitano e leader, un uomo capace di fare il capocannoniere con la maglia della Cittanovese e il ruolo da centrocampista. Antonio Crucitti parla poco e gioca tanto, fa parlare il campo e quello fatto in carriera. Un discorso replicabile per Esposito, Siclari e il Coralli fresco di firma. Dalla loro parte ci sono carriere e reti da contare in tripla cifra, un’assicurazione che Obbedio mette sul piatto consapevole, però, che non basterà. Il fattore tempo esiste nelle vite di tutti noi, in quelle dei calciatori è spada di Damocle imparabile: un giorno sei irrefrenabile, un altro il timer è fermo sullo zero. Obbedio ha scelto l’usato garantito, ha scelto anche di puntare su profili già sotto Cazzarò a Taranto. Una tattica condivisibile, un percorso che però dovrà sopportare l’accidente di una preparazione complicata per Esposito e una scorsa stagione dalle polveri bagnate per Siclari e Coralli. I curriculum non giocano, teoria che vale nel bene e nel male perché se lo storico di carriera resta a favore del terzetto scelto da Obbedio, l’ultima annata non deve far venire i brividi nonostante il solo Esposito veramente prolifico. La soluzione? Michele Cazzarò. Dovrà essere il tecnico tarantino a riaccendere le carriere in frenata di Siclari e Coralli, dovrà farlo soprattuto per il suo Messina, quello sterile di Marina di Ragusa. In Coppa Italia qualche messaggio è arrivato: le assenze sono la premessa, vero anche che nel gioco del calcio non debbano segnare solo gli attaccanti, con il giovane Suma subito messo fuori gioco. Questo Messina soffre di una mediana buona per la cucitura e meno per la finalizzazione. Crucitti resta un jolly da non considerare in alcun ruolo, anzi sarà lui l’uomo che dovrà intrecciare centrocampo e attacco. Ott Vale, Sampietro o Buono (al momento reparto corto, cortissimo) in carriera non sfiorano le 10 reti neanche sommandosi, un limite che non può essere lasciato nel silenzio. Un centrocampo non prolifico deve essere giustificato da un attacco dal peso imponente, chiaramente “peso” inteso in termini di reti e non di centimetri e chili (anche di troppo). L’esordio con il Troina si avvicina, sarà un primo esame ma non sarà il giorno delle sentenze positive o negative. L’apparenza non inganni una realtà che ha solo bisogno di tempo.