Messina-Licata, il caso favorisce chi lo corteggia

Pubblicato il 2 Marzo 2020 in Primo Piano

La papera di Ingrassia è di quegli errori troppo clamorosi per essere messi in conto. Lo svarione del portiere del Licata rilancia il Messina lontano dalla zona pericolo, e premia una squadra che – per una volta – ha lottato oltre i propri limiti.

CHI SBAGLIA PAGA – Quando le difese ballano e aprono le maglie il divertimento non manca mai. Così tra Messina e Licata perde chi sbaglia di più, con i giallorossi che passano all’incasso dopo una partita che – prestazione alla mano – non meritavano certamente di perdere. Da un inizio che fa ben sperare – con la rete lampo di Arcidiacono – a una mezz’ora di puro horror per la squadra di un Andrea Pensabene (voto 6) che vede la sua difesa sprofondare sotto i colpi di Adeyemo e Convitto. Dal calcio di rigore tirato mollemente da Cannavò fino al raddoppio firmato proprio Convitto, il Licata domina in lungo e largo, favorito da un Messina imbambolato dopo la prima difficoltà. Arcidiacono predica nel deserto, aiutato solo da un Rossetti volitivo ma che spara a salve. Il vero limite del Messina è sempre il centrocampo: Buono gioca la sua classica partita infarcita di lentezza ed errori, Danza dura meno di un tempo nel quale, comunque, non accende mai la luce. Tiene la linea di galleggiamento il solo Lavrendi, accompagnato da Cristiani quando, finalmente, l’ex Siena torna in campo. La prestazione totale del Messina è più che sufficiente in zona offensiva, drammatica in quella difensiva: Pensabene sembra tenerci parecchio al serrare le fila del suo Messina, peccato che tra Roccella e Licata arrivino 5 reti da film dell’orrore. Linea spesso troppo alta, sicuramente mal distanziata e disallineata. Barbera paga per tutti, ma il modo in cui Cannavò si fa beffe – ripetute volte – di Emiliano rende pessima la prova dell’ex Gozzano. Prima e seconda rete sono il festival dell’indolenza: il terzino sinistro non trova mai i tempi di chiusura, in mezzo all’area Emiliano e Ungaro sono dominati da un Cannavò, comunque, non in giornata di grazia. Se questa è la rivoluzione di Pensabene, allora il lavoro non è neanche iniziato. La ripresa, però, è altro film con il Licata che esce progressivamente della partita, tradito dal voler gestire il vantaggio ma senza la capacità di saperlo fare.

PRESSIONE PREMIATA – Lo svantaggio del Messina sembra meritato, allo stesso tempo l’1-2 non dà mai la sensazione di essere il risultato definitivo. Il Licata riparte peggio, i giallorossi alzano il proprio baricentro e inizio un lungo martellamento verso Ingrassia. Dalla panchina Pensabene trova la lucidità giusta e tira fuori Buono per Manfrè: l’ex Acireale non fa quasi nulla, ma certamente ha il merito di allargare il campo a differenza di un Crucitti sempre attirato verso il centro. Il capitano dirotta a centrocampo oscillando tra mediana e trequarti, ma la sua partita non cambia mai. Sono Arcidiacono e Rossetti (l’ex Catania meglio nel primo tempo) ad arrembare, anche se la vera spina nel fianco resta Saverino sulla corsia destra. Il pari di Arcidiacono è premio giusto a un assedio prolungato, forse con troppe giocate forzate ma per una squadra senza idee un tiro in porta non è mai una cattiva soluzione. Il vero paradosso arriva nel finale: Pensabene tira fuori una punta come Rossetti per un terzino come Fragapane, e proprio l’ex Città di Messina calcia il corner lentissimo che Ingrassia svirgola nella sua porta. Una clamorosa papera, un eccesso di sicurezza e confidenza che fa sprofondare il Licata e fa sorridere un Messina assetato di punti.

Il caso favorisce solo quelli che lo corteggiano (Charles Nicolle, Premio Nobel per la medicina 1928)

TRA CASO E VOLONTÀ – Il tecnico dei giallorossi strappa la seconda vittoria in due uscite casalinghe, un cammino netto interno dalle modalità diverse. Contro la Cittanovese squadra cinica e un pizzico fortunata, contro il Licata il Messina gioca molto meglio, ma per la maggior parte della sfida è sotto. Nonostante Pensabene voglia registrare la difesa, le cose migliori il suo Messina le fa in attacco: il merito è delle giocate dei singoli, quelli con la qualità per sbilanciare sfide del genere. Cristiani gioca una gara dall’intensità mostruosa, ridando conferma che tra lui e i compagni di reparto esiste una netta differenza di categoria. Il suo finire serialmente in panchina rientra tra i misteri stagionali. Non solo giocate anarchiche, però, perché è evidente che il Messina suoni uno spartito già provato; come resta chiaro che qualche forzatura dei singoli fosse necessaria per scassinare la difesa di Campanella. Il Licata non è bravo nel gestire il vantaggio, forse nell’abbattere un avversario ferito che – a inizio ripresa – trova la forza mentale di rimanere in partita e che, alla fine, strappa una vittoria tutto sommato meritata. Ventisei gare giocate sono un parametro ampio per stimare una squadra: il Messina è questo. Fragile quando va in difficoltà, troppo leggero in difesa e dall’attacco episodico. A fare la differenza, sporadicamente, sono i calciatori di qualità che – in un campionato di Serie D – possono sempre trovare la giocata che cambia la partita in una frazione di secondo. Sull’1-2 e con il Marina di Ragusa e il Corigliano in vantaggio, per il Messina la zona playout era vicinissima. Un’ora dopo la classifica è tornata ad allargarsi in termini di distanza. Domenica arriva il Football Club Messina, sono l’antipasto per un finale di calendario fatto di Palermo, Savoia, Giugliano e squadre in lotta per non retrocedere.

Avella 6,5: concede ma para il rigore del possibile pari, poi è attento quando chiamato in causa. Incolpevole sui gol.

Saverino 6,5: un martello quando deve spingere, il palo gli nega la gioia della rete. Soffre Convitto in fase difensiva, ma la sfida col numero 10 è di buon livello.

Emiliano 5: malissimo in occasione del pari ospite, Cannavò lo fa impazzire per tutta la sfida. Spesso impreciso, troppe volte si intestardisce in discese palla al piede poco utili.

Ungaro 5: anche lui balla tantissimo contro gli attaccanti avversari, legnoso in troppi interventi.

Barbera 4: il Licata battezza il suo come lato debole. Adeyemo scappa via troppe volte, clamoroso l’errore che porta al raddoppio ospite. (dal 39′ s.t. Vuolo sv)

Lavrendi 6: ordinato sia da interno che in regia, sa sempre cosa fare e non cerca giocate inutili. (dal 48′ s.t. Bossa sv)

Danza 5,5: buona visione ma giocata sempre col freno a mano, esce per l’ennesimo problema muscolare. (dal 39′ s.t. Cristiani 6,5: si divora un gol incredibile, ma è l’unica cosa negativa di una prestazione totale e sempre votata al bene di squadra)

Buono 5: la solita caterva di errori tecnici. Non aiuta mai Barbera. (dal 9′ s.t. Manfrè 6: buona vivacità e voglia di fare)

Crucitti 5,5: poche cose per rubare l’occhio, neanche tantissime quelle oscure e da lavoro sporco. Poco incisivo davanti, Pensabene gli cambia tre ruoli e non fa il suo bene.

Rossetti 7: tende al lezioso in maniera naturale, stavolta però incide sia in fase di costruzione che in finalizzazione. Sfortunato per un paio di buone conclusioni che meritavano maggior sorte. Serve l’assist del 2-2. (dal 42′ s.t. Fragapane 6: la papera di Ingrassia rende importante anche un calcio d’angolo senza pretese)

Arcidiacono 7,5: ruba palloni, calcia, segna, contesta chi lo contesta, chiede scusa. Corre sempre, raddoppia e ci mette l’anima. Calciatore difficile da mettere in discussione.

LICATA Ingrassia 4; Daniello 6,5, Porcaro 5,5, Maltese 6, Mazzamuto 5,5; Civilleri 6 (dal 32′ s.t. Sangiorgio sv, dal 45′ s.t. Manfré sv), Doda 6, Diaby 6,5; Adeyemo 6,5 (dal 18′ s.t. Cassaro 5,5), Cannavò 6,5, Convitto 7. All. Campanella 6,5

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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