Scadenza. Parola che risuona con regolare temerarietà nella storia del Messina. Da rispettare, da non lasciare andare perché, spesso, legata al futuro del calcio cittadino.
DA SOLO – La salvezza conquistata il 10 aprile, il gol di Rizzo contro il Taranto e un futuro che sembrava roseo. A fine gara le parole del presidente Sciotto – le ultime della stagione scorsa – che promettevano novità nella settimana successiva la fine del torneo. Così non è stato, perché a mancare sono state le parole di altri. Quelle di soggetti interessati a un club in vendita dallo scorso dicembre, con lo stesso presidente autore di un messaggio cristallino a gennaio: «Salvo il Messina e vado via». Quasi una promessa, perché erano le settimane degli addii di Lo Monaco e Argurio e della contestazione sparsa nei confronti di Sciotto. Stanco, sfinito, esausto: economicamente e moralmente. Il primo punto resta, comunque, il più importante perché in 5 anni accanto a Sciotto c’è stato il deserto. Colpe anche di una società incapace di intercettare risorse, perché solo in un mondo utopistico sponsor e partner vengono a suonare alla porta. Dall’altra parte, però, c’è un tessuto economico cittadino (e non) disinteressato, non attirato dall’investire nel mondo del calcio e, forse, nel farlo al fianco di Sciotto. Inutile girarci intorno, inutile voler dare sempre un colpo alla botte e uno al cerchio: se il Messina di Sciotto non ha convogliato economie dall’imprenditoria locale, le colpe non possono non essere divise a metà. Se una società necessita di supporto – non per mancanze della proprietà, ma per una sana progettualità della gestione – deve essere in grado di recepirle. Invece no, così il cammino di Sciotto sembra avvicinarsi alla fine. Società che resta in vendita, società che non riceve offerte. L’ultimatum provocatorio di Sciotto – quello di fissare il prezzo a 1 euro – rappresenta il colpo di teatro necessario, una mossa che spiazza e spazza via le scusanti. Non c’è cifra più bassa, a cui aggiungere iscrizione e spese fisiologiche. Nulla di incredibile per un club professionistico, perché se chi vuole approcciarsi al calcio trema di fronte a 700/800 mila euro, allora, farebbe meglio a lasciar perdere dall’inizio.
NON LASCIATO SOLO – Quadro non idilliaco, con l’aggravante del tempo che scorre via. Scadenza resta la parola chiave: quella delle 23:59 del 22 giugno, l’ultimo minuto – o secondo – utile per iscrivere il Messina alla prossima Serie C. La riserva, il presidente Sciotto, non l’ha sciolta neanche dopo l’incontro col neo sindaco Basile e l’assessore allo Sport, Francesco Gallo. Sarebbe stato strano il contrario, perché un’amministrazione può garantire un sostegno sul tema dell’utilizzo dello stadio, ma quello che vuole oggi Sciotto è una vendita o, quantomeno, un ingresso che porti a una cessione definitiva. Nulla che possa essere organizzato in un paio di giorni, una società non è una macchina e non bastano due firme per concludere un affare… e anche per le automobili non è così semplice. Offerte ricevute? Interessamenti, nulla di più con l’avvocato Delia che ha spiegato come alcuni profili abbiano richiesto una due diligence, poi, mai effettuata. Da una parte le scadenze imposte pressano, dall’altra manca, da parte dei supposti offerenti, la disponibilità a investire con forza e velocità. Al termine dell’incontro col sindaco Basile, il presidente Sciotto, non ha usato mezze misure ribadendo come la fideiussione necessaria all’iscrizione sarebbe stata prodotta in mezza giornata, così come sarebbero pronti 100 mila euro di sponsorizzazione da versare a una nuova proprietà. Sciotto, insomma, ci tiene a sottolineare che non sia una questione di possibilità economica, ma di stanchezza. Esausto, come dicevamo, di anni in solitaria. Uno strano impasse, di quelli che suonano male e non troveranno mai l’accordo giusto. Le fatiche di Sciotto sono note e sotto gli occhi di tutti, così come la quantità di denaro sperperata per errori che, lui stesso, non nega. Il suo grido di aiuto è rimasto inascoltato dall’imprenditoria locale e non, perché anche dal resto dell’Italia sono arrivati abboccamenti e poco più. Che Sciotto voglia vendere è una certezza, che potrebbe proseguire in presenza di una cospicua sponsorizzazione anche. Al momento mancano entrambe. Sarebbe deleterio, però, gettare nel cestino dell’umido 5 anni per paura di attendere. La scadenza – termine che torna – è troppo ravvicinata per non essere fattore da considerare. Iscrivere e continuare a trattare sembra, infatti, la soluzione migliore. Lo sarebbe anche nei confronti dei tifosi, quelli che al Messina ci tengono in maniera viscerale, quelli che l’appello di Sciotto lo hanno ascoltato. Il crowdfunding – lanciato dall’associazione “Universo Messina” – è il segno che il presidente Sciotto non è solo. Più di 500 firmatari – cifra destinata a crescere -, un’iniziativa che (da parte della società) andrebbe abbracciata, sposata e pesata per l’altissimo valore – economico e simbolico – che possiede.