Messina-Marina di Ragusa, out of business

Pubblicato il 3 Febbraio 2020 in Primo Piano

Tutto congelato, almeno fino al ritorno del padrone pronto a bacchettare allenatore, gruppo e ambiente. Il Messina si attorciglia su stesso, come sempre nella gestione Sciotto, con il Marina di Ragusa a vestire i panni del boia di un condannato a morte già dalla scorsa estate.

IL 3 NOVEMBRE – Inesistenti i giallorossi. La sconfitta interna contro i ragusani serve solo a chiudere, definitivamente, ogni discorso sportivo attorno alla squadra di Zeman. Il tecnico palermitano sembrerebbe riflettere sul futuro, passaggio ovvio vista l’incapacità di incidere su due gruppi mai vicini alla sua dimensione tattica. Criticato anche da noi, ma diventato – e non rimangiamo quanto scritto – l’ultima speranza per una squadra senza logica e qualità. Un tecnico con una visione di calcio precisa, infatti, resta arma importante quando si naviga in balia delle onde. Forse troppo oltranzista l’idea di calcio di Zeman, forse infinitamente basso il livello della rosa che non riesce ad applicarsi in un gioco che, quantomeno, avrebbe dovuto regalare forza offensiva. Il Messina, invece, non cambia mai marcia e si avvilisce nelle ultime due settimane con un punticino contro Castrovillari e Marina di Ragusa. Il calciomercato è diventato esercizio inutile per i giallorossi: squadra meno costosa – ma entreremo nel dettaglio -, e soprattutto con un livello tecnico basso con protagonisti disabituati allo scendere in campo. Il gioco dei nomi non serve, se non ad attaccare inutili etichette su ragazzi che meritano le critiche aspre ma non le angherie. Il Messina è, semplicemente, una squadra mediocre. In estate Obbedio ha fallito, la correzione non è mai arrivata ma dare la colpa ai dirigenti è risarcimento vendicativo per chi non ha memoria. La data della fine è una sola: 3 novembre.

QUOTA 100 – Passeremo da disco rotto, ma ricordare è sempre utile: nel post match contro il Football Club Messina la stagione dell’Acr Messina finisce. Paolo Sciotto torna a parlare, lo fa in maniera deflagrante e dimenticare le sue parole sarebbe l’errore più grosso. Le critiche, e accuse, a chi aveva costruito la squadra restano lecite per una proprietà che aveva speso tanto. Nella vita, però, bisogna saper calibrare tempi e modi dei propri messaggi. Sciotto jr. riduce il suo gruppo a una macchietta in attesa di pensionamento, umilia una squadra che avrebbe – come minimo – dovuto tirare la carretta per un altro mese e, cosa più importante, pretende un ridimensionamento dei costi. Pensare di diventare più forti spendendo meno non funziona neanche per i patiti di Football Manager, figurarsi in un campionato infinitamente complicato come la Serie D. Radere al suolo la rosa – fallimentare – messa in piedi da Obbedio era opzione legittima, ma far credere che le operazioni in arrivo avrebbero garantito un salto di qualità con l’obiettivo di accedere, poi, a playoff e quindi ripescaggio è stato atto di “paraventismo” calcistico, etico e morale.

NESSUNA IDEA – Il fallimento sportivo era percepito già in estate: ancora una volta siamo costretti a scrivere cose già dette, ma quell’eliminazione in Coppa Italia – proprio col Marina di Ragusa – doveva far suonare il campanello d’allarme. Il clima del momento – con cani da guardia pronti a ringhiare – decise che la Coppa era un fastidio. Sette giorni dopo arriva la disfatta di Troina, con una prestazione da Promozione ma giustificata – anche stavolta – con problemi di preparazione e di mercato in fase di chiusura. Mister Cazzarò si prese le colpe, del lavoro di Rando e di quello di Zeman abbiamo già parlato. Inutile ripetersi, quello che lega le tre gestioni resta la convivenza con gruppi costruiti senza alcuna logica tattica e incapace di diventare mai una squadra. Nessuna idea di calcio, col paradosso di non essere mai stati così vicini alla zona playoff – a questo punto della stagione – come quest’anno. Sono 7 i punti di distacco dal Troina, erano 8 quelli della squadra di Modica due anni fa dall’Ercolanese (lo scorso anno non esiste): la differenza risiede tutta nella vacuità di questa squadra, figlia della pochezza gestionale di una proprietà che, per l’ennesima volta, viene bocciata.

BOCCIATURA TOTALE – Il silenzio stampa è l’ultimo schiaffo: in stagione Pietro Sciotto non è mai apparso, per scelta e per lasciare spazio al figlio Paolo che ha regalato perle sgrammaticate nella sera di Piazza Duomo, attacchi ai propri giocatori (come detto) nel post stracittadina, e rivendicazioni contro dirigenti dimissionari e tifosi dopo la vittoria col San Tommaso, con la certezza che senza il sinistro di Crucitti non si sarebbe mai presentato davanti ai microfoni. Società bravissima nelle battaglie di religione sui led pubblicitari (anche con la ragione non cambierebbe il senso dell’inutilità della diatriba in un momento sportivo così delicato), assente quando c’è da prendersi responsabilità reali. La contestazione torna viva, vibrante, forte e, questa volta, definitiva.

*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina

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