Messina-Matelica, l’ultima recita

Pubblicato il 17 Maggio 2019 in Primo Piano

Ultima volta sul palco, della tragicommedia giallorossa, per Pietro Infantino e un gruppo di ragazzi martellati dall’incredibile inconsistenza societaria. Ultima scena per il Messina che, a Latina, affronta il forte Matelica per una finale di Coppa Italia che non muterà il giudizio sulla seconda annata sciottiana.

IL GRANDE ASSENTE – Oberdan Biagioni questa finale avrebbe meritato di giocarla, la notte contro il Giulianova rimane l’unica vera emozione stagionale, irripetibile scrittura calcistica in una valle di amare lacrime pallonare. Il suo addio è archiviato e digerito, parentesi chiusa e onore delle armi per il tecnico che sulla Coppa Italia ha costruito la totalità della sua credibilità in giallorosso. L’allontanamento di Biagioni, però, è il gancio perfetto per raccontare questo ultimo periodo: il disfacimento del Messina passa anche dalla totale assenza di rapporti umani tra la proprietà e la squadra. Ultima grande prova il comunicato in cui si spiega come presto verranno avviate le trattative individuali per “una soluzione a saldo delle spettanze concordate per la stagione sportiva in corso”; strana formula quella di ingaggiare un calciatore a inizio stagione con un accordo che poi andrà ridiscusso a fine stagione. Chissà cosa ne pensano Assocalciatori, FIGC e LND, forse un bel niente e un velo pietoso accompagna anche questa vicenda.

LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA – La stagione terminerà con una sfida complicata per i giallorossi: il Matelica sarà pure la squadra di un piccolo centro marchigiano ma resta formazione vera e capace di ottenere 80 punti a sole tre lunghezze dal Cesena promosso in Serie C. Buona pace, quindi, per quelli che pesano le differenze anche in base al presunto blasone: il Matelica è la squadra favorita in questa finale, lo è per quanto mostrato in stagione a dispetto di un Messina ondivago e spesso crollato quando c’era da mostrare i muscoli, ultimo esempio la sfida con la Sancataldese. Un lancio senza paracadute, però, questa finale per un Messina che potrebbe imparare a volare per non schiantarsi e mostrare un orgoglio da mettere sul piatto quando ci sarà da sedersi a trattare con Paolo Sciotto e le sue instancabili calcolatrici. Classica partita senza pronostico e logiche tattiche: il primo passo sarà quello di trovare la giusta dose di personalità, in campo servirà mostrarsi convinti e lottare prima con il cervello e poi con gambe e cattiveria. Partita senza freni però, perché questo Messina ha già chiarito la sua incapacità nel gestire. Intensità e leggerezza mentale, solo così i giallorossi potranno essere credibili di fronte a un avversario con un cammino con pochi intoppi in stagione.

I LEADER – Le assenze di Bossa, Lourencon e Arcidiacono negano la sfida a tre dei protagonisti dello spogliatoio, allo stesso tempo fanno riaffiorare il ricordo di quel nervosismo inutile nell’intervallo di una sfida dominato dal punto di vista mentale contro il Giulianova. Non si piange sul latte versato e allora è tempo di misurare lo stato dei presenti e trovare la formazione anti Matelica (valutando pure le scorie lasciate dal lungo viaggio in pullman): in porta non esistono alternative a Meo, difesa tipo con Zappalà e Ferrante che tornano in coppia dopo la squalifica di Rotonda. In mezzo i dubbi maggiori, dettati anche dalla scelta del modulo. La voglia di affiancare Pirrone a Traditi esiste, se dovesse essere centrocampo a due allora certo del posto sarà Tedesco in attacco, anche se le sue prestazioni come esterno sono forse meno credibili di quelle da centravanti. Il giovane calabrese torna utile anche con un centrocampo a tre con Selvaggio a completare il trio; se dovesse spuntarla Amadio, invece, allora salirebbero le chance per Marzullo. Pochi dubbi quindi per mister Infantino, e probabilmente le scelte contano davvero pochissimo. Il Messina degli Sciotto “rischia” di mettere in bacheca un trofeo, clamoroso successo per una società incapace di trovare una logica gestionale. La realtà, però, racconterebbe di un gruppo di ragazzi che nonostante i propri limiti e le tante difficoltà ha deciso di scrivere una personale piccola storia.

MESSINA (4-3-3) Meo; Biondi, Zappalà, Ferrante, Barbera; Traditi, Pirrone, Selvaggio; Catalano, Cocimano, Tedesco. All. Infantino

MATELICA (4-2-3-1) Avella; Visconti, De Santis, Benedetti, Riccio; Favo, Lo Sicco; Angelilli, Melandri, Mancini; Dorato. All. Tiozzo

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