Non ingannino le assenze di Rea e Palumbo. Berardi tra i pali, Mileto e De Vito sulle corsie esterne, Musacci in cabina di regia, Mancini tra le linee, Pozzebon e Milinkovic in avanti: questa la formazione tipo del Messina partorita sotto le varie indicazioni di Bertotto, Tosto, Leonardo e Stracuzzi. Un dato è quindi oramai evidente, con la gara contro la Paganese ad offrirne l’ennesima dimostrazione: se la partenza di Giorgione è stata almeno in parte compensata dal dinamismo di Foresta, nessuno ha invece raccolto l’eredità tattica lasciata da Fornito, con Baldassin (sanguinosa la sua cessione), Capua, Lazar e Ricozzi ad alternarsi senza fortuna come ideale controfigura. Musacci e Baccolo, tra alti e bassi, possono reggere un confronto alla pari, ma il paragone con la passata stagione mostra chiaramente come il centrocampo sia il reparto più debole di una squadra sempre alla ricerca di un’ispirazione di fronte al foglio bianco del match. Il tecnico Marra (voto 5) ha già sperimentato tre sistemi di gioco diversi in sette giornate: il Messina non ha ancora una vera identità, l’approccio alla gara con gli azzurrostellati di Grassadonia rivela tutti i limiti di un gruppo apparso spesso frastornato dai continui cambi. Errori elementari nel possesso palla, scarsa incisività, eccesso di egoismo nei singoli: peccati capitali per una compagine che aspira al quarto posto.
Berardi 5: poco reattivo sul gol di Deli, si fa trafiggere sul proprio palo dal destro in corsa di Longo.
Mileto 4,5: Reginaldo e Deli dialogano indisturbati fino al cuore dell’area, il terzino campano li osserva senza intervenire. Facilitato in marcatura dalla giornata negativa di Della Corte, si rivela praticamente nullo in fase di spinta. (dal 15’ s.t. Ionut 5: presenza valida solo per le statistiche, mai uno spunto interessante)
Bruno 5: in ritardo su Longo nell’azione del secondo gol campano. Tra i meno colpevoli del naufragio generale grazie ad una buona personalità in progressione e una discreta visione di gioco.
Maccarrone 5: statico sul pallone che Deli calcia in rete. Per il resto, solite gravi amnesie a penalizzare i mille duelli vinti sfruttando la propria fisicità.
De Vito 5: firma con la Paganese la sua peggior prestazione con la maglia del Messina. Poco lucido quando si proietta oltre il centrocampo, è in clamoroso ritardo su Longo nell’azione che chiude di fatto i giochi.
Ricozzi 5: Deli e Pestrin giganteggiano tra le linee, l’ex genoano osserva impotente. (dal 1’ s.t. Madonia 5: mai nel vivo del gioco, il suo ingresso non sposta di una virgola l’andamento dell’incontro)
Musacci 4,5: perse le chiavi di casa, resta fuori dalla porta a meditare. Lento e abulico, regala una giornata da protagonista all’esperto Pestrin.
Foresta 5: smarrito nel fitto centrocampo campano, non trova mai lo spunto per poter rendersi utile alla causa.
Mancini 5: gara anonima per l’eroe di Catanzaro, troppo impegnato ad arginare le falle in mediana per supportare adeguatamente il tandem d’attacco. (dal 18’ s.t. Ferri 5: vale il discorso fatto per Madonia. Prova a giocare la carta del dinamismo, i risultati non lo premiano)
Pozzebon 5: suo l’unico tiro verso la porta difesa da Marruocco. Il calcio è un gioco di squadra, l’ex Lucchese regola tutti i conti in solitaria.
Milinkovic 5: svaria su tutto il fronte offensivo nell’attesa di un’illuminazione. Godot, però, non arriva.
PAGANESE Marruocco 6,5; Alcibiade 6,5, Camilleri 6,5 (dal 18’ s.t. Dicuonzo 6), Silvestri 6; Cicerelli 6,5, Maiorano 6 (dal 27’ s.t. Tagliavacche 6), Pestrin 6,5, Deli 7, Della Corte 5,5; Reginaldo 6, Herrera 5,5 (dal 23’ s.t. Longo 6,5). All. Grassadonia 7.