Messina, pagelle di fine anno: Foggia-Mvp, Novelli è mister perfezione

Pubblicato il 5 Luglio 2021 in Primo Piano

Campionato finito: tempo di voti finali. Primo posto e promozione che fanno rima con giudizi carichi di lode. Per il Messina è stata una stagione quasi impeccabile e il ritorno tra i professionisti è un premio strameritato.

NUMERI – 74 punti, con 21 vittorie, 11 pareggi e solo 2 sconfitte. L’ultima in casa del Rende il 24 gennaio, dopo arrivano 21 risultati utili consecutivi. Miglior attacco del campionato con 66 reti realizzate e miglior difesa – in condominio col Football Club – con 25 gol subiti. Questi i numeri finali del Messina di Raffaele Novelli, con la ciliegina dei 20 gol di Ciro Foggia che si prende la palma di capocannoniere (in coabitazione con Terranova del Dattilo) e – piccolo spoiler – anche quella di miglior calciatore della stagione dei giallorossi. I voti ai calciatori arriveranno, prima andiamo con ordine: la proprietà.

I SOCI – Pietro Sciotto (voto 7,5) ci ha messo quattro anni per coronare il suo sogno, quello di riportare il Messina tra i professionisti. Una meta che non gli basterà, non potrebbe essere diversamente per un uomo che – come personaggio impone – non smette di ricordare che nella vita “non è abituato a perdere”. I primi 3 anni sono stati un fallimento sportivo senza sosta: il primo impregnato di disorganizzazione, la stessa che è mancata in un secondo finito con una vittoria a Rotonda e i playout evitati per un punto. Poi la svolta, o quasi. Un primo passo c’era, quello che faceva capire al numero uno giallorosso che questo viaggio andava fatto in compagnia. Il primo tentativo è un buco nell’acqua: parte sotto i migliori auspici il binomio con la dirigenza ex Camaro, finisce sotto i colpi incessanti di un campionato amarissimo. Una stagione iniziata male e terminata in anticipo, ma le gioie non sarebbero arrivate. L’estate è fatta di pandemia e incertezze: Sciotto fa la mossa che non ti aspetti e chiude l’accordo per il 30% del suo club con l’imprenditore salernitano Carmine Del Regno (voto 7,5). Una decisione ragionevole, che fa comprendere come Sciotto abbia messo da parte la voglia di accentrare tutto nelle sue mani e iniziato un processo da vero presidente vincente. L’arrivo di Del Regno porta alla costruzione di un organigramma preciso, strutturato e dai ruoli ben precisi. Fondamentale il basso profilo che Del Regno si impone, con dichiarazioni ridotte al minimo indispensabile e il sottolineare – anche in maniera formale – l’importanza dell’armonia con Pietro Sciotto. Bravo – l’imprenditore tirrenico – a scegliere un’esposizione minore rispetto al primo triennio, con le parole più importanti arrivate solo a festa iniziata. Cosa accade – o sia accaduto – nelle segrete stanze poco importa, la facciata racconta di un binomio in sintonia, quello che conta. Al Messina non è mancato nulla in questa stagione, sia in termini organizzativi che economici. Un onere che la proprietà si è sobbarcato senza battere ciglio, anche in una stagione in cui le entrate (vedi le infinite porte chiuse) sono state ridotte al lumicino, con la boccata d’aria vitale delle dirette Facebook a pagamento per gli incontri interni.

LA DIRIGENZA – Il valore di una proprietà che vince un campionato non può essere messo in discussione, ma nessuna proprietà – lo dicono i primi 3 anni di Sciotto – può nulla senza una dirigenza forte, capace e che conosce il proprio ruolo. Tre nomi su tutti: Claudio Cammarata, Pierluigi Di Santo e Cocchino D’Eboli. Ai primi due concediamo una menzione d’onore, più di un semplice voto, perché il loro lavoro dietro le quinte è stato silenzioso, ma incessante. Una citazione anche per Pasquale Leonardo, per tanti mesi sempre al fianco della squadra. Sul responsabile dell’area tecnica, invece, occorre fare un discorso separato. Cocchino D’Eboli (voto 9) arriva a Messina dopo quello che lui, più volte, definisce “un incidente di percorso”. Una squalifica arrivata nell’ambito dell’inchiesta Dirty Soccer. Da parte sua, D’Eboli, non è mai voluto entrare nel merito, ma ha sempre palesato un certo dolore per essere stato invischiato in una vicenda per la quale si dichiara, comunque, estraneo. Evento da citare, perché è una delle motivazioni forti che spinge D’Eboli a lavorare per l’obiettivo vittoria. Voleva tornare nel calcio e voleva tornare a vincere. Un’abitudine, per lui. Costruisce un gruppo di calciatori vincenti, che la categoria l’avevano già conquistata e che, soprattutto, avevano stima e affetto reciproci. Amici, alcuni anche migliori amici, e legati da una fraternità che spiega i veri valori di un gruppo. Si pensi a Vacca e Aliperta, per esempio. Cocchino D’Eboli non sbaglia un colpo, a lui – in uno dei sabati pre gara – abbiamo confessato di aver provato a cercare un suo errore, ma senza riuscirci. Forse, la scelta del primo portiere stagionale non è la migliore, ma la correzione in corsa mostra un direttore capace di pescare il pesce grosso al momento giusto. Nulla lasciato al caso: Arcidiacono non stava benissimo, ecco il colpo Cunzi. Il caso lo sfida, e nel giorno dell’arrivo di Cunzi si infortuna, gravemente, Addessi. Problema? Soluzione. Ed ecco l’ingaggio di Fabio Oggiano. Potrebbero sembrare eccessi, ma un campionato così lungo e senza date certe meritava questo tipo di attenzione. Sempre accanto alla squadra, difficile da accontentare e quando c’è da battere i pugni sul tavolo arriva puntuale, vedi post pari col Marina di Ragusa.

MR. PERFEZIONE – Del protagonista parleremo a breve, prima citazione meritata per lo staff tecnico che accompagna Raffaele Novelli. Giudizi con lode, allora, per il vice Ciardiello, il preparatore dei portiere Limone e il preparatore atletico Russo. Fondamentale il loro apporto, perché senza un lavoro di squadra e in simbiosi non si va da nessuna parte. Supporti necessari per un tecnico tanto maniacale come Novelli. Altre menzioni: magazzinieri, massaggiatori e staff medico, nella loro interezza. Diventato, quest’ultimo, protagonista in una stagione pandemica fatta di tamponi e consigli per prevenire i contagi. E, forse, non a caso il Messina non paga il conto col Covid. A guidare la parte tecnica, però, c’è un direttore d’orchestra severo. Quante volte abbiamo scritto di Raffaele Novelli? Tantissime, con la necessità di sottolineare la sua arguzia come tecnico e profondità come uomo. Un allenatore che non lascia spazio alle chiacchiere e dalle sue conferenze pre gara, per esempio, di succo se ne tira fuori ben poco. Tanto che – nel post gara di Sant’Agata – è il primo a scherzarci dicendo di aver concesso poco ai giornalisti con le sue frasi quasi tormentone. Dichiarazioni che sembravano di facciata, ma tra le righe emergeva una grande preparazione e la voglia di non sbagliare nulla. Perfezionismo sempre e comunque, dettato da un rispetto profondo degli avversari e della capacità di non dare nulla per scontato. Citato già in altri articoli, repetita iuvant, e allora quel “il campionato si deciderà all’ultima giornata” non era profezia scaramantica, ma la consapevole presa di coscienza che il lavoro non sarebbe stato facile. Novelli mostra un Messina che cresce alla distanza, che alterna un gioco che strappa applausi a tanta sostanza. Una mossa che svolta la stagione, infatti, è quella di far vedere una squadra capace anche di soffrire, di ripartire e cercare la profondità con qualche lancio lungo. Un Messina che si sa adattare a tutte le stagioni, a tutti i terreni e avversari. Novelli esalta il gioco e valorizza i singoli: con lui brillano tutti, tranne qualche rara eccezione, e tutti si ritagliano la fetta di importanza. Tutti corrono, fino alla fine e nonostante sia luglio. Foggia rinasce grazie al lavoro che il tecnico gli cuce addosso, la cima della classifica cannonieri parla in questo senso. Difficile menzionare partite sbagliate o errori gravi da imputare esclusivamente al tecnico: uomo capace di prendersi le colpe senza paure e di rimproverare i suoi ragazzi quando sarebbe stato comodo fare altro. Mai una polemica o un tono acceso, tanto che le due espulsioni stagionali stridono con la pacatezza e l’educazione con cui si rivolge a chi gli si avvicina. Voto finale: 9,5.

LA SQUADRA – Dare voti a calciatori che hanno giocato qualche minuto non sarebbe corretto, quindi, per ragazzi come Bellopede, Garofalo, Saindou e Polichetti è più utile un sincero in bocca al lupo per la loro carriera. Stesso discorso, ma un’altra età, per Fabio Oggiano che scende in campo troppo poco per essere giudicato correttamente. Solo una citazione per chi è stato solo di passaggio come Daniello, Cruz, Catalano o Acquadro. Un voto finale, allora, è giusto darlo solo a quei calciatori che sono scesi in campo con continuità. Schema classico con qualche dato statistico, prima altro piccolo spoiler: il podio. Abbiamo detto – già nel titolo – che l’MVP stagionale è Ciro Foggia, con lui ci sono Paolo Lomasto e Leonardo Caruso.

PORTIERI
Leonardo Caruso – 18 presenze | 1620’ | 10 reti subite | 8 clean sheet. Voto 9: girone di ritorno più l’esordio nell’ultima di quello di andata contro il Sant’Agata. Un tiro dalla distanza di Perkovic gli rimbalza alla fine, lui lo legge bene e lo devia in corner. Il valore è evidente, non sbaglierà un colpo. La stracittadina è l’apoteosi, gara in cui tira fuori un paio di miracoli su Caballero e spinge il Messina alla vittoria. Decisivo.

Alessandro Lai – 16 presenze | 1440’ | 15 reti subite | 7 clean sheet. Voto 6: la sufficienza la merita, perché anche nella sua stagione ci sono alcuni interventi decisivi che pesano. In casa del Santa Maria Cilento e contro il Paternò al San Filippo: due parate all’ultimo istante per 4 punti totali, senza sarebbe stato solo 1. Gli errori ci sono, anche gravi e palesi. Quello di Ragusa il più evidente, nonché l’ultimo. Prima non è perfetto contro la Gelbison o sul campo del Rotonda. Peccati più che veniali, ma il suo apporto c’è stato.

DIFENSORI
Aleksandar Boskovic –  16 presenze | 779’. Voto 6,5: quando viene chiamato in causa si fa trovare sempre pronto. La concorrenza è spietata, lui deve ritagliarsi il ruolo di rincalzo e di muro per i minuti finali nelle gare di sofferenza. Mai una parola fuori posto, sempre e solo positività. Riserva di lusso.

Bruno Cascione – 29 presenze | 2272’ | 2 assist. Voto 7,5: un motorino senza sosta. La sua stagione comincia in punta di piedi, poi prende confidenza con le richieste del mister e diventa un incessante aratro sulla corsia destra. Pochissimi errori, tante prove di sostanza e arma offensiva di ottima qualità. Nel finale lo rallenta un problemino fisico, quando non c’è si sente parecchio.

Paolo Giofrè – 29 presenze | 2430’ | 1 assist. Voto 7: il suo inizio di campionato è brillante, poi deve imparare a lottare anche quando c’è da difendere. Non sempre è perfetto, quasi mai commette errori importanti. Ha talento, buona tecnica e tantissima gamba. Potenziale ancora da far esplodere totalmente.

Alessio Izzo – 9 presenze | 497’. Voto 6: gioca pochino, quasi un obbligo in un finale nel quale il titolare Giofrè deve fermarsi per infortunio. Soffre la mancanza di ritmo partita, però l’impegno è tantissimo. Voto e giudizio che vale per lui e i ragazzi – prima citati – che hanno giocato meno.

Paolo Lomasto – 31 presenze | 2735’ | 3 reti | 2 assist. Voto 9: fuori dal campo è quasi schivo, almeno con la stampa, ma sempre con un bel sorriso accennato ed educato. In campo è una macchina indomabile di parole, richiami, consigli, sgridate, indicazioni. Leader totale. Mai sottotono, sempre preciso e attento, anche nelle gare più complicate riesce a cavarsela con esperienza e mestiere. Pochi fronzoli, caratteristica che serve a far capire ai compagni quando non è la giornata giusta per cincischiare. Nel finale di stagione mette a segno 3 pesantissime reti. Ministro della difesa.

Luciano Mazzone – 21 presenze | 904’ | 1 assist. Voto 6: il minutaggio chiarisce come le presenze siano fatte, soprattutto, di bisogno di forze fresche nel finale. In carriera non aveva mai davvero fatto il terzino destro, per Novelli è quello il suo ruolo e lui si applica con la giusta dose di umiltà e voglia.

Sergio Sabatino – 29 presenze | 2598’ | 2 reti | 2 assist. Voto 8,5: che giocatore! Intelligenza tattica clamorosa, personalità da vendere e lucidità perenne. Gli anni che avanzano lo spostano dalla corsia mancina al centro, un nuovo lavoro che interpreta alla grande. Regista aggiunto, quando il centrocampo soffre ci pensa lui a supplire e, come Lomasto, non si risparmia mai nei duelli con gli avversari. Firma anche due reti, l’ultima con un gran sinistro al volo nel giorno della promozione. Di categoria superiore.

CENTROCAMPISTI
Domenico Aliperta – 29 presenze | 2507’ | 6 reti | 5 assist. Voto 7:
complicato giudicare la sua stagione. L’impatto contro l’Acireale è devastante, un Van Bommel in salsa campana che lascia a bocca aperta. Poi il calo, evidente. Troppo lezioso, spesso più innamorato della giocata che della concretezza. La sua regia, a volte, non basta e soffre le continue marcature a uomo. Nel calcio, però, c’è di più. Perché lui è l’anima di questa squadra. Guida in campo, sempre capace di far vincere la diplomazia con arbitri e avversari, bravissimo nel fare da collante e tenere unito il gruppo. La punizione contro il Football Club – che vale la vittoria nello scontro diretto e lo scatto mentale in avanti – porta la sua firma, forse non a caso. Anima e cervello.

Carmine Cretella – 33 presenze | 2059’ | 3 reti | 5 assist. Voto 8: l’inizio stagione non è così brillante. I colpi sono evidenti, ma non riescono mai. Per Novelli è – e resta per tutta la stagione – un jolly tra mediana e attacco, lui si cala pian piano nella realtà della Serie D e la sua tecnica prende il sopravvento. Mai fine a sé stesso, sempre utile alla squadra e al servizio di essa. Firma anche 3 reti, di cui una splendida a Troina. Regala numeri di alta scuola che fanno intravedere un futuro vero calciatore. Il ragazzo dal kimono d’oro.

Clemente Crisci – 27 presenze | 952’ | 1 rete. Voto 6: classe 2002 come Cretella e alternativa al compagno. A differenza sua, però, non incide come potrebbe e resta un calciatore dal potenziale inespresso. Tanta volontà, ma poca sostanza. Una rete pesante, quella sul campo del Santa Maria, che pesa come un macigno.

Alessio Cristiani – 30 presenze | 2116’ | 2 reti | 4 assist. Voto 8: su di lui il pregiudizio è sempre positivo. Instancabile, vero esempio di centrocampista box to box. Regala sostanza e concretezza, poi l’energia per correre in fase offensiva e contribuire in fase di realizzazione o di ultimo passaggio. Il famoso lavoro oscuro, lui ne è l’esempio. La sua rete contro il Paternò nella gara d’andata è fondamentale. È uno dei reduci della passata stagione, cancella i difetti e mostra una grande crescita in personalità. Insostituibile.

Giovanni Lavrendi – 19 presenze | 875’. Voto 6,5: professionista esemplare. Quando Novelli lo chiama in causa lui c’è sempre, anche nel ruolo di regista atipico. Si impegna, non molla mai e dà tutto per la maglia. La sua stagione finisce malissimo, con un ginocchio che cede nella sfida contro il Marina di Ragusa. Forza Gianni!

Raffaele Vacca – 30 presenze | 1507’ | 2 reti | 2 assist. Voto 6: tra potenziale e quanto mostrato c’è una certa differenza. Uno dei grandi colpi del mercato di Cocchino D’Eboli, forse quello che è riuscito a rendere meno. Parte con qualche difficoltà, poi si fa male e perde titolarità e continuità. A centrocampo i titolari viaggiano forte, lui è bravo a ritagliarsi il ruolo di rincalzo di lusso e dare sempre tutto il possibile. Nella fase centrale della stagione gioca pochissimo, ma non molla di un centimetro e non crea mai una polemica. Serietà.

ATTACCANTI
Simone Addessi – 16 presenze | 996’ | 7 reti | 1 assist. Voto 7,5: nel momento migliore della sua stagione il tendine d’Achille cede. Amarissimo dolore, per un ragazzo che a Messina cercava il riscatto dopo un paio di anni sfortunati per colpa di una caviglia in disordine. Colleziona prestazioni sempre di alto profilo, con un grande impatto emotivo e tecnico in ogni gara. Quando trova il ritmo segna a ripetizione, poi l’infortunio. Il ballo di Simone!

Pietro Arcidiacono – 24 presenze | 1476’ | 7 reti | 3 assist. Voto 7: capitano sfortunato. Terzo anno alla corte di Sciotto, quello decisivo per il salto di categoria ma anche quello con più problemi fisici. Segna solo gol pesanti, soprattutto i primi e mostra la via ai compagni con un sacrificio incessante. Contro il Football Club si fa male alla caviglia, poi il polpaccio lo tormenta e nel finale gioca un po’ meno. Firma l’ultimo gol stagionale.

Mauro Bollino – 33 presenze | 2018’ | 10 reti | 10 assist. Voto 8,5: quanta classe c’è in quel sinistro? Mancino clamoroso e capace di alcune perle meravigliose. Finisce in doppia/doppia tra gol e assist, 10 come il numero che porta sulla maglia e che merita. Festeggia in lacrime, perché il ginocchio che gli era saltato qualche anno fa aveva fatto dire – a qualche misero mestierante – che ormai l’ex Palermo fosse zoppo. Pura classe cristallina.

Evangelista Cunzi – 8 presenze | 427’ | 2 reti. Voto 7: è la mossa per saldare il primato di D’Eboli. L’infortunio di Addessi gli concede più spazio dell’immaginato, lui risponde segnando in due gare consecutive che portano 6 punti fondamentali. Minutaggio contenuto, ma di altissima qualità. Asso pigliatutto.

Ciro Foggia – 33 presenze | 2782’ | 20 reti | 6 assist. Voto 9,5: il miglior giocatore della stagione del Messina. Capocannoniere del Girone I, il più presente e dal minutaggio più alto. Una continuità spaventosa, con reti pesantissime – e tantissimo lavoro utile alla squadra – arrivate nel momento giusto. Un esempio? La gara di andata sul campo del Dattilo. Un altro? Quella interna contro il San Luca. E, prima, quella con il Castrovillari. Poi il gol a Paternò. Su tutto, però, c’è la doppietta – di furbizia e rapacità – dell’esordio a Cittanova. Da 2-0 a 2-2 grazie a Ciro Foggia, due reti che evitano conseguenze ambientali che non avrebbero avuto paura di arrivare seppur presto. La Serie C lo aspetta, di nuovo.

Salvatore Manfrellotti – 18 presenze | 189’ | 1 rete. Voto 6: lui è un po’ il simbolo della pazienza. In tantissime gare, infatti, Novelli lo fa scaldare per decine di minuti, lui inizia e poi guarda il suo tecnico che, però, tarda sempre a farlo entrare. Gioca pochissimo, colpa anche di un Foggia straordinario. Professionista esemplare, non fiata e non contesta mai. Firma un solo gol, un altro gli viene annullato a Licata per motivi ancora ignoti. Sarebbe stata una rete pesantissima, un po’ un giusto premio. Peccato, per tutto.

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