Messina, il patto di Roma

Pubblicato il 10 Febbraio 2017 in Primo Piano

Una trama intricatissima che non permette distrazioni, complicata dalla molteplicità dei personaggi coinvolti e dalle loro mille e sostanziali differenze. La telenovela Acr Messina non sembra volersi smentire: tre i preliminari di accordo stipulati in queste ultime settimane. Dimenticato Franco Proto, sembrava essere finito nel dimenticatoio anche l’avvocato Angelo Massone e la sua cordata di imprenditori internazionali. Lo scorso 30 gennaio sembrava essere arrivata la tanto agognata svolta: accordo tra gli attuali soci e una cordata calabrese rappresentata, tra gli altri, da Pasquale Gerace e Giuseppe Marcianò. Impatto entusiasta da parte dei nuovi potenziali soci, senza però il classico passo più lungo della gamba. Giornate di silenzio quelle successive all’incontro, ritmate dallo studio attento di carte e bilanci aggiornati. Nulla lasciato al caso, perché il monte debitorio da abbattere non è qualcosa da poter prendere sottogamba. Giorni che passano senza novità, tanto che i primi spifferi spegnevano l’entusiasmo iniziale. Sottotraccia, intanto, continuava il pressing dell’avvocato Massone, supportato anche dal diritto di prelazione con scadenza al 10 febbraio. Sul piatto sempre il 70% delle quote appartenenti a Natale Stracuzzi e Piero Oliveri. Pronto l’ennesimo colpo di scena: incontro a Roma fissato nella giornata di venerdì tra tutti i soggetti interessati. Un grande tavolo per tante anime differenti: da una parte l’attuale base societaria del Messina, dall’altra sia Angelo Massone che la cordata di imprenditori calabresi. Sarà decisiva per il futuro del calcio messinese la trasferta romana, non va infatti dimenticata la data del 16 febbraio prossimo. Quello il limite imposto per il pagamento delle mensilità di dicembre e gennaio, con le casse societarie che necessitano un’immissione di liquidità non più rinviabile. Nonostante le dimissioni dalla carica presidenziale, Natale Stracuzzi sembrerebbe aver spinto in maniera concreta verso questa soluzione. Proverà ad essere lui il collante tra i tantissimi, e diversissimi, interessi presenti al tavolo delle trattative. Nelle idee dell’ex presidente l’ingresso dei due nuovi poli dovrà essere in quota paritaria al 35%. In questa maniera non verrebbero intaccate le quote dei restanti soci: Antares rimarrebbe al 10%, Nino Micali non vedrebbe messo in discussione il suo prezioso 2% mentre Stracuzzi e Oliveri si diverrebbero il restante 18% (11 al primo e 7 all’attuale presidente). Nuova composizione societaria che garantirebbe, così, gli introiti necessari per il mantenimento della gestione sportiva fino al prossimo 30 giugno. Rimangono sullo sfondo, invece, gli imprenditori Ruvolo e Gallina: la loro presenza si è rivelata decisiva per la stipula della nuova fideiussione, i due però non sono mai entrati concretamente nell’organigramma societario, non rilevando alcuna percentuale di quote. Gli ultimi sviluppi, collegati allo sforzo economico profuso, starebbero provocando non pochi fastidi ai due imprenditori.

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