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Se non puoi vincere, non devi perdere. Vecchio adagio che torna utile per accettare il pari del Messina contro il Picerno. La classifica, però, resta in allarme e il calendario in salita suggerisce come i giallorossi debbano cambiare passo e trovare un paio di pesanti risultati a sorpresa.
SCHIACCIATI – La sfida contro i lucani è di quelle che, in un altro contesto di graduatoria e di stagione, verrebbe accolta e analizzata con altri parametri di critica. La situazione, però, consiglia piedi di piombo e tantissima lucidità. Il Messina non gioca, tatticamente parlando, una buona partita. Il Picerno ha un piano preciso, diventa dominatore del gioco e riesce a far correre a vuoto i giallorossi. Franco si abbassa ed è sempre libero di costruire, Volpicelli fa lo stesso e taglia fuori Buchel dal pressing. Il Messina, quindi, si schiaccia troppo e non riesce mai a portare pressione in avanti. Banchieri (voto 6) deve fare di necessità virtù, ma il piano tattico che prova a mettere in pratica non può convincere. A salvare il Messina, quindi, è un mix di mancata concretezza lucana e grande carattere giallorosso. Sul piano mentale, infatti, la squadra pare matura e totalmente calata nella parte. Ottimo, perché questo è uno degli aspetti più difficili da costruire, in corsa poi. Quindi, il difetto del Messina – già visto contro Casertana e Latina – resta quello tattico. Il rombo visto nelle due precedenti uscite finisce in soffitta, perché il Picerno è squadra che sa sfruttare l’ampiezza e va tamponata. Vicario e Tordini vengono sacrificati sull’altare dell’equilibrio, e la loro partita è un grande “vorrei ma non posso”. L’uomo sulla trequarti sommato alle due punte aveva permesso al Messina di avere maggiore occupazione della zona offensiva e capacità di riempire l’area. Contro il Picerno questo non può accadere, in primis perché la palla è sempre loro – infatti Buchel incappa nella sua peggiore prestazione – e poi perché il baricentro è troppo basso. Che significa? Che c’è troppa distanza. Luciani è solo, inoltre non è adatto a questo tipo di calcio di lotta e di governo. Il centrocampo è basso, così Garofalo e Crimi devono fare i chilometri per accompagnare. Al capitano riesce meglio, forse spinto anche da una forza mentale che serve da esempio. Però, dal punto di vista meramente tattico diventa evidente che il Messina non può far gol. O meglio, deve funzionare l’unico spartito che Banchieri ha ideato: l’attacco della profondità. Quasi, perché l’unica volta che Vicario riesce a entrare dentro il campo per imbucare, Luciani spreca. Era stato bravo a prendere il tempo e sfruttare l’unica mancata lettura del fischiato Manetta, ma la sua conclusione è raccapricciante. Non si può sbagliare un gol del genere, e soprattutto in quel modo. Classico finale del Luciani quando non calcia di puro istinto. “Maturerà”, dirà qualcuno, ma sarebbe tempo che lo faccia guardando un po’ di più Costantino e De Sena. Banchieri decide di farne a meno: il primo in ritardo di condizione, il secondo con la febbre. Due ottime giustificazioni, ma in una finale – perché di questo si trattava – sarebbe meglio andarci coi migliori. Il Messina, forse, è ancora nella fase in cui ragionare sul periodo pesa più che pensare all’urgenza. Chissà, la classifica non sembra permettere ragionamenti eccessivi e il calendario è pure peggio.
LAVORO TATTICO – Occorre, comunque, essere lucidi, dicevamo. Perché il pari è il miglior risultato possibile col senno di poi. Dopo aver visto la partita, insomma. Perché il Picerno non lascia scampo dal punto di vista del palleggio, sbaglia un rigore – bravissimo Krapikas – e spreca una marea di situazioni di superiorità numerica. La loro partita, come complesso, è insufficiente perché totalmente monca della fase di finalizzazione. La gestione, però, basta e avanza per permettere a Summa di non dover parare nulla se non il colpo di testa molle di De Sena. Il bicchiere deve essere mezzo pieno, perché la consapevolezza di ciò che si aveva di fronte rompe il velo di illusione. Certo, la situazione di classifica è talmente difficoltosa che un pari interno diventa un mezzo dramma numerico. Ma l’aritmetica non è tutto, così aiuta prendere il meglio anche da una prestazione insipida e continuare a lavorare. Ovvio, Banchieri deve fare di più. La luna di miele non può durare per sempre, e anche quel minimo di retorica nelle dichiarazioni lascia il tempo che trova. Serve cambiare passo e trovare un’identità definitiva. La rosa è duttile, ma è un vantaggio da gara in corso; adesso è tempo di avere una base di partenza. Costantino la condizione la deve trovare in campo, quando la benzina finirà alzerà il braccio e verrà sostituito. Anche De Sena deve giocare sempre. Fastidi e febbre sono il passato, da ora in poi servono sempre in campo. Come? Problemi di Banchieri, nel senso che rombo o 4-4-2 in linea sono temi per lui e il suo staff; ma le due punte centrali e di peso non possono mancare. Il Messina non fa gol con facilità, inoltre non ha una batteria di centrocampisti o esterni con tante reti nei piedi. Contro il Picerno è diventato evidente: il sistema non ha aiutato e anche la capacità di occupare il campo non è stata brillate. La sensazione suggerisce che questa squadra possa trovare maggiore agio – nelle due fasi – se schierata su quattro linee: reparti più vicini e palleggio corto.
EPISODI E CALENDARIO – Le prime tre uscite, quindi, hanno mostrato tre squadre diverse. In sfide, poi, anche parecchio episodiche. A Caserta il pari campano è arrivato dopo che De Sena aveva sprecato il raddoppio, col Latina senza il pari arrivato a fine primo tempo sarebbe stata un’altra partita, per interpretazione delle due squadre. Col Picerno è stato Krapikas a tenere la squadra in gara dopo il penalty regalato da Gyamfi. Insomma, tanti momenti chiave che hanno scritto gli esiti. Banchieri si è soffermato anche sull’arbitro, lo ha fatto per politica calcistica e per farsi sentire con un tono diverso rispetto a quello di Modica. Temi buoni per tutte le stagioni, dato che una settimana fa era stato Boscaglia a lamentarsi della direzione arbitrale. Questo suggerisce che il filo dei nervi è sottile e che tutte le squadre proveranno a portare dalla loro parte ogni questione. E Banchieri, da questo punto di vista, non vuol essere da meno. Importa il giusto, quello che conta di più e il campo oltre alla velocità con cui, come dicevamo, verrà trovata l’identità giusta. Il calendario non aiuta, ma questo Girone C non ha protagonisti imbattibili. Squadre forti parecchie, candidate alla promozione tante ma nessuno è insuperabile. Inoltre, il Messina ne ha bisogno. Per intenderci serve un doppio colpo alla Raciti, come con Bari e Palermo. Il cammino è insidioso, perché il prossimo mese vede solo avversari di alto profilo, dopo arrivano gli scontri diretti. Importa? Sì, perché non si può far finta che non conti nulla, dato che non è vero che alla fine devi giocare con tutte, conta pure quando ci giochi. Certamente, il Messina non può fare calcoli ma solo punti.
Krapikas 8
Secondo rigore parato in stagione, nella sua partita anche due ottimi riflessi su Volpicelli ed Energe. Bravissimo a mettere sicurezza e risolvere tutte le mischie.
Gyamfi 5
Para anche lui, ma non dovrebbe. Rigore netto. In generale fatica parecchio, si nota una condizione ancora da costruire.
Gelli 6,5
Che impatto. Ottima prova dell’ex Trapani per capacità di lettura e senso della posizione. Non perde alcun duello e non lesina fisicità quando serve.
Dumbravanu 6,5
Sembra perfetto per giocare in coppia con Gelli; dalle sue parti non si passa e intercetta tutti i cross avversari. In netta crescita fisica.
Haveri 6
Buona la prima, perché dalle sue parti c’è da soffrire e lottare. Spinge poco per richiesta tattica.
Garofalo 6
Difficile che buchi la prestazione, sempre generoso e dentro la partita. Prende una traversa da palla ferma, si inserisce con puntualità ma non sempre viene servito. In fase di non possesso porta un buon pressing, ma la squadra si abbassa troppo e anche lui deve correre a vuoto.
Buchel 5,5
Impreciso e messo in difficoltà tattica dal Picerno. Volpicelli e Petito gli occupano lo spazio, nel traffico fatica anche perché gioca un terzo dei palloni delle uscite precedenti.
Crimi 6,5
Come lotta, ancora una volta. Contrasta ogni cosa presente in campo, regge nell’uno contro uno e ci prova in fase di conclusione. Leader assoluto, e grande esempio per impegno e costanza.
Vicario 6
Non c’è granché nella sua partita, se non la bella imbucata che Luciani spreca. Però, si intravede la qualità necessaria per incidere nella fase di assistenza. (dal 14′ s.t. Pedicillo 5,5: non entra bene in partita, troppi errori e troppe scelte sbagliate)
Luciani 5
Un film già visto. Ha la palla del vantaggio e la spara fuori, un grande classico del suo repertorio quando deve ragionare e non calciare di istinto. Gli manca ancora l’esperienza e la malizia necessaria. Sempre in fuorigioco, ma stavolta i compagni neanche lo servono. Il suo tempo in campo va gestito diversamente, al Messina serve altro. (dal 14′ s.t. Costantino 5,5: altro che potrebbe essere lui, ma non con questa condizione fisica. Deve crescere parecchio e in fretta, ma il tecnico dovrebbe arrendersi a farlo migliorare giocando e non solo in allenamento)
Tordini 5,5
Troppi fronzoli e poca sostanza, si sfianca in fase difensiva. (dal 30′ s.t. De Sena s.v.: non c’è voto, ma sulla sua testa arriva la palla della vittoria. Febbre alta per giorni, ma è il momento di un sacrificio senza soste)
PICERNO Summa 6; Pagliai 6, Manetta 6,5, Nicoletti 6,5, Guerra 6; Franco 6,5, Maselli 6 (dall’11’ s.t. De Ciancio 6); Energe 6 (dal 19′ s.t. Cardoni 5,5), Volpicelli 5,5 (dal 19′ s.t. Esposito 5,5), Petito 5,5 (dal 33′ s.t. Graziani s.v.); Bernardotto 5,5. All. Tomei 6,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya