Messina-Picerno, un perpetuo decadimento

Pubblicato il 31 Gennaio 2022 in Primo Piano

Due punti persi, un’occasione persa. Non perché il Picerno sia avversario facile da battere, ma perché il Messina non ha più tempo da perdere. Una classifica sempre più complicata, un cammino che non trova scossoni e una speranza legata all’ultimissimo giorno di mercato.

NON BASTA – Non c’è quasi nulla da salvare nella prestazione dei giallorossi contro la squadra di Leonardo Colucci. Approccio errato, ritmo soporifero e nessuna idea offensiva. Al Picerno bastano le marce basse per passare in vantaggio, quasi per inerzia e con un Reginaldo ancora vivacissimo protagonista. Il Messina non c’è, non ingrana e non punge mai. Palloni buttati via, nascosti dietro verticalizzazioni che, invece, sono solo lancioni lunghi senza un’idea alla base. Il 3-5-2 che Raciti presenta ancora è inefficace, finendo per diventare una zavorra che trascina verso il basso. Squadra schiacciata, con una difesa che, in fin dei conti, è puramente a 5 e con un atteggiamento che non concepisce inserimenti senza palla o capacità di creare superiorità. Bocciato Raciti (voto 5), perché tra Francavilla e Picerno il Messina torna quello orrendo visto con Capuano. L’emergenza pre natalizia era un mare nel quale Raciti ha saputo condurre un gruppo che anelava tranquillità, poi deve entrare in scena il calcio. Un mese per preparare la trasferta in Puglia – al netto di Covid e assenze -, per poi mostrare una prestazione insopportabile dal punto di vista emotivo. Col Picerno va anche peggio – nonostante arrivi un punto -, perché la gara era di quelle da aggredire. Decisiva, crocevia, spartiacque e ogni termine vi venga in mente. Tutto tradito, perché se il Messina non batte il Picerno al San Filippo con chi è che vuole trovare i punti salvezza? E dove?

MAI ALLENATI – Deve entrare in scena il calcio – dicevamo – che non è una frase a effetto, ma il motivo per cui si scende in campo. Giocare a calcio, mostrare idee, mettere in campo mosse e contromosse. Codificare le giocate. Le trame di gioco del Messina non ci sono, se ci sono non fanno capolino e restano timidamente nascoste. C’è poco da scherzare, però, perché non è più tempo per attendere. Questa squadra – al netto delle diverse difficoltà di ogni tecnico – non è mai stata allenata. Percorsi diversi: perché a Sullo venne dato pochissimo tempo per un ritiro al caldissimo e con un gruppetto di ragazzi. Prima partita giocata quella ufficiale di Coppa Italia. Poi, una crescita interrotta anche per l’intestardirsi del tecnico su volontà e concetti che non trovavano riscontri in una realtà che diceva altro. Sulla gestione Capuano va steso il velo pietoso che avevamo già tirato fuori prima del suo arrivo – dovendo sopportare pure qualche suscettibilità – e non per preconcetti, ma per l’evidente distanza naturale tra un tecnico fermo a coltivare il suo personaggio e una squadra fragilissima. Una carezza in più e non rimproveri al primo sospiro. Ovviamente, sapendo calibrare le due cose. Di calcio, poi, nemmeno l’ombra dato che per proporlo occorre fare i fatti e non le chiacchiere da conferenza stampa. Raciti merita le attenuanti maggiori, buttato in alto mare mentre proprietà e dirigenza inscenavano il remake de “La guerra dei Roses” in versione messinese. Due risultati utili, poi altro caos societario, invece, che calciomercato. Attenuanti, ma – come dicevamo prima -non è accettabile quanto mostrato dal suo Messina contro Virtus Francavilla e Picerno. Sia dal punto di vista emotivo che tecnico-tattico. Le colpe di Raciti ci sono e sono quelle legate alla mancata messa in archivio di un sistema che non funziona, visto anche il suo passato fatto di ben altro calcio. In più, ora la società impone un minutaggio che condiziona nelle scelte. Sia chiaro, il minutaggio è una giusta e lecita strategia, ma resta un fattore che condizionerà le scelte del tecnico. Il mercato potrebbe aiutarlo, magari con un portiere under affidabile che possa limitare gli “obblighi” in altri reparti del campo. Raciti deve mostrare altro, anche se il calendario non lo aiuta.

GIOCATORI CHE VANNO E CHE VENGONO – Nessuna scusa per i calciatori. Perché puntare l’analisi sul tecnico – o sui tecnici – non esclude le responsabilità dei giocatori. Malissimo contro il Picerno, con teste basse e paura a ogni pallone toccato. La reazione è stata irrisoria, col gol di Celic arrivato per un mix di casualità (il mezzo liscio di Burgio) e caparbietà. Dopo il pari, il nulla. Totale. Non possono essere colpe solo di Raciti. Lo racconta l’impatto di Peppe Rizzo: il ragazzo di Messina, che torna nella sua città dopo 15 anni e si mostra subito convinto e trascinatore. Nessun effetto speciale, ma un paio di verticalizzazioni di prima e una velocità di pensiero mai viste prima. Compagni con gli occhi sbarrati, lentissimi nel recepire le giocate del compagno. Una sveglia è necessaria, perché Rizzo detterà i tempi, ma da solo non potrà salvare nulla. A Pitino il resto dei compiti: il ds deve tappare gli ultimi buchi. Uno in porta dove Lewandowski non riesce a dare garanzie e Fusco è under troppo acerbo. Serve un under, ma di grande esperienza. E no, non è un ossimoro. L’addio di Mikulic apre a un’esigenza in difesa, mentre le corsie dipenderanno da Fazzi. Se l’ex Samb resterà non servirà nulla, in caso contrario ci vorrà una pezza bella grossa. Ah, tutto in meno di 24 ore dato che il mercato è, praticamente, chiuso. Che caos evitabile. Infine, l’attacco: contro il Picerno è stato palese come Adorante non possa bastare, soprattutto se abbandonato a sé stesso, ma questo discorso rientra tra le colpe di Raciti. Aumentare il tasso di qualità ed esperienza è fondamentale, solo così si potrà salvare la categoria. Fare economia, almeno nel settore offensivo, non è consigliabile.

Lewandowski 5,5: ancora insicuro sia nelle uscite che nelle giocate coi piedi. Il resto è ordinaria amministrazione.

Fantoni 5,5: tanti piccoli errori in palleggio, difensivamente è troppo impaurito. (dal 1′ s.t. Burgio 6: impatto volenteroso, firma un mezzo assist, ma la sua gara dura pochissimo. Dal 22′ s.t. Angileri 6: buon piglio e nessuna sbavatura)

Celic 6,5: difende con buoni tempi e in contrasto si fa sentire. Prova a sparigliare con qualche avanzata palla al piede. Trova la rete del pari mostrando lucidità e freddezza.

Carillo 6: non sbaglia praticamente nulla, bene nel gioco aereo, pulito negli anticipi.

Rondinella 5,5: ci mette tanta voglia, ma difetta troppo in tecnica.

Fofana 5: malissimo in fase di possesso, molle in contrasto. La sua partita dura pure troppo. (dal 20′ s.t. Marginean 5,5: meno brillante del solito, fatica a imporsi ed entrare in partita)

Damian 5,5: dal punto di vista della personalità è tra i migliori. Mancano, però, lucidità e precisione che dovrebbero essere due sue armi.

Simonetti 5: non entra in partita, sostituzione giusta. (dal 1′ s.t. Rizzo 6,5: altro passo, altre visioni e, infatti, i compagni faticano a seguirlo. Innesto fondamentale)

Fazzi 5,5: spostato ovunque, ma spesso impreciso. Non bene, come ultimamente gli capita. (dal 41′ s.t. Distefano sv)

Adorante 6: come si fa a criticarlo? Nessun pallone vero da giocare, solo lotta con De Franco che riesce anche a vincere. Anima in pena.

Baldé 5: malissimo. Non appoggia Adorante, non si smarca, non cuce i reparti e sembra sempre sfuggire dal pallone.

PICERNO Viscovo 6; Vanacore 6, De Franco 6, Allegretto 5,5, Guerra 6; De Ciancio 5,5 (dal 17′ s.t. De Cristofaro 5,5), Dettori 6,5, Pitarresi 6 (dal 40′ s.t. Di Dio sv); Reginaldo 6,5, Vivacqua 6 (dal 40′ s.t. Gerardi sv), Esposito 5,5 (dal 10′ s.t. D’Angelo 5,5). All. Colucci 6

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale

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