Messina: quando a perdere non sono i giocatori

Pubblicato il 10 Dicembre 2019 in Primo Piano

L’analisi di quanto accaduto non solo domenica a Torre Annunziata, ma nell’intera settimana che ha preceduto la gara, è fin troppo facile e – per certi versi – anche ampiamente anticipata in alcune precedenti riflessioni.

LA STRATEGIA FALLITA – La società ha deciso che, comunque, era una partita da sacrificare sull’altare dei bilanci finanziari (aspetto su cui, in ogni caso, occorre un approfondimento). Così, ha consegnato a Zeman una rosa votata alla difesa che, vista la filosofia offensiva del tecnico, è come regalare per Natale a un bimbo di 5 anni la collezione dei romanzi di Milan Kundera in lingua originale. Il miracolo non è riuscito per poco, ma la riflessione non sarebbe cambiata. Perché la dirigenza biancoscudata continua a ignorare come le regole del calcio, quelle non scritte, non falliscano. Se tu metti fuori rosa tre attaccanti (qualunque sia stato il loro rendimento) e perdi quell’Orlando dimostratosi fin qui uno dei punti principali del reparto avanzato, solo a un miracolo puoi appellarti per fare risultato contro la squadra più in forma del momento. Magari nei piani della dirigenza c’era l’arrivo di nuovi giocatori in settimana, manco a dirlo però i nomi in cima alla lista sono andati altrove.

NESSUN RISPARMIO – I temi che si aprono a questo punto sono principalmente due. Innanzitutto – e torniamo ai bilanci – qual è l’effettivo risparmio nel mettere fuori rosa dei calciatori? Realmente si pensa che, in questo modo, se ne agevoli la “resa” (si ragionava così vent’anni fa…)? E, ancora, che senso ha farli giocare la domenica precedente e cambiare atteggiamento immediatamente dopo? In questo trionfo del nonsense, infine, qual è il… senso che si vuole dare al resto della stagione? Abbiamo ampiamente capito, già dopo alcune settimane dall’avvio del torneo, come quanto era nei propositi di inizio anno fosse divenuto irrealizzabile. Tutto questo, però, impone comunque – nel rispetto dei tifosi – di dichiarare apertamente i nuovi obiettivi.

REMARE CONTRO – Veniamo al secondo punto. A corollario di una settimana surreale, Zeman – che in quanto a pazienza fa concorrenza a un monaco tibetano – ha parlato di qualcuno che rema contro, fuori dal rettangolo di gioco. Sarebbe interessante capire a chi si riferiva. Visti gli indizi disponibili, la risposta più logica è: chi ha remato contro nel preparare la partita contro il Savoia è stata la sua stessa dirigenza. O, forse, il tecnico si riferiva agli “epurati”? Difficile, perché chiedere il rispetto del contratto non significa remare contro. Oppure, come in ogni finestra di mercato, i procuratori stanno alzando muri per non fare approdare i propri assistiti in riva allo Stretto? Forse finanche plausibile, visto il trattamento riservato ad alcuni giocatori (anche quei pochi che sono già andati via). Insomma, siamo alle solite. Anzi no, perché se a qualcuno fosse sfuggito, un piano B è ancora attuabile. Mai come quest’anno i play-off sono, numeri alla mano, raggiungibili, salvo che la famiglia Sciotto non abbia deciso altro. Liberi di farlo, ma senza prendere in giro nessuno.

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