Azionare la leva dell’orgoglio. Guardare all’avversario e non pensare ad altro, nemmeno al fatto che questo sia il derby dello Stretto meno sentito della storia di una sfida tra le più affascinanti del calcio italiano. Snaturata dall’assenza del tifo ospite, un vuoto inconcepibile per chi questo sport lo ama anche per la sua connotazione emozionale, quasi metafisica, certamente unica nel descrivere la fusione tra il tifo e gli interpreti sul campo. L’appuntamento con il derby dello Stretto che abbiamo conosciuto per decenni per la sua unicità, per la sua magia, per i suoi contenuti collaterali alle questioni di campo è rimandato. Ma c’è un aspetto che prescinde da quanto detto: il Messina deve esclusivamente pensare a vincere. Poco importa che questo, in fondo, sia una sorta di capolinea per una parte di organico che stando ai programmi di Lucarelli dovrebbe già essere con le valigie in mano.
30 MAGGIO 2015 – Chi andrà in campo dovrà comunque provare a dare il massimo delle proprie risorse, non per provare a convincere tecnico e proprietà, ma perché dall’altra parte del campo c’è una squadra contro la quale non saranno ammessi passi falsi. In campo ci saranno anche due superstiti dell’ultimo Messina di Lo Monaco, Berardi e Mancini, le cui carriere sono state macchiate da una sconfitta, quella del 30 maggio 2015 contro gli amaranto, che il tifo giallorosso non potrà mai dimenticare per il dramma sportivo che quell’evento ha scatenato al fischio finale. Loro due in primis dovranno trasmettere al resto del gruppo il senso di questa sfida, che travalica le logiche spicciole di una classifica allarmante che è figlia di troppi intrecci deleteri che non è il caso di sbrogliare in questo momento.
GLI UOMINI DI LUCARELLI – Tutto il resto verrà da sé, ma solo dopo il fischio finale. Anche il progetto di smantellamento e ricostruzione a cui si aggrappano le speranze di Lucarelli. Che oggi, intanto, dovrà spremere ai limiti il meglio dell’organico a disposizione. E non è un caso che il tecnico contro la Reggina manderà in campo solo calciatori che nel bene e nel male non fanno parte di una black list in cui si contano una quindicina di calciatori che non rientrano nelle grazie dell’allenatore. Davanti a Berardi giocherà la coppia Rea-Bruno, sugli esterni De Vito e Grifoni, mandato in campo nonostante martedì non si sia allenato a causo di un forte attacco influenzale. Con gli interni Nardini e Foresta, in cabina di regia sarà ballottaggio tra l’acciaccato Musacci e appunto Mancini, su cui alla fine potrebbe cadere la scelta per la voglia di rivalsa di cui abbiamo già detto e perché il play naturale sta vivendo un momento psico-fisico abbastanza complicato. Sulle corsie alte spazio a Milinkovic, che aveva seriamente rischiato restare ai box per un fastidio muscolare, e a uno tra Ferri e Madonia, con il primo che resta comunque in vantaggio.
IL BIVIO DI POZZEBON – Nello slot di centravanti reciterà l’unico interprete possibile, forse per l’ultima volta. Per Demiro Pozzebon al 90’ di Messina-Reggina potrebbe suonare il gong della sua avventura in riva allo Stretto. Otto reti, un po’ eroe e un po’ capro espiatorio per via di una seconda parte del girone d’andata in chiaroscuro. Le sirene assillanti di un calciomercato che per il 9 giallorosso hanno iniziato a suonare troppo presto. Catania, Vibonese, e soprattutto Taranto le possibili destinazioni. Il club pugliese in settimana si è fatto avanti: il Messina non ha chiuso la porta, ma ha chiesto una cifra molto importante. Alla fine Pozzebon potrebbe restare in giallorosso, anche perché la proprietà non è per nulla disposta a fare sconti. Comunque vada a finire la storia, quella di oggi per Pozzebon e per il Messina sarà una sfida speciale. Una battaglia sportiva per vincere la quale serviranno cuore e orgoglio. Il primo dei due elementi, a onor del vero, non è mai mancato, manifestandosi come l’unica via per sopperire costantemente a una serie evidente di limiti tecnici. L’orgoglio, invece, è un’altra cosa: in questa stagione non ha mai travalicato il perimetro della curva. Oggi è l’occasione più ghiotta per iniettarlo anche sul campo.