Il venticinquesimo minuto del secondo tempo: il momento in cui Cristiano Lucarelli vince il derby contro la Reggina, aiutato dal collega Zeman. Il Messina tira fuori uno spento Madonia, dentro Musacci e giallorossi schierati col rombo. Gli amaranto scelgono Bianchimano per Tripicchio e passano al 4-2-3-1 con Coralli alle spalle del compagno appena entrato. La partita bloccata si stappa poco dopo, ci penserà una palla inattiva ma non sarà il classico episodio. Il Messina che vince il derby dello Stretto è una squadra brutta, sporca e cattiva come Lucarelli ha sempre chiesto. Entra in campo deciso e voglioso di schiacciare l’avversario con intensità e compattezza, solo un palo e un Sala stranamente decisivo impediscono il vantaggio alla squadra di Lucarelli. Una partita tecnicamente orribile: troppi errori in fase di palleggio, una moltitudine di entrate al limite buone per chiarire che un derby non si gioca ma si vince. Scorie di una gara di andata finita prima di iniziare, al San Filippo il Messina ribalta e fa suo lo schema imposto al Granillo dagli uomini di Zeman. Occasioni a ripetizione, con un piccolo blackout durato una decina di minuti che porta solo ad un brividino firmato Bangu. L’assolo giallorosso trova misticismo nella nevicata che imbianca l’osceno terreno del Franco Scoglio, la rete di Bruno basta per indirizzare e decidere una sfida con un solo padrone. Il raddoppio è il regalo di Natale che Milinkovic si concede dopo settimane altalenanti, con l’abbraccio a mister Lucarelli che simboleggia un amore calcistico contraccambiato. Tatticamente la sfida è interessante, se non fossimo di fronte ad un derby con l’obbligo di vittoria potremmo anche concentrarsi solo sull’aspetto squisitamente legato a schemi e moduli. Ovviamente dobbiamo mettere le storie degli uomini davanti a numeri e soluzioni, perché alla fine nessuno schema vince da solo. Un pizzico di tattica, però, vogliamo analizzarla: mister Lucarelli sbraita e sigla liste, nella gestione delle gare rimane lucido e consapevole del materiale a disposizione e lo esalta con la giusta semplicità.
FULCRO DEL GIOCO – Primo focus della nostra analisi tattica: siamo nel primo tempo, Messina in forcing già dai primi minuti. Il 4-3-3 di Lucarelli non ha binari prestabiliti, essenziale il lavoro dei due interni di centrocampo. Il pericolo, però, passa sempre da Mililnkovic. Numero 10 in possesso palla (riquadro giallo), lo troviamo in zona molto centrale quasi fosse un trequartista col compito di accendere il gioco. Scarico su Foresta che alza la testa e imbuca per Madonia (cerchio rosso), l’ex Akragas troverà solo un cross sporco e impreciso. Poco importa, concentriamoci sui movimenti: Milinkovic è venuto dentro il campo, la corsia destra è lasciata a Nardini (nell’ingrandimento), tocca a lui creare ampiezza e dare una soluzione esterna. Foresta accompagna, Madonia attacca la profondità mentre Pozzebon fa il lavoro sporco. Il numero 9 non accorcia sul centrocampo e non attacca lo spazio, lo fa per mantenere la linea difensiva della Reggina nella posizione ibrida e attaccabile. Per Zeman la difesa alta è una questione di famiglia, nella circostanza però mancano le basi dello zemanesimo: la difesa sulla palla scoperta non accorcia (in realtà si dovrebbe scappare ma Zeman padre ama prendere gol), rimane solo ferma per poi rincorrere una volta fallito anche il fuorigioco su Madonia.
SCHEMA – Non un episodio, perché il gol di Luca Bruno arriverà pure da palla inattiva, questo Messina di Lucarelli però ne ha ormai fatto un’arte. In principio fu Rea contro la Casertana, poi Maccarrone contro la Vibonese e tante altre occasioni dimenticate perché non terminate in rete. Zeman nella conferenza post partita si concentrerà sulla posizione del pallone, alcuni metri più in mezzo rispetto al fallo subito da Pozzebon. Le immagini gli danno anche ragione, ma il consiglio al tecnico della Reggina è quello di occuparsi con maggiore attenzione della totale assenza di fase difensiva nella circostanza. Pur non essendo Andrea Pirlo, presumiamo che Mancini la palla nel cuore dell’area l’avrebbe saputa mettere anche qualche metro più indietro. Concentriamoci su altro: in primis Coralli in barriera. Qualche punto interrogativo per cercare di comprendere in che razza di posizione sia piazzato il capitano amaranto, totalmente inutile sia per chiudere il cross che sul possibile scarico su Musacci. In mezzo all’area ecco che la Reggina compie lo scempio al quale Zeman dovrebbe porre rimedio: gli amaranto difendono a zona, il Messina ha chiaramente studiato e applica la contromossa. Maccarrone (cerchio rosso) rimane limitato in fase difensiva, ma quando attacca sulle palle inattive è devastante. Il centrale catanese sfrutta tutta la sua fisicità, il suo è un movimento alle spalle dell’ultimo uomo della zona. Taglio in area e appuntamento col pallone arrivando a rimorchio: il Messina è perfetto, sposta velocemente in basso la linea avversaria consentendo a Maccarrone di attaccare il pallone arrivando da dietro. Colpo di testa, mano evidente di Kosnic ma arriva Bruno a dissipare le polemiche.
DAVID SPACCATUTTO – Animazione dedicata al gol di David Milinkovic, il raddoppio che regala la giusta distanza tra le due squadre in una partita dalle occasioni in senso unico. Nulla di particolare da analizzare, solo l’esaltazione di un ragazzo dal potenziale pazzesco, che se troverà la giusta continuità potrà capovolgere la stagione del Messina. Qualche nota c’è: fuori Foresta e dentro Palumbo, mister Lucarelli sceglie il 3-5-2 con una linea leggermente più bassa. Più campo, quindi, da attaccare alle spalle della difesa amaranto. Milinkovic riceve, scappa e spacca tutto: avanzata solitaria, anche quando si allunga leggermente il pallone ritrova subito il tempo, pallonetto morbido e palla nel sacco.