In netta contrapposizione con la concezione aristotelica della visione dell’uomo come “animale sociale”, il filosofo britannico Thomas Hobbes sviluppò il concetto di “non società” frutto dell’individualità corporea tesa al raggiungimento della sopravvivenza unitaria.
HOMO HOMINI LUPUS – Il mondo del pensiero si è spaccato per secoli sulla definizione dello stato di natura umano. Thomas Hobbes sposò la linea dell’individualismo riferito all’autoconservazione: ogni individuo cerca la propria sopravvivenza che va però in contrasto con la ricerca della stessa degli altri individui. Questo genera lotta e contrasti, il tentativo personale di conservazione si scontra con l’universale in quanto tutti gli individui tendono ad autoconservarsi. Tutti contro tutti: ogni singolo diventa preda e predatore. La lotta universale porta alla distruzione del totale, sarà la natura a far trovare l’istinto autoconservativo universale dettando regole e patti per la sopravvivenza.
TATTICAMENTE – Le scelte iniziali di Pietro Infantino (voto 4) condizionano tutto l’andamento della sfida, incidendo in maniera netta sulle letture tattiche e tecniche. Formazione discutibile per gli incastri under: la presenza del trasparente Tedesco, infatti, fa rima con un paio di cambi obbligati per aumentare l’incisività offensiva. Discorso teorico, chiaramente, dato che quando Marzullo rileva il giovanotto cambia davvero poco, soprattutto per l’abulica domenica di un Catalano fisiologicamente spento. Infantino lancia un messaggio chiaro con il suo undici: “Portiamo a casa il pari e salviamoci”. Zappalà, reduce da un infortunio, e Lourencon tendono verso questa ipotesi: membri solidi di una difesa che avrebbe dovuto garantire il non subire. In mediana e in avanti si lascia spazio agli Amadio e Tedesco, duo under che rispetta il regolamento ma non la logica di una formazione arrivata sul fondo del barile delle energie. Facile, il giorno dopo, analizzare le scelte ma in una categoria fortemente condizionata dall’incastro dei giovani l’intuizione di come andrà la sfida arriva già alla consegna delle distinte. Centrocampo assente, totalmente fuori ritmo con Amadio che soffre in maniera schiacciante il troppo campo da coprire e l’impossibilità di strappare palla al piede. Giornata nera anche per Traditi, l’uomo in più delle ultime settimane va in confusione presto aprendo varchi che una linea difensiva troppo nervosa aumenta. Zappalà e Ferrante soffrono quel Gambino che a Messina non era stato compreso, vittima anche lui di quella massa insensata che non fu mai squadra.
PSICOLOGICAMENTE – Il Messina oggi piange la domenica leggera, e giustificata con insopportabile semplicità da Biagioni, di Troina e il pari col Roccella: un punto in tre partite aggiungendo quella con la Sancataldese, un bottino ridicolo contro avversari alla portata di una squadra che avrebbe dovuto azzannare la salvezza nel momento giusto senza fare calcoli e tabelle. “Tutto in una domenica” non ha funzionato, perché il trend del campionato era chiaro con la squadra di Alacqua in chiara ascesa e i giallorossi in calo fisico e mentale. L’addio di Biagioni e il caos societario hanno inciso, non nell’immediato anche grazie alla scossa di adrenalina tipica di questi casi, sul lungo periodo è scattato il rigetto inconscio: il Messina non esiste, il gruppo ha lottato tantissimo ma fortemente convinto che tra liti economiche e futuro incerto questa lotta assomigli più a un piacere personale che a un bene comune. Lottare per chi? Per la piazza, per la gente o per se stessi? La salvezza sarà una medaglia da appuntare sul petto per ragazzi che lottano con l’acqua fredda e una società capace di perdere una vertenza economica al mese, tutti fattori che se trascurati daranno vita a un quadro assente dei pezzi giusti. Giustificazione? No, analisi di un momento complesso e complicato, visione chiara dell’impossibilità umana di pensare al totale ed escludere l’io. Il tempo del Messina è finito, a Rotonda una vittoria sarebbe anche facile da ottenere, sarebbe solo una scia di inerzia buona per l’obiettivo. La verità resta però chiara: vergognoso fallimento sportivo.
Lourencon 6,5: non può nulla sulla due reti nissene, tiene a galla i suoi con un paio di interventi decisivi.
Biondi 4,5: una marea di errori tecnici che condizionano la prestazione in entrambe le fasi.
Zappalà 5: gara nervosa, soffre la fisicità di Gambino e il movimento di Ficarrotta. Sottotono. (dal 23′ s.t. Ba 5: non molta differenza col compagno di reparto, troppa sofferenza)
Ferrante 4: Gambino mette in difficoltà anche lui, ci mette la solita voglia e firma anche l’assist per la rete di Cocimano. Cancella tutto con una espulsione inutile che gli fa chiudere anticipatamente la stagione.
Barbera 5: tanto impegno e buona grinta, troppe pecche però in fase difensiva. Ingenuo quando regala la punizione che varrà il raddoppio.
Amadio 5: inconsistente in fase difensiva, sprecone in quella offensiva. (dal 15′ s.t. Dascoli 5: si divora una ghiotta occasione, non regala la spinta richiesta nel forcing finale)
Traditi 5: stranamente disordinato rispetto alle ultime uscite. Ammonito dopo un battibecco, diffidato e fuori dalla sfida di Rotonda come Ferrante e Zappalà. (dal 44′ s.t. Selvaggio sv)
Catalano 5: troppo spento, zero spunti. Anche su palla inattiva non incide. (dal 50′ s.t. Sambinha sv)
Cocimano 6: ci prova sempre e non ci riesce quasi mai. Firma la rete che anima, inutilmente, il finale. Sufficiente per la volontà.
Arcidiacono 5,5: tanto impegno nonostante i continui problemi muscolari, manca concretezza.
Tedesco 4,5: trasparente, non si vede mai. (dal 23′ s.t. Marzullo 5: non incide nel tempo che il tecnico gli concede)
SANCATALDESE Franza 6; Longo 6, Di Marco 6,5, Costanzo 6; Florio 5,5 (dal 4′ s.t. Montalbano 6), Giarrusso 5,5 (dal 19′ s.t. Sicurella 6), Sessa 6,5, Di Stefano 6,5, Lucarelli sv (dal 22′ s.t. Passanante 6); Ficarrotta 7 (dal 29′ s.t. Calabrese sv), Gambino 7. All. Alacqua 7