Salvarsi vincendo, senza calcoli o attese. Il Messina batte il Taranto con la punizione di Rizzo e si tiene stretta una Serie C che, solo qualche mese fa, sembrava scivolare via. Salvezza di tutti: non il classico luogo comune, mai come stavolta è stata la compattezza a fare la vera differenza.
VOGLIA DI VINCERE – Sulla gara vista in campo ci sarebbe poco da dire. Il Messina sbaglia l’approccio, con gambe un po’ imballate per colpa di una testa fin troppo piena e gioco influenzato dalla cattiva lettura del vento. Il Taranto ci prova di più, non meglio perché Lewandowski passa un pomeriggio sereno, ma che i pugliesi ci abbiano tentato resta un fatto. Dagli altri campi arrivavano notizie che condizionavano: il crollo previsto della Vibonese, quello meno previsto della Fidelis Andria. Netti, entrambi. Tanto da liberare dalla paura il Messina, così al San Filippo l’ultima mezz’ora diventa ad alta tensione. Raciti (voto 7) vuol vincere e tira fuori un mediano – Fofana – per una punta di peso come Busatto. La rete, in fin dei conti, è episodica, ma la rabbia che Peppe Rizzo scarica su quel pallone aiuta Chiorra a commettere un errore grossolano. Vantaggio da difendere, perché i giallorossi vogliono festeggiare coi 3 punti. Il Taranto è altrettanto salvo, nonostante una sconfitta che, forse, confonde gli stessi calciatori che a fine gara sembrano più sconsolati che felici. I calcoli saranno stati fatti negli spogliatoi. Obiettivo raggiunto anche dai pugliesi: meritato per il girone d’andata, meno per un 2022 con una sola vittoria. Un andazzo che, allora, consiglia che questo Messina la salvezza l’avrebbe strappata anche senza caso Catania. Un’esclusione che rivoluziona la classifica, che accorcia i tempi delle sentenze e modifica posizioni. Messina salvo, Taranto idem, Potenza quasi (serve un punto per diventare imprendibile per la penultima), con Fidelis e Paganese destinate all’unico playout a meno di un miracolo della Vibonese e un crollo proprio dei campani. Non impossibile, quello di Castellammare (4-0) sembrerebbe portare alla rivoluzione con gli addi di Grassadonia e D’Eboli. Esonero per il primo, dimissioni per il secondo. Indiscrezioni, ma solide. Alla Paganese, però, basta un solo punto per tagliare fuori una Vibonese che, comunque, sarà impegnata ad Avellino nel prossimo turno. Verdetti definitivi o quasi. L’esclusione del Catania ha inciso, ma – come detto in precedenza – la salvezza del Messina ha radici interne.
PENSARE AL FUTURO – Nel post partita ci sono le parole di Raciti e Cinelli, più che un vice che si prende la giusta scena dopo l’ottimo lavoro svolto. Ci sono quelle del presidente Sciotto, prima un passo indietro per un Raciti che si commuove quando parla dei suoi ragazzi e spiega i passaggi che hanno portato alla salvezza. Lavoro sul campo, ma soprattutto empatia e ascolto. Un gruppo che aveva bisogno di una carezza in più, traumatizzato dalla grottesca gestione di un Capuano quasi capace di seppellire le speranze salvezza del Messina. Bravo Raciti, delicato e attento per ricostruire l’autostima della squadra. Lavoro tattico con la moderazione di non voler fare rivoluzioni frettolose, cambiamenti quando servivano e risultati in serie. Sono 27 i punti sul campo della gestione Raciti, uno va sottratto per la cancellazione del Catania, ma restano tantissimi se si pensa ai 13 delle due guide tecniche precedenti. Una media clamorosa, da zona playoff. Quella che avrebbe voluto il presidente Sciotto. Nel post gara è felice per la salvezza, perché premio alla caparbietà con cui non ha voluto mollare nel momento più difficile. A gennaio, quando Lo Monaco lasciava finalmente Messina. Non tanto l’addio – anzi, tutt’altro -, ma le tempistiche. Pitino ci ha messo la sua esperienza, la stessa che ha aggiunto al gruppo. Sciotto recrimina per le tre sconfitte – Juve Stabia, Campobasso e Catanzaro – che hanno tolto ai giallorossi la possibilità di arrivare tra le prime 10. Probabilmente eccessivo come obiettivo, dato che per raggiungerlo ci sarebbe stato bisogno di una striscia positiva infinita. Partito troppo tardi il Messina, alla fine la salvezza è il premio massimo a cui ambire. Parla di un sesto posto come obiettivo estivo, ma lo fa con la consapevolezza di aver compreso che il gruppo iniziale soffrisse di difetti evidenti. Una cronistoria conosciuta: inutile ripeterla, come fare le percentuali di responsabilità per i mesi di difficoltà. I nomi sono quello noti, ma le differenze restano. Lo Monaco e Capuano devono meritare la fetta più grande. Colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio. Il resto delle scorie vengono spazzate via dalla punizione di Rizzo. Il futuro? Sciotto non si pronuncia, anche perché lo scorso gennaio aveva detto chiaramente di voler salvare il Messina e lasciarlo in altre mani. Quali? Domanda senza risposta. Il campionato non è ancora finito, c’è un turno da onorare e una classifica da rimpinguare. Sciotto dovrà decidere con calma, ragionando su quanto davvero possa ancora caricare le proprie spalle di tutti gli oneri economici della Serie C. La certezza, però, resta quella che un innamorato come lui non lascerebbe mai il Messina a chiunque. La vera grande garanzia per la tifoseria. A proposito, le lodi continue per i sempre presenti non devono mai terminare, ma la gara col Taranto ha visto un San Filippo con più presenze, colori e tifo. Che non sia un favore per una salvezza in ballo, che sia un primo passo. Che sia il giorno zero di un nuovo innamoramento. Porte aperte per tantissimi bambini, sono loro il futuro della tifoseria. Che restino sempre aperte, una volta dentro non vorranno più uscire.
Lewandowski 6: primo tempo di ordinaria amministrazione, nel secondo non deve quasi mai intervenire.
Morelli 6: dalla sua parte il Taranto spinge, lui prende le misure agli avversari e soffre solo quando messo in inferiorità.
Celic 6,5: buona personalità in fase di possesso, ottima cattiveria in quella difensiva. Annulla Saraniti e non si prende rischi eccessivi.
Camilleri 6,5: come il compagno di reparto, bravo anche a spendere un cartellino giallo quando necessario.
Fazzi 5,5: poco preciso in fase di palleggio, soffre un po’ le avanzate avversarie.
Fofana 5,5: meno pulito del solito, con qualche errore in impostazione. (dal 13′ s.t. Busatto 5,5: non riesce a incidere come avrebbe voluto Raciti)
Rizzo 7: senso della posizione impeccabile, non spreca un pallone e chiude ogni varco. Il suo ritorno a Messina era mirato all’ottenimento di una salvezza che porta la sua firma con una punizione rabbiosa e decisiva. Corsa sotto la Curva, quella della sua città e squadra.
Damian 6,5: primo tempo di personalità con palloni recuperati e voglia di andare a far male all’avversario. Nella ripresa è sempre tra i più attivi.
Russo 5,5: un palo favorito da un buco difensivo, poi poco altro. Fatica a diventare importante come in altre occasioni. (dal 38′ s.t. Simonetti sv)
Piovaccari 6: pressing, lotta e nessuna chance costruita per lui. Partita di sacrificio e contro la Turris ultima chance stagionale per raggiungere l’obiettivo dei 150 gol in carriera. Ne manca solo uno. (dal 38′ s.t. Konate sv)
Statella 5,5: combina poco in fase offensiva, più utile in quella difensiva dove non lesina impegno e contrasti. (dal 24′ s.t. Catania sv)
TARANTO Chiorra 5; Riccardi 6, Zullo 6, Granata 5,5, Ferrara 5,5 (dal 40′ p.t. Mastromonaco 5,5 e dal 37′ s.t. Santarpia sv); Versienti 5,5 (dal 37′ s.t. Falcone sv), Di Gennaro 6, Labriola 5,5 (dal 37′ s.t. Manneh sv), De Maria 5,5; Saraniti 5, Giovinco 5,5 (dal 21′ s.t. Cannavaro 6). All. Laterza 5,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale