Messina: tra Sciotto e Mannino non è finita, ma servono confronto e chiarezza

Pubblicato il 31 Maggio 2023 in Primo Piano

Che confusione. Il tempo passa diventando stringente – quasi asfissiante -, con le scadenze federali che non possono attendere il districarsi dell’inutile caos attorno alla cessione del Messina. Una serie di interminabili passi falsi che avranno risoluzione grazie a un’unica via: il confronto.

PREMESSA – Alla base resta la volontà di Pietro Sciotto di vendere. Un concetto che il presidente giallorosso ha confermato in pubblico e in privato, ma il presupposto fondamentale resta quello di una trattativa lineare che porti a un’offerta che metta d’accordo chi compra e chi vende. Ultimi giorni tempestosi e animati da un sommarsi di notizie che sembravano smentire e confermare tutto e il contrario di tutto. Prendere un bel respiro – soprattutto per i protagonisti principali – aiuta sempre. Sarebbe stato meglio e avrebbe garantito una nottata più serena in vista di trattative che non sono per nulla chiuse. Resta viva la pista Mannino, così come quella Ilari. Sulla terza via non è dato sapere nulla più di qualche rumors che non merita citazioni, mentre la foto della senatrice Musolino con il collega Claudio Lotito ha aperto a un fronte che, però, non trova nessuna solidità se non la pronta chiamata del sindaco Basile per comprendere eventuale curiosità sul tema. Ultime due strade da tenere congelate, ancora in vita restano quelle che portano a Mannino e Ilari. Il primo è stato il protagonista (suo malgrado) del grande caos della giornata di martedì, forse in continuità all’esposizione mediatica scelta come strategia negli ultimi giorni. Lecito, ma prima di parlare da presidente in pectore servirà convincere il presidente in essere. Che mantiene un carattere da rispettare e non sottovalutare. Tanto rumore per nulla quello scatenato dalla circolazione delle prime pec di approccio tra il gruppo Mannino – indirizzata al Comune e per conoscenza all’Acr – e la proprietà del club giallorosso. Una circolazione che ha aperto a una ridda di interpretazioni – e non parliamo di giornalisti che fanno il proprio lavoro – che non fanno altro che confondere in un momento in cui dovrebbe regnare un serio e laborioso silenzio. Gli unici a dover restare sul palcoscenico devono – volutamente non usiamo il verbo al condizionale – essere gli attori scritturati: Sciotto, il sindaco Basile e gli eventuali soggetti interessati. Manifestazione di interesse non è uguale ad offerta, non sono sinonimi. Resta una base di partenza per una discussione, così alcune delle proposte fatte dal gruppo Mannino meritavano analisi e risposte sul merito. Quello che hanno fatto amministrazione comunale e proprietà.

L’OFFERTA ECONOMICA DI MANNINO – Entrare nel dettaglio della base di partenza di Mannino diventa, quindi, lecito esercizio di cronaca. Non è nostra intenzione pubblicare foto o copie di documenti privati, ma l’analisi sugli stralci rientra nel diritto di cronaca già citato.

“Il mio cliente ritiene, dopo alcune riflessioni, che si possa valutare l’intero valore della società in un importo pari a due milioni di euro […], in particolare non conoscendo crediti e debiti o la sussistenza di pendenze legali e/o fiscali. Per questo motivo questo prezzo di valutazione sarà soggetto ad una due diligence […] onde poter accertare principalmente i debiti di qualsivoglia natura che dovranno essere detratti dalla somma dei due milioni sopra indicati”.

Questo è indubbiamente il passaggio più delicato dell’intera questione. La valutazione di 2 milioni di euro è aleatoria (basata su precedenti inerenti club di simile spessore) e riguarda il possibile valore di una società della quale, però, si sottolinea la non conoscenza di debiti di qualsivoglia natura. La presenza delle suddette pendenze – che non sono note al compratore – potranno incidere sulla valutazione che, comunque, necessita di una due diligence (contabile, fiscale, patrimoniale e amministrativa) che potrebbe anche modificare radicalmente il valore finale della società. In negativo o positivo. Insomma, un passaggio che sembra dire tanto ma che in realtà non dice quasi nulla dato che senza lo studio dei famosi libri contabili e il successivo approfondimento non è possibile presentare una concreta proposta economica di offerta per l’acquisizione del club. Per riassumere: la valutazione che viene citata nella pec dei rappresentanti di Fabrizio Mannino diventa una sorta di base iniziale su cui, poi, poter trattare dopo lo studio delle varie documentazioni. Su questo aspetto è arrivata la risposta della proprietà – con un documento inviatoci dalla stessa ma che, per correttezza, citeremo e non pubblicheremo nella sua interezza come fatto per quello dell’offerente Mannino -, che nel secondo punto del testo dichiara:

“Il valore attribuito alla Società non è conforme alla mia valutazione (a parlare è il presidente Pietro Sciotto che firma la missiva in prima persona, ndr) ma, sul punto, si confida che una trattativa seria porterà certamente a risultati ottimali per entrambe le parti”.

Evidente come la risposta della proprietà sia di non accoglimento di quella valutazione proposta che, però, ricordiamo essere del tutto priva di tutte le analisi del caso. Allo stesso tempo, però, resta aperta la porta a ulteriori discorsi con una positività presente in quel “certamente” che lascia viva la volontà di accordo tra le parti.

LA CIFRA DI 3 MILIONI – La giornata di martedì ha portato in dote la messa sul piatto di una cifra non rintracciabile nella famosa pec finita per circolare. La cifra di 2 milioni – serve ripeterlo per chiarirlo ancora – riguarda la valutazione patrimoniale della società posta in vendita e non rappresenta l’intera volontà di spesa del compratore. Punto, questo, che è stato confermato da ulteriori confronti con gli stessi possibili acquirenti e che era stato ben spiegato dalle anticipazioni dei colleghi di Tcf e della Gazzetta del Sud. Per fare un quadro più preciso, allora, bisogna suddividere la tipologia di spesa prevista dal gruppo Mannino: si parte da quei 2 milioni a cui andrà aggiunta la somma utile per il pagamento delle tasse previste, dei contributi e degli stipendi più la fideiussione per l’iscrizione. Una cifra finale che dovrebbe, così, avvicinarsi ai famosi 3 milioni. A questo totale, poi, andranno sottratti i debiti rilevati in sede di due diligence e aggiungere i crediti maturati dal club che la Federazione e la Lega Pro liquideranno nei prossimi mesi. Questo passaggio è specificato nella pec a firma dell’avvocato incaricato da Mannino in questo passaggio:

“Resta chiaro che, qualora si dovesse procedere con la vendita della società al dotto. Fabrizio Mannino (per sé o per società da nominarsi), dal momento del passaggio delle quote tutte le entrate (pubblicità, contributi, incassi, ecc.) e le uscite (debiti fiscali certificati, stipendi federali e spese documentate, ecc.) saranno a carico della parte acquirente […].”.

Specificato, ma a mancare è – come normale che sia – la quantificazione di tali debiti e/o crediti in quanto non conosciuti dalla parte offerente, se non a spanne alcune cifre tipo quelle riguardanti l’iscrizione. Chiaramente, però, la risposta ufficiale di Pietro Sciotto è stata sulla valutazione patrimoniale del club ferma a 2 milioni con gli ulteriori passaggi rimasti invischiati in un “avvocatese” – ci scuserà la categoria – che resta linguaggio lecito in questa fase della trattativa, ma che rischia di rallentare lo scioglimento di alcuni nodi. Come indiscutibile resta la possibilità di Sciotto di valutare diversamente da Mannino il club al netto di debiti e crediti. Una base di partenza che resta comunque limabile. A questo punto, quindi, la cosa migliore sarebbe quella di intraprendere – sempre che ci sia la volontà di entrambi – una trattativa privata (come richiesto dallo stesso Sciotto al punto C della sua risposta) e fatta di colloqui a voce e, nel caso, di presenza. Un consiglio che serve solo per sgomberare il campo da inutili fraintendimenti.

LA QUESTIONE STRUTTURE – Abbiamo provato a spiegare i passaggi della base economica su cui iniziare la trattativa. Nel famoso documento riportante la manifestazione di interesse di Mannino, però, va sottolineato un punto che rischia di bloccare, anzi cancellare l’intera trattativa: gli stadi. Plurale, a cui aggiungere il PalaRescifina in un’idea – ma qui siamo all’interpretazione – di un progetto sportivo più ampio con una visione quasi da polisportiva. Lo dirà il futuro. Intanto, torniamo al punto stadi: nella pec – che infatti è indirizzata all’amministrazione – si chiede l’impegno formale della stessa per la concessione di 30 anni a titolo gratuito del San Filippo, del Celeste e del PalaRescifina previo la predisposizione alla capienza massima delle strutture stesse.

“[…] il mio cliente chiede che, a fronte del proprio impegno nel rilevare e condurre la società, il Comune di Messina si impegni formalmente in relazione ad alcune richieste che allo stato appaiono essenziali e, in particolare l’approvazione, nel pieno rispetto delle leggi e delle norme che regolano la materia, di una concessione gratuita trentennale per tre infrastrutture […]. In proposito, si specifica che tutti e tre gli impianti sopra individuati dovranno essere agibili per la massima capienza dei posti e che gli eventuali lavori siano a carico dell’ente proprietario […]. Il mio cliente domanda di aver la facoltà di condividere con il Comune di Messina e le sue partecipate la scelta della società di gestione della manutenzione e dei servizi dei tre impianti/infrastrutture. Inoltre il mio assistito chiede che il Comune di Messina si impegni a fornire la disponibilità di un campo di allenamento, nonché di un campo per le gare ufficiali e amichevoli a cominciare da 20 giorni prima della stagione agonistica 2023/24 e che detto impianto sia completamente agibile e fruibile nel Comune di Messina, con tutte le utenze a carico dell’ente proprietario”.

Uno stralcio che diventa fondamentale per la buona riuscita di tale trattativa. Se prendiamo in considerazione la parte finale del testo – quella riguardante la disponibilità di una struttura per gli allenamenti e le gare – siamo di fronte a una richiesta lecita e che rientra nel decennale problema della carenza di strutture per il calcio cittadino, Messina compreso. La questione utenze riguarda la tipologia di accordi tra Comune e società. La parte più delicata, invece, è quella sulla concessione trentennale di tre strutture come San Filippo, Celeste e PalaRescifina ma solo dopo la ristrutturazione degli stessi a carico del Comune con la suddetta concessione a titolo gratuito. Chiaro, essendo la pec indirizzata all’amministrazione è lecito porre il tema all’interlocutore, ma resta rivedibile l’aver inserito un paletto tanto stringente e di modalità pubblica in una trattativa con un privato. Che il tema andrà toccato con la futura – qualunque essa sia – proprietà è più che chiaro, ma le modalità riportate nella manifestazione di Mannino restano lievemente estreme in questa fase della trattativa. Toccherà al Comune, comunque, dirimere la possibilità di simile accordo. Molto probabile che servirà – sempre indipendentemente da chi sarà il proprietario – un bando specifico, nella speranza che sia migliore delle versioni precedenti viste in passato. Sul tema, però, va inserita la non remota possibilità che si possano scindere le due questioni per trovare un accordo – sempre a norma di legge – col Comune di Messina solo dopo l’acquisizione del club.

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