
Se non segni, non vinci. Proposizione auto-evidente che descrive il momento – sul campo – di un Messina in chiara difficoltà realizzativa. Contro il Trapani la sconfitta è immeritata per prestazione, ma rifugiarsi in facili cliché non modificherà la realtà: devi fare gol. E Banchieri sbaglia troppo.
GRAZIE, MA NO GRAZIE – Partiamo dalla fine, perché le dichiarazioni del tecnico giallorosso nel post-gara sono fin troppo capziose per non essere messe sul piatto. Vuol parlare della partita, ma ci mette dentro sempre la lamentela arbitrale. E non è la prima volta che si perde in questo esercizio di preterizione. Motivata? C’è un mischione che porta alla rete di Stensrud, nulla più. Krapikas non sembra subire niente di particolare, viene solo beffato da un pallone dal destino amaro che Gelli non riesce a rinviare di testa e lascia alla portata dell’avversario. Parole, quindi, per grattare la pancia della piazza, esaltate dalla solita retorica su chi merita rispetto; ma il rispetto lo dovrebbero ricevere tutte le piazze. Messina e il Messina, poi, il rispetto lo dovrebbero pretendere da altri personaggi. Ma ci arriviamo.
QUEL SENSO VERTICALE – Restiamo al campo e quanto fatto dai giallorossi. La prestazione generale è di buon livello per intensità e capacità di lotta nei duelli, a mancare è ancora la fase nell’ultimo terzo di campo. Picerno, Benevento e col Trapani sono tre le partite in cui il Messina non trova la strada del gol. Sì certo, gli avversari sono forti, ma se stai rincorrendo questo conta il giusto. Purtroppo. Le scelte iniziali di Banchieri (voto 5) non convincono, perché affidarsi ancora all’inconsistenza di Tordini e la pochezza di Luciani non è accettabile a fronte, anche, di qualsiasi teoria sulla condizione di De Sena e Costantino (soprattutto il secondo deve, comunque, fare di più). Dispiace, ma le vicende extra-campo non possono fare da ombrello a quello che accade in campo e distogliere l’attenzione. La fase di studio è finita, ora Banchieri deve far cambiare passo, realmente, a questa squadra. Non lo sta facendo. Forse, troppo preoccupato dall’idea di non rischiare e subire, anche se la dinamiche delle sfide racconta come si finisca, comunque, per difendersi in affanno. La squadra deve sviluppare gioco – visto il modulo di partenza con due trequartisti e una punta centrale – per via verticale. Infatti, sia Buchel che la coppia di centrali difensivi ricerca la palla veloce in avanti diverse volte, peccato che manchi sia precisione che tempo di attacco corretto di mezze punte e mezzali. Inoltre, c’è troppa distanza tra i calciatori, cosa comporta? Che si fatica a fraseggiare e che occorre forzare delle scelte per non sprecare il possesso. Che, comunque, viene sprecato.
UN TRAPANI ALLA PORTATA – Eppure, questo avversario non era così insormontabile. Certo, la classifica e la rosa dicono altro, ma la squadra di Torrente gioca un primo tempo al limite della decenza. Difesa bloccata, centrocampo piattissimo e attacco lasciato a sé stesso. Funziona solo qualche cross di Benedetti. Il Trapani non crea nulla, ma vicino al gol ci va lo stesso sugli sviluppi di una palla inattiva e un mezzo errore di Krapikas. La botta di Silvestri rimbalza su Petrucci e via. Quindi, questo avversario sulla carta complicato si rivela alla portata. Messina che viene trascinato nel pressing da Crimi e cerca di imporre la propria intensità, ma la sensazione reale racconta una verità: serve fare gol in fretta. Impossibile, perché negli ultimi venti metri il Messina si banalizza e perde nella fumosità delle scelte. La manovra non diventa nemmeno avvolgente, perché Lia – con tutti i suoi limiti – è ben altra pasta rispetto a Gyamfi e Ingrosso. Due esterni che non attaccano mai la linea di fondo e che quando possono crossare – soprattutto il mancino – sbagliano sempre. Purtroppo per il Messina, però, questa versione mediocre del Trapani dura un tempo. Torrente non pare volersi calare nel ruolo di esperto in tatticismi, fa solo una mossa banale rinunciando a una punta per inserire un esterno – Piovanello per Ongaro -, ma tanto basta per capovolgere la sfida. Ok, non arrivano caterve di occasioni da rete, ma la capacità del Messina di ripartire di squadra finisce. La linea si abbassa, il pallone non va più in avanti e le poche volte che arriva, Luciani non riesce a tenerlo per molto tempo. Banchieri deve cambiare, ma ancora una volta gioca a scacchi e sempre in difesa.
CAMBIARE TANTO PER CAMBIARE – La partita entra in una fase di stasi, in cui il gol non sembra la priorità per nessuno. Il Trapani è tutto Piovanello, ma gli altri non hanno i giri motore del compagno col numero 27. Krapikas non interviene mai, anche se qualche pallone sfreccia via dalle sue parti. Anatriello è leggerissimo, a conferma del suo essere un calciatore ancora da formare. Manca peso specifico. Banchieri, però, si accorge che l’ampiezza ricercata dal Trapani è un problema grosso: fuori Petrucci e Tordini, dentro Dell’Aquila e Pedicillo. Si gioca a specchio, sempre uomo contro uomo. Ma sempre per prevenire e non per attaccare. Pedicillo entra molto bene in partita, perché capisce di avere gamba e tecnica per creare superiorità. Dell’Aquila accelera una volta e poi sparisce. Luciani resta a ciondolare tra Malomo e Silvestri, così Banchieri regala la speranza di una rete ai suoi tifosi giocando le carte De Sena e Costantino. Fuori Luciani ovviamente, e anche Garofalo. Forse stanco, forse acciaccato, ma c’era un Buchel in riserva e rinunciare – al momneto – alla capacità di giocare nelle due fasi dell’ex Foggia non è una gran mossa. Il Messina ora è uno strano ibrido: perché De Sena fa finta di giocare esterno ma vuole stare vicino all’area; Dell’Aquila potrebbe fare il trequarti ma viene tenuto aperto per coprire l’ampiezza. La squadra, però, è ormai troppo bassa e chiede ai calciatori offensivi di accorciare troppo campo con la corsa palla al piede. Costantino non ha benzina, De Sena le caratteristiche. Il Trapani resta un “vorrei ma non posso”, e il Messina spreca l’occasione della vita quando Crimi recupera un altro pallone e lancia Pedicillo. Tutto perfetto da parte sua, scarico per Dell’Aquila che invece che servire De Sena, preferisce sbagliare pur di interpretare il ruolo del protagonista. Spara su un difensore, mentre De Sena era solo a quattro metri dalla porta. Che ingenuità e quanto è grave. La punizione delle divinità calcistiche arriva nel finale: sulla sinistra difensiva del Messina c’è un buco, perché De Sena non può pensare ad aiutare, Pedicillo esce tardi e Haveri si fa attrarre dalla palla. Celiento avanza da solo, verticalizza e trova Daka – in questo caso Haveri si sarebbe dovuto preoccupare del taglio e non del pallone; il resto è storia nota. Pallone in mezzo, mischia e gol della sconfitta. Colpa dell’arbitro? Ma per favore.
CONTI SBLOCCATI – Chiudiamo il cerchio, perché se si parla di rispetto legato al Messina occorre spostare il focus sulla proprietà. Il sindaco Basile ha convocato – per questa mattina – le parti della proprietà dal notaio Magno. Presente il redivivo Stefano Alaimo, nessun rappresentante della famiglia Sciotto. Alaimo ha spiegato, nuovamente, che a giorni verranno saldate le pendenze (i contributi Irpef e INPS che dovrebbero portare a 4 punti di penalizzazione), dato che venerdì sarebbero stati sbloccati i conti. Un po’ nebuloso comprendere di quale conto si stia parlando, del motivo del blocco e quando questo sia avvenuto. “Entro qualche giorno” non può essere la frase con cui placare gli animi. Sciotto, da par suo, non ha nessuna intenzione di far valere la clausola per rimpossessarsi dell’80% del club ceduto ad AAD Invest, al massimo adirà alle vie legali per quello che sarebbe un lungo dibattere giudiziario, alla faccia di città e creditori. Nessuna terza via, come spiegato dallo stesso sindaco Basile. Il futuro? Opaco. Sul campo serve un miracolo di squadra e allenatore, compattati dalla forza d’animo del direttore sportivo Roma, ma il terrore che questi sforzi possano essere vani esiste. È palpabile. Farebbe malissimo vedere questi ragazzi strappare la salvezza – di rincorsa, lottando – per poi assistere alla sconfitta burocratica, quella dei conti. Quella che porta il nome di fallimento.
Krapikas 4
Sulla rete accusa un fallo che, però, le immagini non sembrano confermare con la stessa nettezza con cui Banchieri si lamenta. Il peggio arriva dopo, quando raccoglie giallo e rosso nella stessa folle azione: era diffidato, quindi, avrà una giornata di squalifica più quella (o quelle) derivanti dal rosso.
Gyamfi 5,5
Primo tempo opaco ma, tutto sommato, senza grossi errori. Nella ripresa entra Piovanello è la sua serata diventa difficilissima.
Gelli 6
Partita di buonissimo livello, per tanti frangenti è il migliore anche nella gestione della palla. Nell’occasione del gol, però, diventa protagonista negativo con un colpo di testa molle che favorisce l’avversario.
Dumbravanu 6,5
Grande prestazione del moldavo che, come al solito, è perfetto nelle letture e negli anticipi. Bene anche in fase di palleggio. Grintoso e cattivo al punto giusto.
Ingrosso 5,5
L’intraprendenza è tanta, ma non si possono sbagliare tutti i cross, soprattutto quelli da corner. Tecnicamente la sua partita non è buona. Esce sfinito. (dal 37′ s.t. Haveri s.v.: magari non gioca abbastanza per prendere un voto, ma nell’occasione della rete avversaria partecipa all’errore collettivo)
Garofalo 5,5
Un bel sinistro fuori e poco altro. Solita prestazione di immensa generosità, però gli manca la lucidità per incidere di più in fase offensiva. (dal 24′ s.t. De Sena 6: sufficienza che strappa per il merito di averci messo tutto quello che aveva, incredibile che giochi così poco. Fa anche gol, ma non poteva essere valido dopo il mani di Krapikas)
Buchel 6
Non vuole strafare, infatti gioca in maniera pulita il corto e limita il lungo. Quando cerca la verticale profonda, un po’ è impreciso e un po’ sono i compagni a non partire coi tempi giusti.
Crimi 6
Non è una partita perfetta, ma il solo pressing portato per tutta la sfida e senza sosta mostra un leader clamoroso. Tecnicamente c’è qualche errore che non ti aspetti.
Petrucci 6
Sulla trequarti mette qualità ed è l’unico in grado di saltare, davvero, l’uomo. Però non trova mai spazio e tempo per la giocata veramente vincente. (dal 14′ s.t. Pedicillo 6: buon ingresso e grande elettricità offensiva, perfetto quando strappa e lancia un contropiede che Dell’Aquila butta via)
Tordini 5,5
Il potenziale c’è, ma non si vede. Sempre troppo poco nella sua partita. (dal 14′ s.t. Dell’Aquila 5: due accelerazioni interessanti, ma quando deve fare la giocata giusta fa la scelta sbagliata. Nel contropiede condotto da Pedicillo manca solo l’assist per De Sena, ma lui decide di fare il protagonista e sbaglia)
Luciani 5,5
Calcia in porta in maniera imprecisa o debole. Si muove parecchio, ma tra offside ed errori di timing non è mai veramente pericoloso. Un paio di sponde fatte bene non possono bastare. (dal 24′ s.t. Costantino 5: la sua condizione e la sua prestazione finiscono, quasi, per giustificare la scelta di Banchieri di farlo subentrare a partita in corso. Però, difficilmente crescerà restando seduto in panchina)
TRAPANI Ujkaj 6; Celiento 5,5, Silvestri 6,5, Malomo 5,5, Benedetti 6,5; Segberg 5 (dal 24′ s.t. Ciotti 5,5), Carraro 6 (dal 47′ s.t. Ruggiero s.v.), Toscano 6; Ciuferri 5,5 (dal 40′ s.t. Daka 6); Ongaro 5 (dal 1′ s.t. Piovanello 6,5), Anatriello 5,5 (dal 40′ s.t. Stensrud 6,5). All. Torrente 6
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya