Il campo è nemico delle parole. Le buone scuse, le giustificazioni, le dichiarazioni di facciata; tutto finisce quando il pallone rotola e puoi guardarlo decidere il futuro delle contendenti. Il Messina riparte da dove si era fermato: perdere contro un avversario migliore.
TUTTE SCUSE – Il vento, l’arbitro, il contropiede, “noi giochiamo, gli altri no”; la sfilza delle cose che si possono elencare per non ammettere che questo Messina di Karel Zeman (voto 5) non valga la prima parte della classifica sono centinaia. Gennaio non è settembre, nascondersi dietro analisi superficiali è inutile. Ormai lo storico è concreto: con la vittoria sulla Cittanovese anche il Biancavilla ha superato il Messina, relegando i giallorossi al decimo posto. Sul campo, quindi, sono solo 4 i punti conquistati (sui 30 a disposizione) contro le nove squadre davanti in classifica (1 col Licata, 3 col Biancavilla), più quelli a tavolino con l’Acireale. Conta poco il Giudice Sportivo di fronte a quello che dice il gioco: semplicemente il Messina vale – al momento – la posizione in classifica che occupa. Decimo posto alla prima del girone di ritorno: tendenza immodificabile a non ottenere punti quando l’asticella si alza, fattori che cozzano con qualsiasi filosofia di calcio da sbandierare a match perso. Il Troina è una realtà concreta di questo torneo, in più gioca quasi sempre gare di fisicità e ripartenze spietate. Saba, Camacho e Lautaro Fernandez sono giocatori che sanno mescolare concretezza a buonissima tecnica. Il calcio secondo Zeman – è cosa nota – non muta mai a secondo dell’avversario. Un vantaggio o un limite lo dice sempre l’esito finale, certamente i rischi difensivi devono essere equilibrati o cancellati dalla spietatezza offensiva. Portare avanti un credo è lecito, sbattere duramente con la realtà va accettato e non scusato.
SPUNTATI E FRAGILI – L’efficacia offensiva del Messina è minima. I giallorossi segnano pochissimo rispetto a quello che c’era da attendersi con la rivoluzione zemaniana. Non solo un problema numerico ma anche di percezione: spesso Zeman racconta di una buona quantità di occasioni, drammaticamente la sensazione resta quella di mancanza di pericolo. Questo Messina non spaventa mai quando attacca: sempre lentissimo in costruzione, banalissimo quando sa affidarsi sempre e solo a Crucitti. Prova ne è il secondo tempo con il Troina: il vento, incessante, consigliava di sviluppare la manovra sulla corsia mancina e chiuderla sul lato opposto (cosa dichiarata dallo stesso Zeman a fine gara); il Messina andava sempre a destra. Mancanza di furbizia? No, paura. E la paura viene esorcizzata affidando il pallone all’unico in grado di prenderlo senza tremare. Crucitti si perde tra raddoppi di marcatura e vento che blocca le sue verticalizzazioni. Abbandonato da un Saverino che non trova mai i tempi di attacco e difesa, e da un Buono mai concreto nel momento giusto. Se questo Messina raccoglie qualche complimento, allora il malato è gravissimo e mal curato. Non ci si può accontentare di un paio di discese, due verticalizzazioni fatte discretamente e qualche protesta. Ma il vero problema resta – storicamente tallone d’Achille di questo tipo di calcio – l’imbarazzante fase di non possesso.
LA CHITARRA A CHI NON SA SUONARE – Nel calcio, come nella vita, non dovrebbero esistere cose che non si possono fare. Purtroppo, come nella vita, i limiti arrivano a riportarci nel mondo reale. Il calcio, oltre che dalle idee, è fatto di caratteristiche fisiche miste a quelle mentali. A queste vanno aggiunte le attitudini calcistiche. Se questi addendi non arrivano alla somma che l’allenatore vorrebbe, allora il lavoro da fare è tanto. Potremmo – o avremmo potuto – cancellare quanto scritto per soddisfare la pancia del tifo dicendo che l’arbitro è stato brutto e cattivo. Ma in Serie D ci sono arbitri di Serie D… ma chi ha visto Genoa-Sassuolo (con tanto di Var) può fare pace con gli errori arbitrali e arrendersi che l’uomo resta fallace. Il Messina recrimina per la direzione di gara, ma resta meno propenso nell’ammettere una fragilità figlia di presunzione tattica e inadeguatezza tecnica e fisica. La rete di Daqoune diventa manifesto: linea altissima, De Meio esce in un anticipo senza logica, Masawoud brucia tutti e scappa via. Ungaro e Fragapane non comunicano: il centrale rincorre sapendo di non arrivare, il terzino dimentica che i cross non fanno gol se in mezzo chiudi l’avversario e taglia su Masawoud, lasciando scoperto il centro. Il resto della squadra non c’è, Daqoune fa il resto. Una miriade di errori in serie, tutti risolvibili ma peggiorati da ogni singola scelta dei calciatori del Messina. Come a Giugliano, quando la linea si alza gli avversari banchettano. Non meno peggio la prima rete: Sampietro si prende la colpa finale, ma il giro palla – che precede la svagata morbidezza con cui il 4 giallorosso buca l’intervento – è pessimo per pulizia e scelte. Ma quanto è stato cattivo l’arbitro…
Avella 6: può pochissimo sui gol, fa quasi un miracolo sul primo. Per il resto non deve mai intervenire.
Saverino 5: uno spreco sulla linea difensiva. Non trova mai i tempi per spingere, in fase di non possesso è sempre fuori posizione.
De Meio 4,5: un eccesso adattarlo in mezzo. Legge malissimo lo sviluppo dell’azione che porta al raddoppio e spiana la strada al Troina.
Ungaro 5: se la linea si alza va troppo in sofferenza, non sa supplire con l’esperienza ai limiti atletici. Guida senza voce.
Fragapane 5,5: buon primo tempo anche se potrebbe affondare di più, nella ripresa è meno coinvolto e sparisce. Emotivo nella gestione del contropiede dell’1-2.
Buono 4,5: filtra poco, costruisce meno. Non sa cucire i reparti, troppo lento palla al piede. (dal 39′ s.t. Famà sv)
Sampietro 4: regala la rete del vantaggio perché svagato e leggero nell’approccio al pallone. Poi reagisce con un dinamismo che non gli nega la grave insufficienza. (dal 30′ s.t. Manfrè sv: fuori dall’undici iniziale, non entra nemmeno quando si ferma Danza. Solo lo svantaggio e la disperazione gli regalano un quarto d’ora)
Danza sv: si ferma subito, inattivo da troppo tempo. (dal 14′ s.t. Lavrendi 6: con l’esperienza mette più di una pezza, nella ripresa prova a tenere l’equilibrio ma a fatica. Sfiora il pari con un tiro da fuori)
Crucitti 6,5: un altro gol, lui c’è sempre quando il Messina punge. Nella ripresa insiste troppo in giocate complicate.
Rossetti 5,5: perde più energie del dovuto a protestare. Il fuorigioco sbandierato gli nega una rete che dimostra, però, che gli attaccanti devono stare molto più in area di rigore e faccia alla porta.
Cristiani 5,5: prova a lavorare da esterno alto, combina pochissimo e c’è troppo campo da difendere quando gli avversari ripartono.
TROINA Calandra 6; Fricano 6 (dal 32′ s.t. Dampha sv), Raia 6, Calaiò 6, De Santis 6,5, Indelicato 6; Daqoune 6,5, Saba 6, Camacho 6,5; Lautaro Fernandez 7 (dal 42′ s.t. Mustacciolo sv), Bamba 5,5 (dal 28′ s.t. Masawoud 6,5). All. Boncore 7