Quando gli Dei del calcio si cimentano, sanno ordire trame che sarebbe quasi impossibile immaginare.
IL SEGNALE – Il Messina del nuovo corso al cospetto del Castrovillari, per un’ora, si differenzia dalla squadra vista in precedenza solo per l’interpretazione della guida tecnica: c’è un allenatore che in panchina non rimane seduto, ma si agita, urla, sbatte i pugni: un ultrà in campo. Per il resto, però, la squadra non risponde a quelle sollecitazioni. Il solito encefalogramma piatto, giocatori svogliati e incapaci di applicare i principi più elementari del gioco del calcio. L’unico bagliore nel disastro lo offre, sino a quel momento, il più piccolo della compagnia: Francesco Pio Orlando da Scafati, classe 2001. In barba all’età, sembra non sentire il peso incombente della nuova sconfitta, non si spaventa di puntare l’uomo e, soprattutto, è l’unico in grado di accelerare. Pasquale Rando coglie il segnale e, alla ricerca del principessa che baci il ranocchio e lo trasformi in principe, si affida a un’iniezione di Primavera: giovani che ha visto crescere, alcuni dei quali forgiati a pane, pallone e scirocco direttamente nel “suo” Camaro.
LA SCOSSA – Mette dentro un 2001 (Saverino), un 2002 (Capilli), un 2000 (Strumbo), per poi chiudere con un altro 2001 (Bonasera). I giovanotti lo ripagano con la sfrontatezza, la voglia di non arrendersi a ciò che appariva inevitabile e una giusta dose di incoscienza. Una sorta di mossa della disperazione, che invece diventa un all-in vincente. Difficile trovare motivazioni strettamente tecniche. Fatto sta che da quel momento il Messina cambia letteralmente marcia. L’emblema della metamorfosi è il terzo gol di Crucitti: uno che si era perso nelle paludi di un inizio di stagione da incubo, si riscopre mattatore e confeziona un gol da cineteca con la sicurezza di chi quelle giocate lì le gestisce con massima disinvoltura. C’entra poco lo spostamento al ruolo di trequartista, la netta sensazione è che sia innanzitutto scattata una molla mentale. Troppo presto per chiedersi cosa ci facesse Rando, negli ultimi sei anni, dietro a una scrivania anziché stare in campo. Troppo presto per dichiarare finita la crisi. Però, almeno, abbiamo una possibile cura. La ventata dei Primavera – meglio ancora se “made in Messina” – come elettroshock per risvegliare compagni ben più navigati dal torpore in cui erano (speriamo che l’utilizzo del verbo al passato possa essere profetico) caduti.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina