Tre partite, nove punti in palio: un bottino a cui aspirare nella sua interezza. Vibonese, Siracusa e Reggina all’orizzonte, squadre evidentemente alla portata di un Messina che non può permettersi ulteriori frenate.
VINCERE – Non ci sono ragionamenti che tengono, né eventuali alibi a cui inchiodarsi, perché il futuro prossimo dei giallorossi verrà fortemente condizionato dalle ultime sfide dell’anno. Alla prima, quella interna contro la Vibonese, il Messina ci arriva in una condizione complessiva foriera di buone sensazioni. Tolto Grifoni, ancora alle prese con gli strascichi dei recenti fastidi muscolari, oggi la banda di Lucarelli al San Filippo si presenterà sostanzialmente in formazione tipo. In difesa il tecnico avrà ampia scelta, ma il ballottaggio più concreto riguarda uno dei due slot di centrali davanti a Berardi: Bruno o Maccarrone al fianco di Rea? Ieri l’allenatore si è limitato a dire che il giovane scuola Crotone di recente ha sempre giocato e avrebbe bisogno di rifiatare. Aggiungendo più avanti che “da grande farà il calciatore”, come a dire che Bruno ha caratteristiche e personalità per aspirare ai piani alti del pallone. Tanto basta per indirizzare la nostra scelta nella costruzione del probabile assetto difensivo che dovrà ridimensionare le velleità di Saraniti e compagni: Rea e Bruno centrali, Palumbo e De Vito in corsia.
QUALITÁ PARCHEGGIATA – Dalla cintola in su non sono attese particolari novità. Il trio di centrocampo a cui dovremo abituarci per i prossimi impegni dovrebbe subire poche oscillazioni: Foresta, Musacci e l’ultimo arrivato in casa Messina Nardini sulla carta promettono un equilibrio che ad oggi non è mai stato raggiunto in quell’ecosistema vitale che è la seconda linea dello scacchiere. Anche perché Mancini non è ancora al meglio, ma la sua qualità di tocco potrebbe essere un’arma su cui puntare a partita in corso. Discorso analogo a quello su cui si ricamano parole da tempo che riguarda Madonia: lo stesso attaccante, col passare dei mesi, si è reso conto di non avere più i 90 minuti nelle gambe, senza però perdere la consapevolezza nei propri mezzi tecnici, aspetto quasi sempre svincolato da questioni anagrafiche. Certo, se Pozzebon dovesse dare forfait (assai improbabile), Lucarelli non avrebbe alternative al tridente con Madonia in versione falso nueve, esperimento tra l’altro riuscitissimo in occasione di Messina-Casertana, tappa dell’ultimo brindisi in campionato dei giallorossi. Una vita fa.
QUANTITÁ DA ROTTAMARE – Tertium non datur: in attacco il bagaglio di opzioni – in attesa del ritorno, ormai alle porte, di Nicola Ciccone – si riduce a quattro giocatori. Questione, quella di una panchina in cui pullulano calciatori su cui Lucarelli ripone una fiducia prossima allo zero, che è poi il vero tallone d’Achille di una squadra che dovrebbe essere fortemente rimodulata dalla prossima finestra di mercato. Non esattamente un esercizio semplice, quello che vedrà protagonista un Messina che dovrà limare al ribasso la sostanza quantitativa della rosa, in ragione di un netto capovolgimento qualitativo su cui costruire le basi di una salvezza ampiamente a portata di mano. Per rescindere quasi una decina di contratti con calciatori che oggi difficilmente troverebbero spazio altrove – e quindi, in sostanza, con atleti che, come si dice in gergo, non hanno mercato – serve liquidità immediata, perché ogni rescissione, questo è chiaro, va corredata da una congrua buonuscita. L’assenza di un d.s. navigato in organico, in tal senso, è tecnicamente un elemento che non può essere trascurato nel gioco delle valutazioni. Lucarelli ha piena coscienza dello stato dell’arte, ma continua ha iniettare dosi di cauto ottimismo. Guardando la realtà in faccia e imponendo lo stesso esercizio anche alla proprietà. Il primo tempo del test infrasettimanale con il Camaro, senza tema di smentita, è un segnale che va esclusivamente in questa direzione.