Qualità tecnica, spirito offensivo, gol, errori difensivi, allunghi, rimonte, espulsioni, mosse tattiche brillanti e una vittoria spettacolare. Cosa volete di più? Il Messina che batte la Virtus Francavilla diventa il manifesto del calcio secondo Giacomo Modica. È sempre (finalmente) Modicalandia.
LA SFIDA VINTA – La presentazione dell’incrocio con i pugliesi ci aveva spinto verso il famoso crocevia decisivo. Era una strada da percorrere in maniera quasi fisiologica, perché la classifica raccontava come un successo avrebbe creato un solco importante oltre ad avvicinare la parte sinistra della graduatoria. Tante volte in questi anni, però, il Messina di fronte alla partita da non sbagliare aveva sbagliato. Anche nettamente, fino a deludere e far credere che la storia si sarebbe ripetuta all’infinito. Invece no, perché questo Messina 2.0 è tutta un’altra cosa. Il merito è di un Giacomo Modica (voto 7) bravo nel lavorare su corpo e mente di un gruppo umiliato da un novembre da fondo del barile. Lavoro incessante, che è servito per non buttarsi nella rivoluzione del mercato di gennaio. Valorizzazione di quello che si aveva a disposizione, crescita generale e consapevolezza. Certo, il Messina non è una squadra perfetta. Lo dice la rimonta della Virtus Francavilla che approfitta anche di una difesa giallorossa piena zeppa di assenze. Tema che si incrocia con un mercato di gennaio che ha spostato il peso economico sull’attacco con l’arrivo di Rosafio, mentre il resto dei reparti ha vissuto sulle cifre dei vari addii di calciatori di contorno. Scelte che rispecchiano l’equilibrio economico voluto, anche lecite perché la base titolare è rappresentata da calciatori diventati certezze. Non assolute, ma buone per l’interpretazione del calcio voluto da Modica. Lo dicono i 18 punti conquistati nelle ultime 9 partite. Una spinta che ha sganciato il Messina dalla zona playout, avvicinando quella playoff. Niente cambi di programma, perché la salvezza non è ancora acquisita e il calendario in forte salita in arrivo non aiuterà. Serve per cambiare un po’ la pressione mentale, dato che farsi rincorrere logora parecchio mentre puntare un avversario crea nuovi stimoli. Decisiva, quindi, la vittoria sulla Virtus Francavilla. Che arriva grazie a un approccio eccezionale e un finale da squadra vera. In mezzo, poi, ci sono i difetti.
IL BRUTTO E IL BELLO – Le assenze di Fumagalli, Ortisi, Pacciardi e Polito pesano, perché la difesa che Modica deve disegnare è inedita oltre che sperimentale. Sì, perché Salvo a sinistra rimane una forzatura che, tra l’altro, funziona poco vista la prestazione gravemente insufficiente del classe 2003. Meglio così, perché un bagno di realtà farà bene al ragazzo. In mezzo c’è Dumbravanu che pare un pesce fuor d’acqua per svariati minuti, anche poco coinvolto e spesso lento nel capire i movimenti degli avversari. Artistico su tutti. Che sulla prima rete affonda mentre lui resta lontano, anche per un’uscita alta molto azzardata. La regola vale anche per lui: se esci rompendo la linea o prendi la palla oppure fermi l’azione. Quando nessuna delle due cose accade, spesso, si subisce gol. Infatti. È giovane, magari si farà ma Pacciardi tornerà titolare in fretta. Le due reti della Virtus Francavilla non sono un bello spettacolo per il Messina e sono anche il segnale di quanto i giallorossi pecchino ancora di maturità. L’uno-due iniziale illude – come conferma Modica con quel suo “allegrotti” per descrivere l’atteggiamento -, ma la squadra di Occhiuzzi era ancora in partita e le sbandate di Manetta e soci aiutano per passare all’incasso. Linea che perde compattezza e misure, con Polidori difficile da prendere e Macca uomo ovunque. Una rimonta che brucia parecchio, perché seguita dalla sensazione che tutto sarebbe finito malissimo. I difetti – che citiamo anche quando il Messina vince, perché questo è anche il nostro compito -, sono questi e rappresentano la parte centrale della prestazione generale. E fanno, anch’essi, di Modicalandia. Che non è sinonimo di spettacolo e divertimento, non solo per lo meno. È un luogo dell’anima tattica. Perché alla base del prodotto finale, c’è un lavoro di concetti, letture del momento e intuizioni che diventano utili per trasformare le idee in fatti concreti. E in tutto questo, sono presenti anche quei difetti di sistema che vanno accettati e anche accolti. Incipit e finale, poi, sono la parte brillante espressa da questa squadra. Il 4-2-3-1 è stata una mossa tattica utilissima, perché ha aumentato gli uomini offensivi e responsabilizzato maggiormente Emmausso. Il numero 10 è l’ago della bilancia di questa squadra: quando gira funziona tutto. Nella testa di Modica doveva essere così sin dall’inizio. E forse lo è stato: dalla super prestazione contro la Turris nella gara di andata alle settimane buie che sono coincise col peggior Messina della stagione. Contro la Virtus, Emmausso, gioca una partita da calciatore totale. Modica sceglie ancora il doppio mediano, così Michele si prende un paio di compiti in più in fase di impostazione. Non solo, perché accorcia per riempire l’area sempre e comunque. Quando Lia e Rosafio entrano in ritmo, lui capisce che il pallone finirà in area e alza la sua posizione. Frisenna gioca in appoggio al duo destro, così quando c’è da fare il finalizzatore… Emmausso c’è. Uno a zero. Copia e incolla per il raddoppio: ancora out destro in pressione, Frisenna accompagna e mette dentro un pallone tagliato. Stavolta tocca a Zunno: tre gol nelle ultime tre in casa, sempre contro squadre pugliesi. La sua crescita è stata fondamentale, e lui comincia a capire quanto possa essere importante. Quando Emmausso alza bandiera bianca, lui, sale in cattedra, ma difetta ancora di lucidità.
LA MOSSA DI MODICA – Le due reti del Messina non sono spettacolari nella loro fase di finalizzazione, ma frutto di una costruzione offensiva che vuole muovere e far male all’avversario. Il calcio di Modica è questo, soprattutto. Lo spettacolo più puro c’è stato – Emmausso a Caserta – e ci sarà. Ma questa familiarità con l’applicazione offensiva è il passo necessario e vitale. La rimonta della Virtus anestetizza un po’ tutto, anche perché il Messina si scopre fragile dietro e orfano dei riferimenti. La ripresa, però, è una grande partita a scacchi in cui la squadra di Occhiuzzi si illude soltanto di essere pericolosa. Piana – esordio senza brividi per lui – non deve far nulla, in un match che pare plafonarsi. L’espulsione di Salvo diventa uno sliding doors, ma a favore del Messina. Sì, perché la Virtus si convince che prima o poi la rete della vittoria sarebbe arrivata ma Modica tira fuori il coniglio tattico. Fuori Plescia e Rosafio, dentro Giunta per far traslocare Franco centrale di una difesa a tre con Scafetta a tutta fascia a destra. Dall’altra parte è già entrato Zona, che non ha un cattivo mancino. Interessante. La mossa tattica di Modica funziona, perché la Virtus perde tutti i duelli in mezzo al campo e il pressing del Messina è incessante. Sì, il termine è giusto. Zunno si sfianca, così si chiude con la coppia Ragusa-Luciani. Che sbagliano sotto porta, e ci torneremo. Funzionano, però, nel tenere alta la squadra e pressare. La rete di Frisenna non è frutto del caso: il Messina insiste nel pressare il portatore, Molnar ci mette del suo con una supponenza che non gli può appartenere e pasticcia. Bravo Ragusa nel rincorrere un pallone che non può raggiungere, ma basta per influenzare Branduani. Il rinvio corto finisce dove peggio non poteva (per lui), perché Frisenna nella sua faretra conserva la freccia avvelenata del calcio in porta. Controllo e destro. La vittoria è servita. Ed è anche accompagnata dallo spettacolo di una rete da 40 metri. Punteggio che poteva essere più rotondo, ma Ragusa e Luciani sbagliano. Il capitano non sta bene dal punto di vista mentale nella questione gol. Un tema che condivide con Plescia che si sbatte parecchio ma non segna da 112 giorni. Ragusa entra bene, mostra una condizione davvero buona ma non segna. Branduani diventa un muro altissimo, poi cicca per paura un sinistro facile. Ci resta male e solo la vittoria cancella l’amarezza. Deve lavorare su sé stesso. Deve farlo lui. Una rete lo sbloccherà. Modica continua a vederlo esterno, perché quando entra per Emmausso è Zunno ad andare in mezzo. Per giocare centrale, tra l’altro, dovrebbe giocare spesso spalle all’avversario e non sembra fare molto per lui. Si vedrà. Come si vedrà quanto Luciani potrà essere utile: Ragusa lo lancia davanti alla porta con un gran tocco, lui sbaglia perché non ha l’istinto del killer. Calcia in sicurezza, ma è un diagonale telefonato.
IL NUMERO 9 – Sul tema centravanti si dividono le opinioni: Plescia è in un’evidente crisi di reti che si è trasformata anche in prestazioni, ora, sotto media. Non sembra essere l’attaccante per Modica, ma il suo lavoro sporco è diventato più utile visto il tridente alle sue spalle. Certo, non si può pensare che le reti possano arrivare solo da Rosafio, Emmausso e Zunno. Gli attaccanti devono far gol, a lui manca. Non mancano i movimenti e la volontà, anche se restano troppi gli errori nell’ultimo terzo di campo. Più profondità, più area da riempire. Luciani in questo è più bravo, anche nel ripulire i palloni si fa preferire. Ma resta acerbo, tanto da andare in confusione quando c’è da fare l’ultimo movimento. Quello decisivo. Potrebbe fare e dovrebbe fare di più, il resto sono chiacchiere e belle speranze. Gli attaccanti fanno giocare bene le squadre, loro due hanno le caratteristiche per poterlo fare, ma poi devono far gol. Il mercato non è andato in direzione di un nuovo centravanti. Tema che bisogna saper trattare, uscendo dalla mentalità rozza che una cessione rappresenti una bocciatura o una lesa maestà. No, a volte serve solo mettere le pedine nel posto giusto. E tutti contenti. Va bene così, sono rimasti e daranno sicuramente qualcosa. Non uno più dell’altro, non uno meglio dell’altro, ma ognuno nel momento giusto. Dovrà individuarlo Modica, comprendendo momento e avversario. Non tutte le partite sono uguali e le loro differenze potranno servire per avere il centravanti migliore per ogni evenienze. Insomma, di necessità virtù.
Piana 6
Incolpevole sulle due reti avversarie, attento nel gestire l’ordinaria amministrazione. In uscita sono tutte sue.
Lia 5,5
Spinge con buona volontà e tempi sempre giusti. Le sue sovrapposizioni aiutano Rosafio e Frisenna a colpire, ma in fase difensiva è fin troppo distratto e facile da saltare. Un tempo, poi la benzina finisce.
Manetta 5
Partita sottotono. Tanti errori di lettura e avversari persi. Anche palla al piede eccede in giocate fin troppo articolate.
Dumbravanu 5
Acerbo. Tatticamente sbaglia troppo, quasi tutto anche se cresce alla distanza per voglia di lottare. Tecnicamente ha visione di gioco e qualche lancio lungo poteva essere sfruttato meglio dai compagni.
Salvo 4,5
Non è la sua giornata. Bagno di realtà per il classe 2003 che trasferito a sinistra sbaglia tantissimo. Fatica a seguire la linea, in ritardo nelle diagonali e nelle letture difensive. Nelle due reti avversarie c’è il suo zampino. Il rosso è eccessivo, ma poteva evitare il battibecco.
Frisenna 8
La rete basta e avanza per giustificare il voto, ma nella sua partita c’è tanto altro. I primi due gol arrivano da due suoi cross tagliati e pericolosi. Bravo a muoversi tatticamente per sfruttare il lavoro in catena di Rosafio e Lia. In mezzo al campo duella e vince spesso, anche se Di Marco è avversario tosto.
Franco 6,5
Vero che sbaglia qualche pallone di troppo, ma ci mette aggressività ed esperienza quando serve. Un paio di recuperi sono eccellenti ed è lucido quando Modica lo trasforma in centrale della difesa a tre.
Rosafio 6,5
Qualche imprecisione c’è, ma la qualità che regala alla squadra è evidente. Sempre giocate utili, tocchi illuminanti e ricerca continua di costruzione per far male all’avversario.
Emmausso 7
La botta che lo costringe a uscire fa male, ma non tanto quanto quello che lui fa agli avversari. Uomo ovunque in costruzione, bravo nel riempire l’area in occasione della prima rete dove mostra tutta la sua tecnica col controllo a seguire di destro e un mancino imparabile.
Zunno 7
Qualche egoismo di troppo c’è, ma gioca un primo tempo esaltante dal punto di vista della volontà di far male all’avversario. La rete è da attaccante cattivo e convinto. Nella ripresa vuol vincerla un po’ da solo e pecca di lucidità.
Plescia 5,5
Impegno e abnegazione, ma è finito in un tunnel dal quale potrà uscire solo non pensando più al gol. Si muove e si sbatte, ma è troppo poco per una squadra che inizia a creare così tanto per il suo attaccante. Quando potrebbe colpire cincischia. La rete manca da 112 giorni.
Zona 6,5
Bellissimo impatto emotivo sulla sfida. Rompe gli indugi con un cross tagliato e poi mette intensità e spirito offensivo. In difesa non si fa saltare mai.
Ragusa 5,5
Complicato. La rete che si divora è gravissima, e quando si giudica non si possono fare trattamenti edulcorati basati sull’aspetto emotivo. Deve ritrovare pace mentale per abbattere il fantasma della “paura di sbagliare”. Però, mezzo voto in più per come entra nell’azione della rete di Frisenna andando a contendere il pallone a Branduani e per come rifinisce per Luciani che poi sbaglia anche lui.
Scafetta 6
Entra per fare l’esterno destro a tutta fascia e non sbaglia nulla. Applicato.
Giunta 6
Momento chiave della partita, lui ci mette spirito combattivo e lucidità. Bravo.
Luciani 5
Si scalda parecchio, passa dall’essere il primo possibile cambio all’ultimo il rosso a Salvo. Quando entra sembra voler spaccare il mondo, ma è tutto fumo perché l’arrosto lo consegna nelle mani di Branduani con un destro telefonato e spaventato. Per incidere realmente deve ancora crescere. Il resto sono chiacchiere.
VIRTUS FRANCAVILLA Branduani 5,5; Dutu 5, Molnar 4,5, Monteagudo 5; Biondi 4,5 (dal 14′ s.t. Carella 5,5), Macca 7 (dal 30′ s.t. Neglia 5,5), Risolo 6 (dal 14′ s.t. Laaribi 5,5), Di Marco 6,5, Ingrosso 5,5; Artistico 7, Polidori 6,5 (dal 41′ s.t. Contini s.v.). All. Occhiuzzi 6
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya