Nella settimana del Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, ci viene in mente la vecchia ironia che recitava come senza il cantautore americano Fabrizio De André avrebbe fatto un altro mestiere. Se fosse davvero accaduto, ci troveremmo nella condizione di non poter parafrasare uno dei più famosi passaggi della sua “Via del campo”. Dal letame nascono i fior cantava Faber, noi non possiamo essere così sicuri e rimaniamo nella speranza che questo possa succedere. Il calcio è uno sport strano, anche nel momento peggiore della tua vita può accadere qualcosa di positivo. Se la settimana precedente al derby di Catania sembrava la peggiore possibile per il Messina, nuove pagine di decadenza giallorossa sono state scritte in quella successiva. La tifoseria che molla proprietà e associati, rimanendo attaccati (come ovvio) solo alla maglia. Un tecnico che sfoga la sua repressione, raccontando cose chiare a tutti da settimane e che non possono stupire neanche il sempre sorridentissimo Stracuzzi. Proprio il presidente è l’uomo più in discussione del momento: il suo arrivo con l’addio di Lo Monaco aveva ridato speranza al tifo messinese. Una figura che, fin da subito, sembrava riportare serenità ad un ambiente trivellato dai tradimenti calcistici. Questo mondo, però, non risparmia nessuno e gli errori non vengono mai perdonati. I risultati, probabilmente, sono l’ultima voce presa in considerazione da chi di questo Stracuzzi ne ha piene le tasche. Tanti sorrisi e tante parole, una certa predisposizione allo scaricare colpe sempre su altri e una serie infinite di promesse non mantenibili (prima che non mantenute). Tutte cose che una tifoseria, che si è vista passare davanti il treno Barbera, non riesce più a tollerare. Della rottura tra tifo e proprietà non può non risentirne la squadra, soprattutto se al coro si è unito in primis proprio il tecnico. La vita sulla panchina giallorossa di Sasà Marra sembra poter finire una volta arrivato il triplice fischio del signor Vigile. Le voci che vogliono Proto primo sponsor dello stesso allenatore campano rimangono credibili, più per la voglia di un controllo totale che altro. Ovvio che, se l’imprenditore ennese dovesse subentrare, vorrà essere lui a decidere della vita o della morte (sportiva) di qualsiasi tesserato. Con Stracuzzi, però, non si può mai sapere e gli incontri romani con Cristiano Lucarelli non sono mai stati smentiti. La speranza rimane quella che le parti si confrontino, pur essendo in una fase embrionale della trattativa. Tante parole scritte fin qui, e non abbiamo ancora parlato di calcio. Amarezza a parte, sarebbe cieco puntare solo ed esclusivamente la nostra attenzione sul pallone rotolante. Non possiamo far finta che in campo vadano figurine e non uomini. Nella settimana in cui qualcuno esulta per il pagamento degli emolumenti, la vera speranza è quella che una gioia (reale) possa arrivare dal rettangolo verde. La normalità insomma, perché quando un tifoso è costretto a tirare un sospiro di sollievo per uno stipendio pagato e non per un rigore parato, allora, la fine del calcio è già compiuta.
DUBBI – Mettendo da parte le criticità gestionali passiamo, finalmente, al campo: mister Marra recupera Foresta e perdona Milinkovic. All’infortunato Ionut si aggiunge la non convocazione di Akrapovic. Pochi allenamenti per Palumbo in settimana, il difensore centrale potrebbe partire dalla panchina dandosi il cambio con Rea. Al suo fianco è favorito Bruno su Maccarrone, anche a causa della questione Under. In mezzo al campo potrebbero arrivare le sorprese maggiori: se non rischia la maglia da titolare, quantomeno potrebbe cambiare ruolo. Stiamo parlando di capitan Musacci che potrebbe lasciare la regia a Fabrizio Bramati andando ad occupare il ruolo di interno. Spostare il raggio di azione più avanti, con compiti di copertura diversi potrebbe essere utile per l’ex Catania. In avanti Mancini sarà l’ombra del duo Pozzebon-Milinkovic. Il franco-serbo è l’arma in più di Marra, se troverà spazi e tempi potrà scalfire il muro pugliese. Ci sono da cancellare due sconfitte consecutive, che chiudono due mesi di mediocre calcio con qualche sprazzo di speranza. Impossibile estraniarsi da quanto accade fuori dal campo, per una volta però la reazione potrebbe essere positiva e pregna di orgoglio. Come sempre sarà il campo a dire la sua verità.
EUFORIA – Se il Messina è sottoterra, per il Monopoli bisogna fare il discorso opposto: tre vittorie consecutive che chiudono un filotto di cinque risultati utili. Quattordici punti in una classifica che vede la squadra di Zanin al sesto posto (Monopoli, viva la rivoluzione). Problema muscolare per Loris Bacchetti, il centrale difensivo è un’assenza pesantissima dato il rendimento eccellente fornito fin qui. Per la sostituzione in vantaggio Marco De Vito (solo omonimo del terzino del Messina), che dovrebbe vincere il ballottaggio con Bei. Proprio quest’ultimo, però, potrebbe trovare spazio sulla corsia destra al posto di Ricucci. Per il resto solo conferme: a centrocampo Nicolini agirà davanti alla difesa con Viola e Sounas ai fianchi. In avanti il trio mobile disegnato da Zanin, nel quale Genchi si travestirà da centravanti di manovra con l’appoggio di Montini e Gatto. Il nemico più grosso di questo Monopoli sarà l’euforia, quella che non può non arrivare dopo una serie positiva inaspettata e che dovrà essere gestita. Per la prima volta in stagione, probabilmente, il Monopoli arriva con i favori del pronostico e l’obbligo di vincere. Toccherà a Zanin e ai suoi ragazzi superare questo esame di maturità.