Cinque partite prima di Natale. Un mese di dicembre che dirà le prime parole sul nuovo Messina, o almeno su quello che sembra poter nascere. La rivoluzione è partita con l’addio di Petrilli e la messa da parte di Cossentino, Russo e Gambino, fino a quel momento il capitano di questo strano Messina, seguiti dai saluti firmati Porcaro e Ibojo. Un finale annunciato, probabilmente umiliante per calciatori che pagano l’incapacità nel costruire un gruppo sano e compatto, il campo non è altro che la fisiologica conclusione di colpe più grandi di loro. Il disastro visto sul terreno di gioco è stato analizzato e criticato, le responsabilità dei calciatori sviscerate senza troppi sconti: continuare a sparare sulla rosa, probabilmente, non serve più soprattutto con la consapevolezza che non si potrà rasare al suolo quanto costruito, malamente, in estate. Questo Messina è un puzzle dai pezzi incastrati male, figlio di un pasticcio gestionale ormai noto: il presidente Sciotto ha speso, lo ha fatto male e senza possibilità di essere smentiti. Il peccato originale sarà sempre quello della mancata programmazione, perché un progetto ambizioso nasce nel tempo e si fonda su basi solide e affidabili. Il Messina di Sciotto assomiglia a un albergo a ore, un luogo dove passare qualche notte senza lasciare tracce o ricordi. La depressione che contraddistingue l’ambiente è ormai la triste realtà, con quella strana sensazione di curiosità e amore che mantiene vivo l’interesse di una piazza svilita: apre il calciomercato, per l’ennesima volta sarà tempo di una lunga lista di nomi che vanno e altrettanti che vengono. Non è questo il calcio che si vorrebbe raccontare, sicuramente non è questa la realtà che Sciotto aveva in testa quando decise di imbarcarsi in un’avventura, oggi, più grande di lui.
NELLA NEBBIA – Il Messina non gioca un calcio interessante, anzi probabilmente non gioca proprio in nessun modo. Pietro Infantino non ha regalato nulla, neanche dal punto di vista caratteriale, con Biagioni i passi indietro sono stati clamorosi. Il tecnico romano è arrivato sul solco di quanto fatto vedere da Giacomo Modica lo scorso anno, o almeno era quella la speranza data la filosofia di calcio attesa. Nulla di tutto questo, perché Biagioni in una cinquantina di giorni scarsi non ha mai trovato uno spunto di interesse tattico, il suo Messina scende in campo per suonare senza spartito, continuando un’improvvisazione di cui non è palesemente capace. La croce l’abbiamo gettata sul gruppo, forse dimenticando come in tantissime occasioni (no, non ci riferiamo solo alla gestione Modica) il calcio abbia mostrato rivoluzioni mentali proprio grazie al cambio di guida tecnica. Biagioni allena un gruppo che non gli appartiene, una giustificazione concreta ma un banale destino per chi decide di subentrare in corsa. Il calcio è questo qui, dalla Serie A alla Terza Categoria esistono regole non scritte che non possono essere trasgredite. Il mercato è affidato al ds Torma e alle indicazioni di Biagioni: un rischio incredibile, perché arriveranno calciatori che forse dovranno essere gestiti da altri, perché già a Nocera il tecnico si gioca la panchina. L’errore più grosso di Oberdan Biagioni è il presupposto iniziale: se proponi un 4-3-3 offensivo, figlio di un’idea di calcio ben precisa allora ti condanni a doverla rispettare. Il suo Messina è lento a verticalizzare, quando lo fa sembra più alleggerire che costruire. Sulle corsie non esistono catene, incroci o giocate utili tanto che quasi tutte le reti arrivate sono frutto di calci di rigore e nulla più. Una squadra senza armonia tattica, problema che si riflette in una fase difensiva scollegata, per la quale è stato più facile puntare il dito (autocritica che facciamo anche noi) esclusivamente sui singoli.
VOLTI NUOVI – Giallorossi con tanti nomi nuovi e troppi giovani da non bruciare quelli che vedremo da Nocera fino alla vigilia di Natale contro il Rotonda: in difesa Zappalà ha esordito mostrando un carattere diverso, sarà lui la nuova guida della retroguardia che al momento conta un manipolo di ragazzi di belle speranze, col buffo ritorno dell’appena svincolato Mbaye Ba. L’olandese Janse ha una carriera da terzino alle spalle, gli ultimi anni da interno destro di centrocampo sono utili per affidargli un nuovo dinamismo in una mediana addormentata dalla lentezza di Traditi e la paura di Bossa. Si aspettano le decisioni su Sambinha e Baldé, anche se diventa complicato capire perché pescare così tanto dall’estero e mai dalle squadre di categoria che, spesso, mostrano i calciatori giusti per il campionato di cui il Messina avrebbe bisogno. La formazione anti-Nocerina vivrà degli stessi problemi di sempre: reparto under da formare, il nuovo arrivato Tedesco è un classe ’98 che non risolve tutti i problemi, si pescherà sempre tra i Biondi, Barbera e Lundqvist per la base dell’undici iniziale, con il possibile esordio di Lo Disco al centro della difesa. I campani soffrono sempre delle stesse chiacchiere gestionali, il loro cammino è però fatto di una buona classifica fondata sullo sfruttamento del fattore campo. L’avversario perfetto: perché una vittoria sul campo della Nocerina darebbe un morale fin qui assente. Allo stesso tempo, riflessione amara, la forza dei rossoneri è ideale per un gruppo che nella ricerca della buona scusa, per giustificare i propri fallimenti, non è mai stato secondo a nessuno.
NOCERINA (3-5-2) Feola; Vuolo, Caso, Salto; Odierna, Cardone, De Feo, Ruggiero, Festa; Cioffi, Simonetti. All. Viscido
MESSINA (4-3-3) Lourencon; Lundqvist, Zappalà, Lo Disco, Barbera; Janse, Genevier, Biondi; Arcidiacono, Tedesco, Cocimano. All. Biagioni