Potenza-Messina, momenti di stabilità emotiva e tattica

Pubblicato il 17 Dicembre 2023 in Primo Piano

Lo spettacolo può attendere. I punti fanno classifica e il Messina sembra aver capito la sua vera anima. Contro il Potenza arriva un pari senza reti che mostra una ritrovata solidità difensiva, ma la coperta resta corta e in attacco si soffre di anonimato. 7 punti in fila e un lavoro non ancora finito.

RAGIONE E SENTIMENTO – Divertimento non pervenuto, aspetto che passa in secondo piano ma che spiega tanto del momento dei giallorossi. Sì, perché nel calcio di Giacomo Modica (voto 6) il valore estetico non è un mero accessorio. La consapevolezza di ciò che si allena, però, ha condotto il tecnico su un percorso meno rischioso e più pratico. Questa rosa, infatti, non ha digerito e fatto proprie le idee proposte. Il nerissimo mese di novembre non è stato frutto di atteggiamenti e poca volontà, ma di una precisa idiosincrasia di tipo tattico. Richieste a cui non arrivava risposta ma solo confusione, così il banchettare di avversari non insormontabili come Foggia o Latina è diventato esito quasi meccanico. L’allenatore giallorosso non parla più, fa parlare il campo e da quello si possono tirare fuori le soluzioni scelte per rialzare la testa. Monterosi, Catania e Potenza erano banchi di prova complicati: 7 punti consecutivi senza subire reti. Niente male, così la classifica è tornata decente e le possibilità di competere per la salvezza tornate intatte. Ultimo tassello il match interno col Monopoli, uno scontro diretto a tutti gli effetti. Contro il Potenza la sensazione concreta è stata quella che il Messina non volesse perdere per nessuna ragione al mondo. Ovvio, direte voi, ma non voleva correre nemmeno il minimo rischio di finire sotto. Squadra compatta, cortissima e che non lasciava indizi sul voler concedere spazi agli avversari. Potenza che punge due volte su iniziative personali, poi il Messina si serra e la partita non racconta molto altro. Coperta corta, perché davanti i giallorossi non pungono e danno la sensazione di essere appesi a un filo a ogni possesso. Una storia nota, dato che la fase offensiva è il vero tarlo di questa squadra. Oggi, però, la consapevolezza di Modica ha strutturato una squadra che resta sterile in avanti ma che non subisce più. E questo resta un merito.

ANIMA NUOVA – La carenza di reti è un’evidenza di questa stagione. Questa squadra segna poco perché crea poco. Non a caso, poi, le quattro vittorie sono arrivate tutte di misura fatta eccezione per lo 0-2 sul Monterosi. Che l’attacco, quindi, debba essere il reparto su cui concentrarsi nel mercato di gennaio sembra diventata una certezza. Chiaro, tutti i reparti andranno ristrutturati ma quello offensivo pare non avere numeri e spunti adatti per l’ottenimento dell’obiettivo. Caratteristiche e non solo, perché Plescia pare soffrire alcune richieste e giocate, mentre Ragusa fatica sia mentalmente che fisicamente. Quando si interviene sul mercato l’obiettivo deve essere quello di incidere sui titolari e non sul contorno. Anche quello va migliorato, ma il cambio di passo lo fai modificando i titolari. Lo scorso anno lo racconta benissimo. Al Viviani il Messina gioca una partita di contenimento in ogni zona di campo. Difesa più bassa che favorisce anche un Pacciardi diventato decisivo. Sì, ma è un film già visto. Lo scorso anno quando il Messina si abbassava giocatori come Hélder Baldé e Ferrara potevano esaltarsi, la stessa cosa sta accadendo con Pacciardi. Difendere bassi lo aiuta nel prendere posizione sull’avversario e gli toglie l’ansia di avere troppo campo alle spalle. Modica è andato incontro alla sua squadra capendo che il percorso opposto non sarebbe stato possibile. Lo stesso ha fatto a centrocampo dove l’equilibrio è stato trovato con Firenze play e due mezzali capaci di giocare anche accoppiati agli avversari. L’ex Sestri Levante digeriva poco il dover rincorrere o marcare, Franco e Frisenna sono più calati nella parte. Come lo stesso Firenze che davanti alla difesa tocca il triplo dei palloni e si diverte. Poi, c’è l’attacco. Come detto è un reparto che soffre e continuerà a soffrire. Bisognerà cambiarlo perché le caratteristiche – soprattutto degli attaccanti esterni – non aiutano. Plescia si è perso nel suo gioco spalle alla porta che non offre mai profondità. Resta mal servito, ma non lavora per come Modica vorrebbe. Evidenza pura. Gli esterni sono il difetto peggiore, perché una squadra può anche abbassarsi ma deve essere capace di accorciare il campo in avanti grazie a strappi e velocità. Il Messina non lo fa. Ragusa non ha la forza per questo doppio lavoro, Emmausso resta giocatore che vuole essere servito sui piedi e che abbassa il ritmo. Sì, perché quando entra in possesso può regalarti un cambio di gioco illuminante ma non strappa e non accelera. Anzi, rallenta. È il suo stile di gioco, ma riportare il pallone nell’area avversaria diventa difficile. Col Monopoli non ci sarà per un giallo ingenuo e inutile. Cinque cartellini gialli che potevano essere tutti evitati. A proposito, quello contro i pugliesi è incrocio diretto da non fallire. Per motivi di classifica e di umore, perché andare alla sosta con amarezza non aiuta mai. Dovrebbe essere l’ultimo ballo per alcuni elementi e così dovrà essere, perché l’aver rialzato la testa non può condizionare scelte che dovranno essere precise, nette e spietate.

Fumagalli 6
Due interventi a inizio gara su Saporiti e Volpe per mostrare la solita attenzione, poi gestisce l’ordinaria amministrazione.

Salvo 6,5
Parte soffrendo la velocità di Volpe, poi ne prende le misure e riesce a contenerlo. Pecca un po’ in fase di possesso, ma è sempre attento nelle chiusure e diagonali. In crescita.

Manetta 6
Guida bene il reparto, la sua è una partita di posizione e letture. Non soffre praticamente mai.

Pacciardi 6,5
Deve duellare fisicamente più del compagno di reparto ed è bravo a sovrastare sempre il suo avversario. La difesa più bassa lo aiuta a esprimersi al meglio.

Ortisi 6,5
Gara di personalità e attenzione. Ancora un po’ timido in fase di possesso, ma nell’uno contro uno è diventato difficile saltarlo.

Franco 5,5
Recupera tanti palloni, ne gioca altrettanti ma sbaglia troppo. Un paio di ripartenze sono sprecate dalla sua imprecisione.

Firenze 6
Ordinato, non spreca un possesso e alle volte forze giustamente delle giocate. Il movimento del tridente non è così continuo, così deve limitare le sue verticalizzazioni.

Frisenna 5,5
Meno brillante delle uscite precedenti, troppi errori in fase di possesso e una frenesia che non lo aiuta.

Ragusa 5,5
Qualche buona rincorsa, ma gli attaccanti devono essere incisivi davanti. Non può più bastare il sacrificio. Resta un buono spunto nella ripresa, ma non è sufficiente.

Plescia 5
Non ci siamo. Cercare la profondità non sembra essere nelle sue corde, come dettare gioco in verticale. Sbraga lo spegne e lui finisce troppe volte a terra. Nessun arbitro sembra credere alle sue cadute.

Emmausso 5
Non gioca bene. Tatticamente e tecnicamente è spento, anche se coinvolto poco e male dai compagni. Il voto cala per il giallo inutile che gli farà saltare il Monopoli.

Zunno 5,5
Prova a vivacizzare l’attacco, ma finisce nello stesso gorgo dei compagni.

Scafetta 6
Entra per ridare vigoria a un centrocampo che stava per appiattarsi, è bravo nel mettere freschezza e agilità.

Cavallo 5,5
Come Zunno entra in una fase in cui la squadra non attacca più e non viene mai coinvolto.

Luciani e Giunta s.v.

POTENZA Alastra 6; Armini 6, Sbraga 6,5, Maddaloni 6,5; Hadziosmanovic 6, Saporiti 6 (dal 14′ s.t. Steffè 6,5), Schiattarella 5,5 (dal 31′ s.t. Laaribi s.v.), Candellori 5,5, Volpe 6,5 (dal 27′ s.t. Pace 5,5); Asencio 5 (dal 27′ s.t. Gagliano 5), Di Grazia 5 (dal 28′ s.t. Rossetti 5). All. De Giorgio 6

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya

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