Forse un pensiero valido per entrambe le rive dello Stretto, perché quanto successo dal 30 maggio 2015 fino alla fine dell’ultimo campionato cancellavano il derby tra Reggina e Messina chissà per quanto tempo ancora. La retrocessione dei giallorossi, amara e lacerante, vissuta in un fine maggio messinese che faceva godere gli amaranto quasi come nei campionati di Serie A che vedevano retrocedere il Messina al Granillo. L’estate che cambiava il corso del fiume: Messina riammesso e Reggina cancellata. Il calcio nella sponda calabrese dello Stretto sembrava aver chiuso i battenti, ed invece la rinascita era più vicina del previsto. Tanto che dopo un solo anno, e qualche cambio di nome, la Reggina torna in Lega Pro. Il resto lo fa il cervellone elettronico che, mescolando le venti squadre del Girone C, decreta per un derby settembrino. In una stagione in cui tutti abuseremo del termine “derby”, dati i tanti scontri regionali, l’unica vera rivalità che Messina e Reggio Calabria sentono è quella che li vede l’un contro l’altro. Il resto sono chiacchiere da social: Catania, Cosenza, Catanzaro o Siracusa sono belle storie di contrasto calcistico e nulla più. Lunedì mattina, però, quando i tifosi di Messina e Reggina si sveglieranno guarderanno lo Stretto e saranno amari o felici, pronti per andare a sfottere il collega sconfitto e consci di dover subire angherie lunghe un girone in caso di disfatta. Questo è il Derby, tutto il resto è noia. Due realtà che senza quei tre chilometri di mare, forse, formerebbero un’unica grande città; ma pensate che tristezza una vita intera senza derby e senza storica rivalità. Chiusa la pagina della retorica da derby passiamo alla concretezza del campo: il Messina arriva alla sfida con l’entusiasmo a mille, ma senza i suoi tifosi fermati dal divieto di trasferta. La vittoria sul Siracusa ha acceso squadra e pubblico, più del 3-1 ha colpito la reazione di orgoglio e testa dopo il rigore sbagliato da Pozzebon. Non solo il bomber laziale, ma tutto il Messina è rinato dopo la ribattuta di Santurro. L’aspetto psicologico in una squadra va sempre monitorato con attenzione, la grande tecnica e la tattica perfetta servono a poco se la testa non va nella direzione giusta. Una partita non fa la stagione, ma un paio di indicazioni (nel bene e nel male) si possono già trarre. La chiusura del mercato è la manna dal cielo per mister Marra che adesso può lavorare sereno, anche se qualche svincolato di nome si tratta e forse arriverà.
LEADER CERCASI – Non mancano i problemi per Sasà Marra, difesa che soffre dell’assenza di Luigi Palumbo e che vede in Maccarrone e Rea elementi con poca condizione nelle gambe. Stuzzica la continuità di Andrea De Vito come difensore centrale, forse sprecato rispetto all’esterno per qualcuno, ma sempre più a suo agio oltre che decisivo. Contro il Siracusa ha mostrato personalità e coraggio, una visione della manovra che si sviluppa anche attraverso i suoi lanci (vedi azione del 2-1). Mileto, Ionut e Marseglia si giocano le maglie sugli esterni, il rumeno ha accusato una settimana complicata e potrebbe vedersi scavalcato dall’ex Taranto. Il centrocampo è il reparto dal facile enigma: numericamente mister Marra ha una scelta ampia, in concreto Musacci, Foresta e Capua non possono essere messi in discussione. L’addio di Baldassin ha svuotato un reparto pieno zeppo di giovanotti o inesperti mestieranti delle categorie minori. Discorso diverso per l’attacco: Pozzebon e Milinkovic hanno incrociato le proprie strade, creato un feeling tecnico e fuori dal campo. Sulle coppie offensive si fondano le fortune storiche di tantissime squadre, il 9 e il 10 in giallorosso possono far pendere la bilancia dalla parte positiva. Con loro Madonia e Ferri sono opposti che attraggono: il primo è esperto e tecnico, il secondo giovane ed esplosivo. Per Marra sono frecce diverse, il suo arco deve scagliare quella giusta al momento giusto.
TALE PADRE – In principio doveva essere la Serie D, poi il ripescaggio non ha mutato la condizione di allenatore di Karel Zeman, figlio di Zdenek che come il più famoso padre boemo ama il 4-3-3 e non rilasciare dichiarazioni scontate. Altro punto in comune è quello di non aver mai vinto nulla, ma questa è tutta un’altra storia. La stagione della Reggina parte con tutte le giustificazioni del caso: un ripescaggio arrivato a ridosso del Ferragosto con un mercato fatto con pochi euro e poco tempo. Come per il Messina, e per tutte le altre, il listone degli svincolati sarà oro puro. Al momento a disposizione di Zeman ci sono un paio di calciatori esperti e tanti giovani che del peso di una maglia da titolare non ne conoscono l’importanza. Due ex: Cane e De Bode, a Messina non hanno lasciato tracce. Coralli e Botta sono la coperta di Linus, anche se la condizione al momento è lontana da quella necessaria. Tempo al tempo, se si pensa alla giornata allora un attaccante come Coralli non fa dormire serena nessuna difesa del Girone C. La Reggina vista a Fondi potrebbe far rilassare il Messina, fargli credere di poter fare un sol boccone degli amaranto e così via. Ma questo è un derby, anzi è il Derby e pensare che contino solo i valori sulla carta sarebbe peccato mortale. Il Messina è favorito, lo dicono: mercato, rosa, allenatore e inizio della stagione. Al triplice fischio del signor Piscopo di Imperia il risultato non sarà legato a nessuno di questi fattori.