
Che botta. Perdere fa male, perdere all’ultimo istante fa malissimo. Il Messina cade in casa del Sorrento e vede la rincorsa playout complicarsi, ma reagire diventa la parola d’ordine per una squadra non ancora fuori dai giochi. Prossimo turno di riposo forzato, ma la scadenza del 16 aprile sarà decisiva.
LA SERIE C È UNA COSA SERIA – Era il 19 agosto del 2017 quando – per la prima volta in Italia – l’arbitro Fabio Maresca veniva richiamato dal collega Paolo Valeri per un presunto fallo avvenuto nell’area della Juventus a favore del Cagliari. Maresca davanti allo schermo, replay, calcio di rigore per i sardi. Che poi Buffon parò. Ma questa è un’altra storia. 8 anni dopo il VAR è diventato parte del nostro modo di vedere il calcio, dopo ogni rete si esulta con moderazione perché potrebbe arrivare la mannaia dell’on field review a strozzare la gioia. “Il check è in corso” diventa incubo o dolce attesa – dipende dal punto di vista – di ogni tifoso. Sono passati 8 anni dalla prima chiamata VAR, ma in Serie C serve affidarsi ancora alla buona coordinazione occhio-braccio degli assistenti. I guardalinee, una volta li chiamavano così ma poi qualcuno ha pensato fosse sminuente. Peccato, però, che loro effettivamente abbiano questo compito: guardare le linee. Di delimitazione del campo e del fuorigioco. Investimento dapprima oneroso, poi sempre meno vista anche la centralizzazione a Lissone voluta dall’AIA. Insomma, il VAR non è più un lusso. Dirà qualche furbo “ma nelle categorie minori degli altri Paesi…”, e blablabla… ogni tanto possiamo pure essere precursori. Il VAR in Serie C serve subito e non ai playoff e playout. Nella sua voglia di rivoluzione il presidente Marani dovrebbe prendere il coraggio a due mani – da uomo di televisione qual è – per imporre un cambio radicale: VAR. Da aggiungere a parametri reali per iscriversi e per strattonare la FIGC per cambiare le regole sull’acquisizione dei club, ma ci arriveremo. Al Viviani il Messina perde, subisce due reti e perde. Stop. Però, ne segna tre. Una è buona, con Luciani su rigore; le altre due sono annullate per fuorigioco. Dal vivo o dallo schermo cambia poco: non si capisce – anche per colpa di regie mediocri che stringono e allargano senza comprendere la dinamica dell’azione. Nella prima occasione non è chiaro chi sia in offside, nella seconda Garofalo parte da dietro dando vita a un incrocio difficile da leggere in un batter d’occhio. E quindi vince la sensazione: nel primo caso il gol pare buono, nel secondo può restare il dubbio ma è anche vero che si tratta di un inserimento senza palla da dietro. Due casi limite, da VAR. Solo con la tecnologia ci sarebbe stata la certezza. Invece nulla, tanto la Serie C non è una cosa seria.
LUNGHI – Le due reti annullate pesano come macigni, soprattutto la seconda perché avrebbe portato il Messina avanti. Il racconto della partita, però, merita un ordine cronologico. Perché il primo dei giallorossi non è brillante o in linea con quanto atteso. La manovra si sviluppa bene ma un po’ lenta, così i reparti si allungano e il Sorrento può approfittarne per trovare spazi. Una squadra a fisarmonica, che fatica nel tenere strette le linee e che soffre quando i campani cercano l’ampiezza su Guadagni. Ingrosso non sta bene e si vede, se ne accorgono anche gli avversari che da quella parte cercano fortuna. Il match è esteticamente brutto ma tatticamente interessante. Pare evidente che il Messina necessiti di maggiore capacità di legare i reparti, anche perché Luciani è avvolto dal trio di centrali avversario che ne limita i movimenti. Può giocare solo spalle alla porta e conclude poco. Tordini e Pedicillo si accendono a sprazzi, e il merito del Sorrento resta quello di complicare i piani di Banchieri (voto 6). Palo di Guadagni, poi un altro paio di colpi a salve. La sofferenza è percepita ma non così schiacciante. Insomma, sembra servire poco per ribaltare l’inerzia.
LUCE SPENTA – Fuori Ingrosso, dentro Vicario. Poi scalate ovunque con Garofalo e Pedicillo che cambiano ruolo. Un Messina diverso ma che cerca maggiore proposta offensiva. Va sottolineato come la prova del Sorrento sia di buon livello, di grande intensità, alla ricerca di una vittoria che chiuderebbe i conti dopo un mese terribile con un solo punto. Insomma, è partita verissima. La rete di Rossetti arriva quasi dal nulla, non perché il Sorrento fosse spento ma perché nata in maniera quasi estemporanea. Manovra pulita, pochi fronzoli, poi girata deviata da Dumbravanu e il gioco è fatto. Uno schiaffo, a cui il Messina prova a rispondere. Ne prende un altro, quello del palo di Blondett che fa comprendere che o nuoti o affoghi. Entra Dell’Aquila e tutto scorre diversamente. E il Messina pareggia con Luciani. Come detto, non vale perché tale Capriuolo vede un fuorigioco. Bellissima, comunque, l’azione palla a terra che aveva portato al cross di Gyamfi (forse è lui in offiside? Chissà). Il pari arriva, sempre manovrando e con Dell’Aquila che rompe gli indugi bruciando Scala. Dal dischetto Luciani è una sentenza. Cambia tutto, ora il Sorrento ha evidentemente paura e il Messina ha trovato un coraggio che forse non c’era a inizio gara. Raddoppio. No. Perché Capriuolo vede anche Garofalo davanti a tutti. Già detto che senza VAR è sesso degli angeli. Il Messina può vincere, Banchieri la disegna bene con una mediana robusta e quattro punte. Però, gli equilibri emotivi sono sottili e quella che sembra una svolta positiva diventa negativa: Cuccurullo contrasta forte Crimi, rosso diretto. Ma il Messina diventa strano, pare non ritrovarsi. Banchieri cerca la scossa con Chiarella per Garofalo ma è un cambio che non incide sugli esiti perché arriva un attimo prima della beffa. Il corner che porta alla vittoria campana è casuale – un rimpallo tra Crimi e Gyamfi, ma la gestione di quei minuti lascia perplessi. Come se tutto fosse più pesante. Angolo di Matera, colpo di testa di Di Somma. Addio. Lo marcava Vicario, questione di scelte e nessuna croce addosso. Ma che lui e Blondett fossero i più pericolosi lo aveva detto la partita. Forse, sarebbe stato meglio buttargli addosso due corazzieri. Ma non è una colpa, solo un’annotazione. Il Messina ha giocato – magari sottotono per larghi tratti, ma è una squadra ancora viva e dentro la corsa salvezza. Non ha mollato, ha perso per tanti altri fattori.
DUE SETTIMANE DI ATTESA – La Casertana gioca questa sera contro il Giugliano, ma la squadra di Iori pare in risalita. Forse, l’avversario da osservare è diventato il Latina. Crollato al Francioni contro il Trapani e senza più Boscaglia in panchina. Picerno fuori, Potenza in casa e Cerignola fuori; questo il cammino per cercare di aumentare i 28 punti conquistati. I conti sono semplici, perché il Messina può arrivare al massimo a 25 quindi i laziali devono toccare quota 34 per essere salvi. Non una passeggiata. Per loro, ma neanche per i giallorossi che nel prossimo turno riposeranno e poi andranno a Foggia. Scontro diretto. Sì, perché i rossoneri sono a quota 30 e devono giocare a Crotone prima di affrontare Messina e Picerno (trasferta). Se il Messina dovesse perdere allo Zaccheria, il Foggia sarebbe salvo e al Latina basterebbe fare 3 punti in tutto. Insomma, il quadro è composto da punti oscuri e qualche spiraglio. Legato anche alla Casertana, sia chiaro. Ma il campo non basta, perché il turno del 12-14 aprile vedrà il Messina spettatore, con sguardo sul mercoledì. Il 16, come noto, altra scadenza federale. Un punto di non ritorno, perché anche se i regolamenti parlano di “stagione successiva” diventa lecito attendersi una sequela di ricorsi nel caso in cui il Messina dovesse presentarsi a un’eventuale playout contro società in regola. Gioco delle parti. Ma cambia poco, perché la data del 16 aprile è simbolica. Rappresenta, infatti, il precipizio dal quale la proprietà ha deciso di gettare un bene sociale come il calcio, soprattutto per una città come Messina. Si rincorrono le voci, si inseguono i sogni che sperano che questi possano essere i giorni del passaggio almeno di una quota di minoranza ad altri soggetti. Almeno per pagare le scadenze. Ma basta! Basta! Avete stancato tutti, anche i soggetti più seri possibili. Basta. Non è più lecito giocare a nascondino come se si stesse trattando chissà quale maxi multinazionale. Che si tratti di gruppi americani, milanesi, di dove vi pare a voi, dovete chiudere il prima possibile e nella maniera più limpida e cristallina possibile. Di altri “patti di riservatezza” non ne abbiamo bisogno. Ora basta giocare, ora basta far credere di stare trattando in maniera seriosa. Serve farlo in maniera seria. E se dall’altra parte non ci fosse disponibilità a trattare o vendere, allora la parola d’ordine sarebbe: sputtanare. Senza mezzi termini, senza mezze frasi. E sull’altro fronte – quello di chi deve vendere – si abbatta la forte pressione politica. Anche in questo caso il fioretto non serve più: fare e non parlare. In caso contrario, ci si arrenda all’evidenza di pesare (politicamente parlando) meno di quanto sempre creduto.
Krapikas 6
Incolpevole sui gol, per il resto è sempre presente.
Gyamfi 5,5
Non sempre preciso e puntuale, quando trasloca a sinistra le cose vanno anche peggio.
Gelli 6
Forte nel corpo a corpo, difficile da sovrastare, peccato che nelle circostanze delle due reti non sia protagonista.
Dumbravanu 6
Gioca una gran bella partita dal punto di vista fisico, messo in difficoltà solo – come il compagno di reparto – quando i laterali aiutano poco. È sfortunato quando devia il tiro di Rossetti.
Ingrosso 5
Non sta bene fisicamente e anche tatticamente gioca un primo tempo impreciso. Dalla sua parte si passa con troppa facilità. (dal 1′ s.t. Vicario 5,5: ci mette impegno ma non basta, viene sovrastato da Di Somma che trova il gol vittoria)
Garofalo 6
Brutto primo tempo, poi cresce parecchio e diventa pericoloso anche in zona gol. Peccato la rete annullata. (dal 43′ s.t. Chiarella s.v.)
Petrucci 6
Regia pulita ma con pochi guizzi, in fase di non possesso finisce spesso per rincorrere però resta sempre lucido. (dal 20′ s.t. Dell’Aquila 6,5: ottimo ingresso. Vivace, sfacciato e reattivo. Si prende il rigore e gioca sempre per la squadra)
Crimi 6
Caparbietà massima, nonostante qualche errore tecnico. Prova a tenere la squadra viva dal punto di vista mentale.
Pedicillo 5,5
Non perfetta la sua prova, nelle due fasi pare sempre non avere la giusta decisione. (dal 13′ s.t. Lia 6: gioca una partita di volontà e mette intensità nella spinta offensiva)
Tordini 5,5
Tanto movimento, poca sostanza. Nel traffico prova a mettere qualità ma non crea molto.
Luciani 6,5
Primo tempo di fatica in mezzo a tre centrali fisici e cattivi. Nella ripresa, quando i ritmi si alzano, riesce a guardare la porta e concludere. Annullata una rete per un fuorigioco dubbio, perfetto dal dischetto.
SORRENTO Del Sorbo 6; Blondett 6,5, Di Somma 7, Fusco 6; Vitiello 6,5, Palella 5 (dal 1′ s.t. Cangianiello 5,5), Cuccurullo 5,5, Colombini 5,5 (dal 18′ s.t. Biagetti 5,5); Guadagni 6,5 (dal 41′ s.t. Matera 6), Musso 5,5 (dal 18′ s.t. Polidori 5), Rossetti 6,5 (dal 13′ s.t. Scala 5). All. Ferraro 6,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya