Nell’aneddotica che circondava la carriera di uno dei più prolifici attaccanti italiani del dopoguerra vi era lo studio maniacale dei movimenti di ogni singolo difensore impegnato nel campionato italiano, dalla serie A alla vecchia C2: il senso del gol innato, l’abilità ad ondeggiare sul filo del fuorigioco come pezzo forte del proprio repertorio, il resto frutto di approfondimenti su VHS e DVD, da Cannavaro a Bertoni un enorme database di punti di forza e talloni d’Achille. Per il gol, solo per il gol. Pippo Inzaghi ci riprova dopo l’amaro debutto sulla panchina milanista della stagione 2014-15: si riparte dalla Laguna, da quel Venezia costruito dall’avvocato americano Joe Tacopina con Giorgio Perinetti oggi pronto a riportare indietro le lancette della storia alle fastose annate targate Zamparini.
SOLO DI PASSAGGIO – Tutto d’un fiato, dalla terza serie al massimo campionato: obiettivi chiari nel capoluogo veneto dopo il trionfale campionato di serie D. Si attende solo la composizione dei gironi per sferrare l’attacco decisivo sul mercato; le insidie Parma, Modena e Livorno meritano rispetto in Lega Pro, inutile disperdere risorse al buio. E’ il caso, ad esempio, dell’acquisto di Lanzafame: l’ex juventino avrebbe chiesto un triennale da 250.000 euro a stagione per lasciare Novara, la prudenza potrebbe far ritardare il via libera ancora per alcune settimane. Inzaghi, dunque, nuovamente in panchina dopo un anno sabbatico a libro paga del Diavolo rossonero: la Lega Pro come trampolino, sulle orme di quel Gattuso eroe sotto la Torre pendente dopo le delusioni di Palermo e Creta. Operazione d’immagine, come ammesso candidamente dagli stessi Perinetti e Tacopina all’indomani della firma, con la certezza di aver affidato la successione di Favarin ad un tecnico chiamato ad imprimere una svolta decisiva alla propria carriera: lo spettro delle deludenti esperienze in panchina di Ciro Ferrara e Alessandro Costacurta testimoniano come gli allori da calciatore debbano trasformarsi unicamente in semplice esperienza da trasmettere al gruppo. Poco o nulla è concesso all’ex campione se non la soddisfazione dell’esordio. Il fratello Simone in cadetteria, poi, come ulteriore stimolo in una rivalità familiare che lo ha visto sempre vincitore prima di appendere le scarpette al chiodo.
I FARAONI – Unica legge immutabile nel mondo del calcio: per vincere i campionati minori sono necessari i giocatori di categoria. Maurizio Domizzi, arrivato a parametro zero dall’Udinese, come valore aggiunto, il resto della campagna acquisti improntata all’usato sicuro della terza serie: modulo di base il 4-3-3, già ingaggiati il difensore Ivano Baldanzeddu (classe ’86, ex Latina), i centrocampisti Vittorio Fabris (’93, dalla FeralpiSalò), Simone Basso (’82, ex Crotone e Trapani) con la scommessa slovena Leo Stulac (mediano classe ’94) e l’attaccante Francesco Virdis (’85, 46 gol con la maglia del Savona nelle ultime quattro stagioni con una parentesi tra Monza e L’Aquila). Anche il Parma, d’altronde, si sta rivolgendo ad un attaccante come Felice Evacuo per risolvere i problemi in area di rigore. Cifre faraoniche solo dalla serie B, in Lega Pro conta soprattutto l’abitudine a vincere degli elementi in organico, con un manipolo di giovani di prospettiva da far crescere con serenità e un attaccante disinvolto sotto porta: con i consigli di Inzaghi, l’ultimo capitolo appare anche ai profani quello sicuramente più lineare.