Tutti gli indizi portano al disastro. Invece no, perché prima di emettere sentenze bisogna attendere il verdetto del campo. Il Messina che viaggia alla volta di Taranto ci arriva dopo una settimana fatta di mancati esoneri, dimissioni sparite dai social e l’ennesima sfilza di assenze. Il calcio, però, non è una scienza esatta.
PEGGIO NON SI POTREBBE – Silenzio prolungato quello scelto da società, dirigenza e – di conseguenza – staff tecnico. Non parla nessuno in casa Messina, così Ezio Capuano sfugge ancora alle dovute spiegazioni post scempio visto contro l’Andria e alle conseguenze vissute in settimana. Le dimissioni di Pietro Lo Monaco per – come si legge nella nota – il decadere del rapporto di fiducia tra lo stesso e il presidente Sciotto, anche se le dimissioni di un dirigente mai ufficializzato finiscono con lo stridere non poco. Tant’è, anche se la comunicazione postata sulla pagina Facebook del Messina sparisce in poco tempo. Un Lo Monaco che – sempre da testo della nota stampa – resta facente funzioni fino a quando una nuova figura scelta da Sciotto non prenderà il suo posto. Insomma, nulla sembra essere cambiato o tanto rumore per nulla. Magari i nuovi scossoni arriveranno settimana prossima, oppure fiumi di chiarimenti. Se non è caos illogico questo… Taranto diventa l’ennesima ultima spiaggia, con il paradosso di una fiducia a tempo che resta una delle cose con meno senso al mondo. Pensare, infatti, che una vittoria possa curare la profonda malattia dei giallorossi somiglia a un eccessivo atto di fede. Come una sconfitta, che non sarebbe un fallimento da imputare a Capuano più di quanto non abbiano decretato le quattro precedenti, fatte di passi indietro tecnici e tattici, con le vette altissime delle alchimie di posizione testate sulla pelle (o classifica) dei giallorossi. La gestione Capuano è finita col non funzionare, bruciata velocemente nei brividi provati contro Potenza e Campobasso. Pochissimo. Non serve Taranto per giudicarla ancora, sia nel bene che nel male del risultato dello Iacovone. Sarebbe incoerente farlo, anche ipocrita. Se si vuol cambiare sia abbia il coraggio, senza rinviare di gara in gara, magari sperando una settimana per poi pentirsene quella successiva. Non è questo, infatti, il tempo delle mezze misure o del vivere alla giornata. Le assenze sono l’ultimo ingrediente: quelle di tutti i terzini possibili tranne Rondinella, con Fazzi fermato dall’influenza negli ultimi giorni prima della partenza verso la Puglia. I muscoli tradiscono Distefano e Vukusic, anche se quanto fatto vedere con la Fidelis Andria dai due merita solo un’archiviazione veloce. Il calcio – come dicevamo nell’introduzione -, però, non è una scienza esatta. Pensare che il Messina sia spacciato o vittima sacrificale resta lecito, essere convinti che lo possa (o debba) essere senza possibilità di errore è, invece, atto di presunzione e segno di arrendevolezza. Non una riflessione cerchiobottista per fare zero a zero o per pescare a strascico. No, solo rispetto per il gioco: perché – per la singola partita – conta solo quello che dice il campo. I risultati a priori non sono ammessi.
IN CAMPO COME – La cosa più complicata diventa leggere nel pensiero di Capuano e capire come schierare i 17 convocati per la gara contro la squadra di Laterza. Avversario durissimo questo Taranto, che in casa ha costruito la sua classifica aggrappata alla zona playoff. Voglia di giocare e speculare al minimo, con un mix di giovani e calciatori espertissimi. Fuori Saraniti e lo squalificato Marsili, non due pezzi da poco, ma le alternative restano credibili perché esiste uno spartito di gioco chiaro. Il Messina ci arriva consapevole di trovarsi di fronte un avversario tosto, ostacolo altissimo per il momento dei giallorossi. La gara andrà giocata e rispettata. Capuano balla tra la conferma del suo 3-5-2 e alcune modifiche. Simonetti l’uomo che può concedere duttilità e un suo utilizzo sulla corsia sinistra pare possibile. Tornano Carillo e Fofana dopo la squalifica, uno al centro della difesa e l’altro al fianco di Damian. Un 3-4-3 o 5-4-1, numeri vuoti se non bagnati dalla voglia dirompente di giocare e lottare. Celic e Mikulic ai lati del capitano, con Rondinella confermato a destra. In avanti Adorante è intoccabile, mentre Baldé si candida per una maglia con Russo e Catania a contendersi l’altra. L’esperienza, però, ci aiuta a comprendere come i nomi citati siano buoni per soluzioni alternative o in corsa. Baldé più vicino ad Adorante con quello tra Russo e Catania stretto come mezzala vicino a Damian e Fofana. Giochi di posizione che, forse, possono cambiare poco o nulla, ma gare del genere corrono sul dettaglio. Il gioco va rispettato, il calcio e la maglia con esso. Il Messina deve scuotere il tracciato piatto dell’ultimo mese, nonostante la consapevolezza di aver avvicinato allo zero il proprio credito agli occhi di tifosi e critica.
TARANTO (4-3-3) Chiorra; Riccardi, Zullo, Granata, De Maria; Labriola, Bellocq, Civilleri; Pacilli, Italeng, Giovinco. All. Laterza
MESSINA (5-4-1) Lewandowski; Rondinella, Celic, Carillo, Mikulic, Simonetti; Catania, Fofana, Damian, Baldé; Adorante. All. Capuano
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale