Messi da parte gli ambiziosi propositi estivi (con le relative delusioni autunnali), il Messina trova a Taranto il senso di un’intera stagione. Mentre il mercato opera la lenta e interminabile rivoluzione iniziata sin dal ritiro di Fiuggi, la squadra assume quella fisionomia da terza serie fatta di astuzie, colpevoli debolezze, spirito guerrafondaio e lavoro di trincea. Il merito è sicuramente del nuovo tecnico Cristiano Lucarelli (voto 6,5), che ha favorito la semplicità dell’azione alle sterili speculazioni filosofiche. Tre punte fino al novantesimo per provare ad espugnare lo Iacovone: l’amarezza per il risultato non può inficiare la bontà delle idee.
Berardi 6: incolpevole sul colpo di testa ravvicinato di Elio Nigro. Si limita all’ordinaria amministrazione, le conclusioni di Sampietro e Viola non turbano in alcun modo un pomeriggio sereno.
Grifoni 6: grinta e visione di gioco sempre al servizio del collettivo. L’ex Prato non perde mai la lucidità per far ripartire con ordine ogni possibile azione di contropiede. Parzialmente coinvolto nella distrazione che costa il gol.
Rea 6: in coppia con Maccarrone controlla con esperienza il poco ispirato Magnaghi. Dopo le tribolazioni delle scorse settimane, una prestazione condotta con il pilota automatico dell’esperienza.
Maccarrone 6: vale il discorso fatto per Rea. Qualche rischio di troppo nei disimpegni.
De Vito 5,5: si lascia sfuggire Bollino nell’azione che consegna il pareggio al Taranto. L’unico vero errore di una prova altrimenti sufficiente.
Foresta 6: le consuete incursioni a tagliare la difesa avversaria, con un sanguinoso stop mancato in una ripartenza probabilmente decisiva.
Musacci 6: quando si rivela perfetto in tutti i cambi di gioco si smarrisce negli appoggi orizzontali, nel passaggio banale che alimenta la manovra. È l’immagine stessa del Messina: in mezzo al guado.
Mancini 6,5: instancabile raccordo tra difesa e attacco. Assiste Pozzebon, regola gli inserimenti di Foresta, supplisce alle amnesie di Musacci. (dal 31’ s.t. Capua 6: un quarto d’ora di solo sacrificio per condurre in porto il risultato)
Milinkovic 6: paradossi del calcio, la partita dell’ex genoano inizia con l’ingresso in campo di Madonia. Trenta minuti di accelerazioni improvvise ed eleganti fraseggi con i compagni di reparto: in precedenza, solo il nulla.
Pozzebon 6,5: cinquanta metri di corsa per mettere in mostra i pezzi forti di un repertorio fatto di intuito, astuzia e freddezza sotto porta. Gol a parte, segue con scrupolo le direttive del nuovo tecnico per dare respiro alla squadra nei momenti di maggiore sofferenza.
Ferri 5,5: impalpabile in avanti, perde tutti i duelli con l’avversario di turno. (dal 21’ s.t. Madonia 6,5: valore aggiunto. Rivitalizza l’intero reparto avanzato in una mezz’ora di pura qualità)
TARANTO Maurantonio 6; Altobello 5,5, Nigro 6,5, Pambianchi 5,5; De Giorgi 6, Pirrone 5 (dal 9’ s.t. Lo Sicco 6,5), Sampietro 5 (dal 14’ s.t. Paolucci 6), Garcia 6; Viola 6, Magnaghi 5, Bollino 6,5 (dal 28’ s.t. Potenza 6). All. Prosperi 6.